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 2009  maggio 04 Lunedì calendario

In un anno utenti unici cresciuti del 600%, a 3,5 milioni. L’interesse di Microsoft. Twitter, mai più senza il cinguettio delle lobby

In un anno utenti unici cresciuti del 600%, a 3,5 milioni. L’interesse di Microsoft. Twitter, mai più senza il cinguettio delle lobby. La piattaforma, nata per gioco, è diventata uno strumento della politica e dell’industria Usa. E Google prepara l’offerta. Di Carlo Formenti Tweeter, nato nel marzo 2006 da un’idea di Evan Williams, Jack Dorsey e Biz Stone, è un servizio di microblogging che consente di postare brevi messaggi (fino a 140 caratteri) per raccontare ”cosa stai facendo in questo momento” ai tuoi ”follower”, cioè a coloro che chiedono di avere accesso ai tuoi post (i commenti inviati in uno spazio comune su Internet per essere pubblicati). Come spesso capita le tecnologie finiscono per essere usate in modo diverso da quello immaginato da chi le progetta. Così molti hanno iniziato a sfruttare Twitter per tutt’altri fini. Politica: Obama ne ha fatto un cavallo di battaglia della sua campagna elettorale; alcuni deputati e senatori americani informano in tempo reale i propri elettori di quanto succede nel corso delle sedute parlamentari; una ragazza moldava, invitando i propri follower a manifestare contro presunti brogli elettorali, ha innescato un tam tam virtuale che ha trascinato ventimila persone in piazza. Lobbying: Amazon, tempestata dai cinguettii (tweet) di protesta delle comunità gay e lesbiche, ha abiurato la decisione di classificare le opere dedicate al tema dell’omosessualità sotto la voce ”libri per adulti”. Informazione: i post dall’interno del Taj Majal Palace Hotel di Mumbay sono stati per ore l’unica fonte di notizie su quanto stava avvenendo durante l’attacco terroristico del novembre scorso. Economia: la piattaforma è una preziosa fonte di dati su gusti e tendenze degli utenti, registrando in tempo reale quali argomenti godono di maggiore popolarità. Esistono inoltre applicazioni (come Exectweets) che aggregano i post di imprenditori e manager. Risultato? C’è stata un’accelerazione geometrica del numero di utenti unici (i singoli individui che accedono al sito), cresciuto del 600% (da mezzo milione a tre milioni e mezzo) dal novembre 2007 al novembre 2008. Vuol dire che il 70% degli utenti sono arrivati nel 2008, al ritmo di cinque-diecimila al giorno. Si capisce perché, qualche mese fa, Facebook abbia offerto 500 milioni di dollari (rifiutati) per acquistare Twittter. In America è stato organizzato un vero mercato delle scommesse su chi finirà per acquistarlo: la quotazione di Facebook è crollata a cinque a uno, mentre Google viene segnalata alla pari e Microsoft segna un modesto dieci a uno. Intanto sui media proliferano pezzi di colore: star che assoldano professionisti per farsi scrivere i messaggi, profili ”clonati”, classifiche dei Paesi e delle città più ”cinguettanti” (l’Italia è solo al ventesimo posto con pochissimi utenti che superano i mille fans). Infine le star più seguite: Britney Spears, Obama, Lance Armstrong e Demi Moore viaggiano fra i 500 mila e gli 800 mila follower. Sarà vera gloria? Considerato che il 35% degli utenti ha meno di dieci follower mentre la media si aggira attorno ai 70, il dubbio è che Twitter sia destinato a restare un fenomeno di nicchia, scarsamente interessante sotto il profilo pubblicitario e quindi anche economico. Ma, quando si parla di web, le previsioni sono fatte per essere smentite. I fondatori. Dietro il successo della piattaforma, il patto tra un figlio di allevatori del Nebraska, un bostoniano e un ex studente del Missouri. Steve, Biz e Jack, il trio dei geni ribelli. Di Maria Teresa Cometti Hanno lasciato il college annoiati dai corsi universitari come Bill Gates e Steve Jobs, gli inventori di Twitter, Evan Williams (37 anni), Biz Stone (35 anni) e Jack Dorsey. Prima di Twitter Williams ha inventato, fra l’altro, il termine ”blogger” e l’omonima società, comperata nel 2003 da Google. Nato a Clarks, un paesino di 361 abitanti bel Nebraska, la sua era una famiglia di allevatori di bestiame e coltivatori di soia e granoturco. Dopo aver seguito qualche corso all’Università del Nebraska, si è messo on the road inseguendo i suoi sogni, fino ad arrivare nella Silicon Valley, dove ha iniziato la sua carriera nell’high tech: prima lavorando nel marketing della O’Reilly, il gruppo di media specializzato sull’innovazione, poi come indipendente freelance che scriveva codici di computer per Intel e Hewlett-Packard. Nel ”99 crea la prima azienda, Pyra Labs, che si occupava di software gestionale, dalla cui costola è uscito Blogger.com, il primo sito che offriva strumenti per farsi un blog. Qui entrano in scena Dorsey, nato a Saint Louis nel Missouri, e Stone, originario di Wellesley, vicino a Boston. Stone, navigando in rete, ha conosciuto Williams e ha deciso di entrare in Blogger.com trasferendosi a San Francisco. Venduta la società a Google, hanno fondato Odeo, una società di podcasting (per scaricare documenti da Internet), dove è arrivato Dorsey a proporre l’idea dei messaggini di massa. Così è nata Twitter, ancora molto piccola nonostante i milioni di utenti: ha sede in un magazzino e conta una trentina di dipendenti, ma prevede di raddoppiarli in un paio di mesi. Twitter, la nuova frontiera dell’informazione formato ”messaggino” Di Valerio Maccari Il principio e la lunghezza dei pezzi, oltre alla filosofia stessa di base, sono quelli degli Sms. Fondato nel 2006 da Jack Dorsey e Biz Stone, Twitter permette ai suoi utenti di condividere in tempo reale i tweets, brevi aggiornamenti di stato (di un massimo di 140 caratteri) via e-mail, sms, widget o direttamente sulla home del sito. La funzione di Twitter è di rendere noto a tutti i propri contatti (chiamati followers) quello che stai facendo durante la giornata. Un servizio utilissimo per aggiornare in tempi brevi ”e senza costi- un gruppo di amici o di colleghi. Ma il sito di microblogging aveva stentato a decollare fino all’inizio di quest’anno. Poi, è stato improvvisamente invaso dai vip: uomini politici, attori e cantanti hanno fatto a gara per iscriversi al servizio. «Probabilmente ”spiega Biz Stone- i vip sono attratti dalla possibilità di poter essere in contatto con i loro fan senza intermediari. Quando abbiamo iniziato non ci aspettavamo questa evoluzione. Ma visto che ci ha aiutato a promuovere il prodotto, non possiamo che esserne felici». La sola Oprah Winfrey, in effetti, conduttrice e opinion maker seguita fedelmente da milioni di fan, ha fatto registrare a Twitter ”nel giorno della sua iscrizione- una crescita del 24% degli utenti registrati, e il 37% nei tre giorni successivi. Anche l’attore Ashton Kutcher, marito di Demi Moore, è stato un eccellente volano per la crescita del sito. Ashton ha addirittura sfidato la Cnn a chi arrivava per primo al traguardo di 1 milione di followers. Com’era previsto ha vinto. Nel marzo 2009 negli Stati Uniti, Twitter è cresciuto del 76% rispetto al mese precedente, e di un incredibile 1302% rispetto a marzo 2008: in un anno è passato da 1.077.000 visitatori a più di 14.000.000 di visitatori unici al giorno. In Australia, nello stesso periodo, i visitatori sono cresciuti del 1.067%, nel Regno Unito del 621% e in Nuova Zelanda del 300%. Inevitabilmente Twitter ha iniziato ad attirare l’attenzione del marketing. Nielsen Research parla di circa 700mila imprese che utilizzano il microblogging del sito come forma di pubblicità. E anche i Ceo delle grandi multinazionali sono diventati fedeli tweeters. Esiste addirittura una lista, chiamata Exec Tweets, dei 100 più influenti executives presenti sul sito. Tweeter potrebbe rivoluzionare la comunicazione aziendale, i suoi 140 caratteri costringono alla sintesi e alla chiarezza. Nonostante la crescita di interesse, però, la profittabilità di Twitter stenta a decollare. Per ora, infatti, il sito non ha prodotto alcun utile. I primi soldi, assicura Evan Williams, arriveranno nel 2010. La mancanza di profittabilità, spiega però Williams, non è dovuta alla crisi ma alla mancanza di un modello di business per trarre utili dalla piattaforma. Google, Facebook, Microsoft, tutti hanno cercato di acquistarlo Di Valerio Maccari Twitter è al terzo posto nella classifica dei social network, dietro Facebook e MySpace. Se continuerà su questi ritmi arriverà al primo posto entro 24-36 mesi. Non stupisce che sia balzato al centro dell’attenzione. Lo stesso Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, voleva eliminare il rivale comprandolo nel 2008, ma la trattativa è fallita. Poi all’inizio dello scorso aprile si erano diffuse voci che vedevano Google disposta a sborsare 250 milioni per acquistarlo. Anche Microsoft (che ha già investito 240 milioni in Facebook) sarebbe interessata. Dagli eventuali compratori si aspetta soprattutto un’iniezione di managerialità. Ma è proprio l’elemento di novità costituito da Twitter un ostacolo al decollo economico del sito. «Prima di Tweeter ”spiega Raf Needleman in un articolo su WebWare- non esisteva il microblogging. Non è detto che la prima compagnia a scoprire una tecnologia ne diventi la dominatrice. Google non è stato il primo motore di ricerca, e Facebook non è stato il primo social network».