Luigi Grassia, La stampa 5/5/2009, 5 maggio 2009
IL DAZIO STRONCA L’ACQUA ITALIANA
Il protezionismo strisciante (quella cosa perversa che sempre si manifesta nei periodi di crisi economica) fa una nuova vittima, che stavolta sono le acque minerali italiane esportate in America. Dal prossimo giorno 8, venerdì, gli Stati Uniti imporranno un dazio doganale del 100% sulle acque minerali in arrivo dal nostro Paese (e dal resto dell’Unione europea). In sostanza il prezzo raddoppia. Una botta del genere ha un intento palesemente provocatorio e infatti le autorità di Washington la giustificano come mossa tattica sulla complicata scacchiera dei rapporti commerciali.
Secondo l’Associazione delle camere di commercio italiane all’estero, l’imposizione è stata decisa dalla United States Trade Representative (Ustr) «per riavviare le trattative sul divieto d’importazione di carni di manzo trattata con sostanze ormonali, imposto dall’Ue». Cioè si tratterebbe di una ripicca o meglio di una pressione per ottenere risultati su un altro fronte.
Peccato che il Wto e altre sedi internazionali siano state concepite per creare dei fori ad hoc dove risolvere le controversie commerciali evitando questo genere di ritorsioni. Peccato, anche, che la vertenza sulla carne coinvolga l’Italia come la media dei Paesi europei mentre la faccenda delle acque minerali pesa sul nostro Paese molto di più: secondo il presidente dell’Italian American Chamber of Commerce Midwest, Robert Allegrini, «all’Italia è imposto il pagamento del 37% dei dazi sul totale delle esportazioni colpite dal provvedimento, lasciando il restante 63% da dividere tra gli altri 26 Paesi dell’Ue». Per questo motivo la Camera di commercio italiana di Chicago ha promosso una petizione sottoscritta da oltre 60 ristoratori italiani (grandi importatori di acqua italiane per sposarle ai piatti) e rivolta a Ronald Kirk, rappresentante di Obama nelle trattative commerciali. Nella lettera si chiede di sospendere il provvedimento perché «penalizzerebbe le vendite nei ristoranti, con conseguenti ricadute sui posti di lavoro». Naturalmente questo è solo uno dei danni dei super dazi.
Fra l’altro va notato che la sovrattassa del 100% non rappresenta il raddoppio di un prezzo modesto ma di un prezzo che già in partenza è piuttosto elevato: infatti in un’America dove quasi tutto costa poco in confronto all’Italia, se c’è una cosa che si paga più cara è proprio l’acqua minerale.
Dal punto di vista degli Usa a essere protezionista non è l’America ma l’Europa, perché il Vecchio continente si rifiuta di importare le carni allevate in America in quanto piene di ormoni (legali da loro, proibiti da noi); è una scusa per chiudere le frontiere ai loro prodotti, secondo gli Usa.