Maria Grazia Bruzzone, La stampa 5/5/2009, 5 maggio 2009
LA RAI? SPERIAMO DI NON DOVERLA OCCUPARE"
Mussolini? «Era troppo buono, mica come Stalin», «blando» sulle leggi razziali e «un uomo di grande cultura, scrittore alla Montanelli». I repubblichini? «Erano al 100% partigiani di destra». La Rai? «Speriamo di non doverla occupare». Le veline? «Meglio di certe telegiornaliste che non conoscono l’italiano». Fanno scalpore e provocano reazioni indignate le affermazioni di Marcello Dell’Utri intervistato da Klaus Davi. Soprattutto quelle sul fascismo e sulla figura del Duce quale emerge dai presunti «Diari»: cinque agende dal 1935 al 1939 che il senatore Pdl, braccio destro di Berlusconi e noto bibliofilo, acquistò due anni fa, la cui autenticità resta però controversa.
E’ proprio leggendo i diari Dell’Utri sostiene di aver scoperto in Mussolini una «figura di grande uomo, diversa da quella che ci è stata propinata dagli storici e dai vincitori». Un uomo che «ha commesso degli errori», ma «ha perso la guerra perché era troppo buono, non era affatto un dittatore sanguinario come Stalin». Anzi. Dai diari, che «sembrano cronache da inviato speciale», emerge «uno scrittore alla Montanelli», capace di «frasi brevi e aggettivazioni efficaci, come raramente ho letto». E ancora: «Non è colpa di Mussolini se il fascismo diventò un orrendo regime. Ci sono testimonianze autografe in cui critica i suoi uomini che hanno falsato il fascismo costruendone uno a proprio modo basato sul ricatto e la violenza. Il suo fascismo era di natura socialista». Dell’Utri dice di non temere di diventare impopolare con queste rivelazioni. «Non ho intenzione di fare l’apologia del fascismo, perseguo solo la ricerca della verità». Quanto ai repubblichini «non sono da cancellare. Sbagliavano, ma avevano dei valori e hanno lottato al pari degli altri per le loro idealità».
«Una furbizia di cattivo gusto e una banalità, questa della buona fede dei repubblichini di Salò, usata per promuovere forme insopportabili di revisionismo storico», attacca il Pd Nicola Zingaretti. E di un «recupero delle più bieche banalità del revisionismo filofascista» parla dall’Idv il senatore Pancho Pardi, ironizzando sul bibliofilo al quale «forse troppi libri hanno dato alla testa». Reazione di rigetto anche per il Mussolini «grande uomo». «Revisionismo da strapazzo», secondo Pino Sgobio, Pdci, mentre il segretario del Prc Paolo Ferrero osserva che «passate le convenienze del 25 Aprile torna fuori la continuità fascistoride della nostra destra col Ventennio fascista». Il verde Paolo Cento trova invece «paradossale» che «sia la componente azzurra del Pdl a impegnarsi nella riscrittura del fascismo, mentre gli ex missini con Fini in testa cercano di prenderne distanza».
A fare scandalo sono anche le risposte sulla tv di Stato. Tanto più in una stagione in cui incombono le nuove nomine. «Occupare la Rai? Perché no. Naturalmente speriamo di non doverlo fare» dice il senatore Pdl incalzato da Klaus Davi. E riconosce che «in Rai ci sono tante professionalità. Ma un po’ ha ragione Gasparri: è ancora in mano alla sinistra». Il vicepresidente della commissione di Vigilanza, il democratico Merlo, chiede cosa pensino di tali affermazioni i componenti del cda riconducibili al centrodestra. Vincenzo Vita, Pd, considera quella di Dell’Utri «una provocazione. Il tentativo di arroventare il clima e rendere la dialettica politica un’esibizione di spiriti animali». ri, il professor Bruno Cavallone, docente di procedura civile alla Statale e l’avvocato Laura Hoesch. Con Hoesch, famosa matrimonialista molto accreditata negli ambienti milanesi di sinistra, Morelli è rimasta fino a quando una decina di anni fa ha aperto un suo studio, in via Fontana accanto a palazzo di Giustizia. Una sola linea telefonica, nessun sito: sobria nello stile e nel fisico. Grazie al giudice Amedeo Santuosso, uno dei magistrati più competenti in materia bioetica, l’avvocatessa si avvicina a fine Anni Novanta alla Consulta di bioetica. Ricorda Carlo Alberto De Fanti, il neurologo di Eluana Englaro: «Cristina con Santuosso fa parte del team di giuristi che ha elaborato con noi la "Biocard", un modello di testamento biologico che lanciammo senza successo più di 10 anni fa. In quel periodo vennero da noi in Consulta a cercare aiuto i coniugi Englaro; fu automatico indirizzarli a Cristina». E’ la giovane avvocatessa Morelli, ambiziosa legale dalle cause impervie, a scegliere d’ utilizzare la figura del tutore dell’interdetto per consentire a una persona incapace di esprimere la propria volontà attraverso un rappresentante. Nel 1997 Beppino Englaro diventa tutore della figlia: la lunga e clamorosa battaglia legale ha inizio. Nel dicembre 1999 la Corte di Appello di Milano rigetta la richiesta di rifiuto delle cure ma non solleva obiezioni sul punto. Morelli, in una delle sue rare dichiarazioni, afferma: «E’ un passo importante delle giurisprudenza perché si ammette che anche le persone nello stato di Eluana possano esercitare il diritto di dare o negare il consenso informato alle cure attraverso un rappresentante». La via di Eluana è tracciata. Cristina Morelli, quando esplode il caso Englaro, non appare mai in tv, non manca però a nessun dibattito organizzato a Milano dalla Consulta. Veronica e Cristina, due donne toste e tutte e due pro Beppino Englaro. «E’ stato linciato. Non doveva essere permessa una cosa del genere», aveva confidato a «Repubblica» Veronica Lario. Per Silvio Berlusconi paladino della vita, ben più che un divorzio si prospetta un lacerante strappo.