Marco Masciaga, ཿIl Sole-24 Ore 5/5/2009;, 5 maggio 2009
SALTA L’INTESA CON I TALEBANI
Il controverso accordo tra il Governo pakistano e i talebani per pacificare la valle di Swat e introdurre la sharia, o legge islamica, è a un passo dal collasso dopo che ieri esercito e militanti hanno ricominciato a combattere in quella che un tempo era la più importante località turistica del Paese. La scintilla che ha dato via agli scontri è stato l’assalto lanciato da una pattuglia talebana a un convoglio dell’esercito, con l’uccisione di un soldato.
Negli ultimi giorni la tensione è cresciuta, da una parte per l’avanzata delle truppe regolari uscite vincitrici dai combattimenti nei distretti di Lower Dir e Buner e dall’altra per la decisione di un leader religioso locale di respingere i giudici nominati dal Governo a presiedere le corti islamiche. Nel corso di un’intervista con un emittente televisiva locale, il maulana Sufi Mohammed ha definito «non islamica» la democrazia, accusando tutti coloro che vi credano di essere «infedeli» e spingendosi fino a negare il diritto stesso del Governo alla nomina dei giudici.
Ieri è proseguito anche il confronto verbale tra esercito e talebani. Secondo i primi, i militanti starebbero usando circa duemila civili come scudi umani. Mentre i secondi hanno accusato le forze armate «di violare ogni patto» e di essere «nemici dell’Islam peggiori degli americani ». Le recenti operazioni militari sono giunte quando già da alcune settimane, i talebani che controllano la valle di Swat si sono infiltrati nelle regioni circostanti. Solo in seguito alle crescenti pressioni degli Stati Uniti l’esercito ha ripreso la propria opera di contenimento.
Le incursioni delle forze armate arrivano anche a ridosso della visita a Washington del presidente pakistano Asif Ali Zardari, in programma mercoledì. Nella capitale, il vedovo di Benazir Bhutto incontrerà, oltre a Barack Obama, anche la sua controparte afghana Hamid Karzai. I tre presidenti, saranno chiamati a mettere da parte le reciproche diffidenze e discutere della stabilizzazione della regione.
Secondo più di un osservatore non sarà facile: Karzai non sembra più riscuotere alla Casa Bianca della stessa fiducia accordatagli dall’amministrazione Bush, mentre Zardari dovrà cercare di misurarsi con un leader, Obama, che pochi giorni fa ha definito «molto fragile» il suo Governo. Un parere reso ancora più pesante dalle voci circolate nelle ultime settimane secondo cui gli americani starebbero trovando nel leader pakistano d’opposizione Nawaz Sharif, storicamente considerato troppo vicino all’Islam radicale, una sponda più affidabile che in passato.
A stemperare la tensione è giunta ieri una dichiarazione del capo delle forze armate statunitensi, l’ammiraglio Mike Mullen, sul rischio che l’arsenale atomico pakistano finisca in mano a dei gruppi estremisti. «Credo che le loro armi nucleari siano al sicuro », ha detto Mullen, ridimensionando i timori suscitati da un articolo pubblicato ieri dal New York Times, dove esponenti dell’amministrazione Usa manifestavano preoccupazione sulla solidità delle difese di Islamabad a tutela delle proprie testate.