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 2009  maggio 05 Martedì calendario

UN POLO DELL’EDITORIA PER IL GOLFO

Se in Occidente giornali e riviste sono guardati come malati gravi e i lettori, soprattutto i più giovani, acquistano carta stampata solo per il desiderio di rileggere e approfondire cose già viste online, ci sono invece regioni del mondo dove il business dell’editoria sembra avere un futuro. E poter coabitare con un inevitabile spostamento di audience, lettori e pubblicità sui nuovi media. La strana oasi si trova in Arabia Saudita, dove il Governo ha deciso di dedicare all’industria dei media, che nell’area ha un forte potenziale di crescita, un distretto della nascente Città economica di Re Abdullah, la più importante delle sei nuove megalopoli alle quali è stata affidata la missione di diversificare l’economia, creare posti di lavoro, introdurre nuove figure professionali.
All’interno della Città di Re Abdullah è in via di sviluppo una Media City concepita per diventare il catalizzatore dei mezzi di comunicazione: giornali, periodici, libri, film, internet tv, giochi,telefonia mobile. L’ambizioso obiettivo, portato avanti con il contributo della Sagia, l’autorità saudita di promozione degli investimenti esteri, e la consulenza di A.T. Kearney, è diventare l’epicentro della programmazione e produzione di contenuti per il mondo arabo.
L’investimento è di tipo industriale, non finanziario. Si vogliono attirare player nel campo dei media, facilitare accordi di joint venture o di licensing di società locali con i grandi gruppi editoriali occidentali che hanno format importanti. Non è necessario partecipare al progetto con capitali, ma portare knowhow con nuovi format. Il vantaggio è di trovarsi in un’area a forte potenziale di crescita dal punto di vista della domanda e in un contesto, quello di Media City, caratterizzato da un allentamento di censure e restrizioni sui contenuti. Elementi che finora avevano limitato l’accesso al mercato dei partner stranieri.
Secondo Salvatore Amato, partner di A.T. Kearney in Italia, che partecipa allo sviluppo dell’iniziativa, Media City non rappresenta solo un’opportunità di internazionalizzazione per chi vuole investire nei media su un mercato dove i margini di crescita sono molto ampi. C’è anche un aspetto legato alla possibilità di funzionare da traino per i prodotti del made in Italy: «Attraverso i contenuti e i programmi proposti, un media player può esprimere tutta l’attrattività del vivere all’italiana, creare per esempio un collegamento con il made in Italy della moda, dei mobili, della nautica. Un gruppo che lavora nei media può quindi rivelarsi un veicolo per supportare questi marchi sul mercato saudita e, allo stesso tempo, fare una forte raccolta pubblicitaria».
Il vento del deserto sembra soffiare nella giusta direzione per i destini di Media City.
In Arabia Saudita la maggior parte della produzione e della trasmissione di film e tv arriva infatti ancora dall’estero, da Dubai, dal Libano, dall’Egitto. Ci sono molte opportunità per sviluppare una tv del Golfo e creare, nella produzione dei film, una replica sulle rive del Mar Rosso del fenomeno Bollywood, l’industria indiana del cinema. Allo stesso tempo, gli operatori locali della telefonia mobile e di internet sono assetati di format e contenuti televisivi. Nei nuovi media, insomma, la Città economica di Re Abdullah ha l’ambizione di diventare la piattaforma digitale del Medio Oriente.
Anche il mercato saudita dei giornali e dei periodici cresce rapidamente, guidato dall’aumento degli introiti pubblicitari e dalla domanda di contenuti centrati soprattutto su stili di vita, sport, argomenti per l’infanzia. Nella regione panaraba, l’Arabia Saudita è il mercato a più rapida crescita per i libri. Certo, il mondo arabo della carta stampata risulta sottodimensionato rispetto alla domanda, e c’è il rischio che i giovani nuovi lettori saltino la tappa dei giornali e facciano il salto diretto verso l’online. Ma Media City copre tutti i settori dell’editoria, e sembra pronta a muoversi nella direzione più opportuna. Anche contro il vento del deserto.