Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 21 Giovedì calendario

Ecologia per i banchieri - ’Punti di non ritorno’, ’soglie di interruzione’, ’cambiamenti di regime’ - tutti termini che descrivono il cambiamento di un sistema dinamico e complesso da uno stato all’altro

Ecologia per i banchieri - ’Punti di non ritorno’, ’soglie di interruzione’, ’cambiamenti di regime’ - tutti termini che descrivono il cambiamento di un sistema dinamico e complesso da uno stato all’altro. Per le banche e gli altri istituti finanziari, la crisi di Wall Street nel 1929 e la Grande Depressione hanno rappresentato un tale evento. In questi giorni, con i mercati finanziari sempre più complessi e interconnessi a livello mondiale, questi non sono meno immuni da tali minacce sistemiche. Chi può dire, ad esempio, come l’attuale preoccupazione per il futuro dei prestiti sub-prime si dipanerà? Ben prima che questa recente crisi emergesse, la US National Academies (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e la Federal Reserve Bank di New York hanno collaborato su di un’iniziativa per "promuovere una nuova riflessione sul rischio sistemico". L’evento principale è stata una conferenza ad alto livello svoltasi a maggio 2006, che ha riunito esperti di varia provenienza professionale per esplorare i paralleli tra il rischio sistemico nel settore finanziario e in alcuni settori dell’ingegneria, dell’ecologia e di altri campi scientifici. Il conseguente report è stato pubblicato l’anno scorso e costituisce una stimolante lettura. Catastrofici cambiamenti nella situazione generale di un sistema possono, in ultima analisi, derivare da come questo è organizzato - a partire dai meccanismi di feedback al suo interno, e da legami latenti e spesso non riconosciuti. Il cambiamento può essere avviato da alcuni evidenti eventi esterni (ad esempio, una guerra) ma di solito è innescato da eventi di minor risonanza. Una volta messe in moto, tuttavia, tali modifiche possono diventare esplosive e successivamente presentare qualche forma di isteresi, tale che il recupero è molto più lento del collasso. In casi estremi, le modifiche possono essere irreversibili. Come sottolinea il report, il potenziale di tali grandi catastrofici fallimenti è ampiamente riscontrabile: per il cambiamento climatico globale, come evidenzia l’effetto serra; per i ’servizi all’ecosistema’ (ad esempio gli alberi che trattengono le emissioni di CO2), mano a mano che le specie vegetali e animali scompaiono; per le attività di pesca, in quanto le scorte sono ipersfruttate, e per reti elettriche o di Internet, dal momento che crescenti richieste sono poste su entrambi. In ultima analisi la relazione si concentra sul sistema bancario e sulla possibilità di trovare principi comuni e le "lezioni" che si possono apprendere all’interno di questo "crogiolo" di interessi. Ad esempio, fino a che punto i meccanismi che migliorano la stabilità nei confronti di minori (quanto inevitabili) fluttuazioni del tasso d’inflazione, dei tassi di interesse o del prezzo delle azioni, in altri contesti predispongono invece verso un crollo su larga scala? Due domande particolarmente illuminanti sulle priorità nella gestione dei rischi emergono dalla relazione. In primo luogo, quanto denaro viene speso per studiare il rischio sistemico rispetto a quello speso per il risk management "convenzionale" nelle singole aziende? In secondo luogo, quanto è costoso un evento di rischio sistemico in un’ economia nazionale o mondiale (ricordiamo ad esempio il crash del mercato azionario nel 1987, ovvero i disordini del 1998 associati al default dei prestiti in Russia, e il successivo crollo del comparto degli hedge fund del tipo "Long-Term")? La risposta alla prima domanda è "relativamente poco"; alla seconda, "estremamente costoso". Una situazione analoga esiste per le dinamiche di gestione delle peschiere. Per il passato mezzo secolo, gli investimenti nel settore della scienza della pesca si sono concentrati sulla gestione "specie-per-specie" (analoga a come viene condotta un’analisi del rischio per singola impresa). Specialmente con il crollo di alcune importanti attività di pesca, tuttavia, questo approccio sta chiarendo la sua natura fondamentalmente incompleta, e che il più ampio contesto ambientale e l’ecosistema (per analogia, l’intero sistema bancario e del mercato) sono necessari per affrontare con cognizione l’intero processo decisionale. Si tratta di una tendenza in atto in molti settori della scienza applicata, che riconoscono la necessità di una più ampia prospettiva di sistema. Ma in che misura lo studio degli ecosistemi può influenzare la progettazione di reti finanziarie e, ad esempio, la loro robustezza contro fenomeni perturbativi? Gli ecosistemi sono robusti in virtù della loro esistenza continua. Sono sopravvissuti a tutti i tipi di cambiamento - la deriva continentale, le fluttuazioni del clima, il movimento e l’evoluzione delle specie (animali) costitutive - e mostrano una notevole costanza nella struttura che apparentemente persiste da centinaia di milioni di anni: pensiamo, per esempio, alla costanza nel rapporto predatore-preda in situazioni differenti. Identificare gli attributi strutturali condivisi da questi sistemi (diversi tra loro) che sono sopravvissuti a rari eventi sistemici, o sono stati plasmati da loro, potrebbe fornire indizi sui quali caratteristiche dei sistemi complessi sono correlati ad un elevato grado di robustezza. Un esempio di questo tipo emerge dal lavoro di ricerca sulla struttura di rete delle comunità di insetti impollinatori e delle piante che impollinano. Queste reti sono disassortative, nel senso che i ’grandi’ nodi tendono ad avere relazioni sproporzionate con i nodi ’piccoli’; viceversa, i piccoli nodi di connessione tendono ad essere connessi a pochi nodi, sproporzionatamente grandi. Gli autori dimostrano che tali reti disassortative tendono a conferire un significativo grado di stabilità contro fattori di disturbo esterni. Più in generale, gli ecologisti hanno a lungo suggerito che la modularità - il grado in cui i nodi di un sistema possono essere scomposti in componenti discreti - può favorire la robustezza. Pertanto, un principio fondamentale nella gestione degli incendi boschivi e delle epidemie è che, se vi è una forte interconnessione tra tutti gli elementi, una perturbazione non incontrerà alcun ostacolo sulla sua strada. Ma una volta che il sistema sia stato adeguatamente scomposto in settori, il rischio di turbolenze sistemiche è più facilmente neutralizzato. Come si nota dal report, questa è una questione complicata, perché la modularità spesso comporta un forte trade-off tra il grado di rischio locale e quello sistemico. Inoltre, l’errata "compartimentazione" dei mercati finanziari potrebbe precludere importanti feedbacks, come i meccanismi per il mantenimento della liquidità dei flussi finanziari attraverso il sistema finanziario, dove una frammentazione che conduca ad illiquidità potrebbe addirittura aumentare il rischio sistemico. La ridondanza dei componenti e dei percorsi, in cui uno si può sostituire un altro, è un altro elemento fondamentale per la solidità dei sistemi complessi, e un’efficace ridondanza non può prescindere da una forte modularità. In breve, le implicazioni dinamiche della topologia delle reti finanziarie saranno campo per ulteriori ricerche. Si tratta di un settore vivace: l’interazione tra la morfologia della rete e gli "attacchi" esterni ad essa (casuali o mirati che siano) ha anche fornito spunti per il controllo di malattie infettive e la difesa delle reti, come ad esempio Internet. In seguito a questo tema, la Federal Reserve Bank di New York ha commissionato uno studio della topologia del flusso di pagamenti interbancari all’interno del servizio Fedwire (fig. 1); questo è un sistema di pagamenti in tempo reale, gestito dalla Federal Reserve, al quale partecipano 9500 banche che si occupano di trasferimento fondi (interbancario). Il campione ammonta a circa 700.000 trasferimenti, con poco più di 5000 banche intervenute in un giorno medio (si consideri che gli ecologisti che studiano le catene alimentari possono solo sognare di disporre di dati di così alta qualità). Gli autori trovano che la connettività di rete - il rapporto tra il numero di banche o di nodi collegati tra loro da uno o più trasferimenti al numero totale di connessioni possibili (essenzialmente 0.5•n2, dove n è il numero di banche) - è molto bassa, circa 0,003. Questa connessione è caratterizzata da un numero relativamente ristretto di forti flussi (molti trasferimenti) tra i nodi, con la stragrande maggioranza dei legami di essere "deboli a zero" (da pochi flussi a nessuno). Su base giornaliera, il 75% dei flussi di pagamento coinvolge meno dello 0,1% dei nodi, e solo lo 0,3% dei collegamenti osservati tra i nodi (che sono già molto scarsi). Questa caratteristica dei collegamenti (la maggior parte dei quali è debole) è ritenuta predominante, e contribuire a stabilizzare, nella realtà naturale, alcune reti ecologiche. Nel complesso, la topologia della rete Fedwire è altamente disassortativa: alcune grandi banche sono sproporzionatamente collegate a piccole banche, e viceversa; la "banca di grandezza media" (artificialmente rilevata) è collegata ad altre 15, ma questo non dà un’idea molto precisa della realtà, in cui notiamo che la maggior parte delle banche ha solo pochi collegamenti, mentre un piccolo numero di ’hub’ ne ha migliaia. Queste caratteristiche fortemente "non-random" e disassortative del network dei bonifici bancari sono, come osservato in precedenza, condivise da alcuni sistemi ecologici. Esistono anche studi teorici che suggeriscono che la "sparsità" dei legami forti può conferire una maggiore stabilità nei sistemi i cui componenti (i nodi, le banche, le specie) sono in certo modo auto-regolati. Queste intuizioni devono essere viste alla luce della realtà dei fatti, cioè che i sistemi di pagamento bancario non possono essere considerati come la rete per eccellenza per la comprensione di eventi sistemici. Come osserva la relazione, le reti sociali e politiche possono emergere come svolgenti un ruolo più importante in operazioni di liquidità e/o nella diffusione di notizie, che, in ultima analisi, possono influenzare le "maree di paura e di avidità" (quindi il consenso) nella valutazione da parte dei mercati. In questo modo il mutevolissimo mercato finanziario, pur avendo punti in comune con gli ecosistemi, risulta molto diverso dalle reti fisse che vengono considerate dalle scienze fisiche. La relazione lo esprime succintamente: «la possibilità che una una tempesta si verifichi da qui a 100 anni non cambia solo perché la gente pensa che tale tempesta sia diventata più probabile». Osserviamo quindi che: «... In contrasto con (ad esempio) la gestione della rete elettrica, ci sono solo opzioni indirette per il controllo del sistema finanziario. Gli strumenti a disposizione dei responsabili politici - come quelli utilizzati dalle banche centrali - sono destinati a modificare gli incentivi individuali e i singoli comportamenti in un modo che sosterrà il bene della collettività. Tali sforzi "top-down" per influenzare i comportamenti individuali possono spesso essere efficaci, ma è ancora difficile controllare la diffusione del panico e gestire le crisi finanziarie in modo ottimale. All’interno del sistema finanziario, la robustezza è qualcosa che emerge da sè; non può essere strumentalizzata». Pertanto, sebbene lo studio dei flussi di pagamento sia di immediato interesse per i banchieri centrali, questo potrebbe tralasciare un elemento essenziale del rischio sistemico, vale a dire le "dinamiche di contagio" della percezione dell’opinione pubblica e della valutazione delle attività, strettamente connessa ai bilanci contabili (che esprimono tanto la solidità finanziaria, quanto gli obblighi e le esposizioni che collegano le imprese). Ad esempio, quanto sono contagiose le valutazioni gonfiate delle azioni delle dot.com? Ci sono rischi nascosti dietro tali elevate valutazioni? Lo studio effettuato sui bonifici potrebbe essere utile per esaminare la dinamica della rete dei bilanci e, se possibile, per quantificare gli effetti delle valutazioni azionarie, delle politiche di credito, delle coperture dai tassi di cambio (hedging) e così via tra le istituzioni finanziarie, soprattutto tra banche d’investimento. Tali reti potrebbero essere utili per studiare gli effetti delle bolle sui prezzi delle attività ("asset-pricing bubbles"), dei "credit-crunchs", l’utilizzo indiscriminato di strumenti derivati (futures e opzioni) e la dinamica di copertura da parte delle banche di investimento per gestire i rischi "al volo". In ogni caso, è dimostrato che le (effimere) reti che definiscono la realtà finanziaria e i mercati mondiali costituiscono una chiave per comprendere "l’ecologia" della robustezza del mercato e la sua potenziale tendenza al collasso.