Claudio Lindner, L’Espresso, 7 maggio 2009, 7 maggio 2009
CLAUDIO LINDNER PER L’ESPRESSO 7 MAGGIO 2009
Barilla e gli spaghetti anticrisi Gli aumenti dei consumi di pasta. Il duello con l’Antitrust. I possibili nuovi rincari. Il boom Usa. I debiti in calo. Parla il numero uno di Parma
Non piange lo spaghetto. La crisi non lo scuoce. Basta perlustrare lo stabilimento di Pedrignano, il più grande pastificio al mondo, quello con la torre blu (il mulino) che svetta sull’A1 vicino a Parma. Qui non si pronuncia neppure la parola cassa integrazione, caso mai per altre aziende della zona, e si lavora 24 ore su 24, in tre turni, dal lunedì al sabato. Domenica stop per la manutenzione. Poche decine di persone, camice bianco e cuffietta da sala operatoria, assistono le 19 macchine che producono i vari tipi di pasta, dalla semola all’uovo ai tortellini ripieni, per un totale di circa 300 mila tonnellate all’anno. Guardano e non toccano. Controllano solo che nulla s’inceppi, dalla macinazione all’impacchettamento. Qui alla Barilla, dopo diversi anni difficili (chi non ricorda l’acquisto incauto della Kamps e i legami stretti e controversi con la Popolare di Lodi gestita dal "furbetto" Giampiero Fiorani?), si ricomincia a respirare. Anzi, sembra quasi che la la turbolenza economica globale stia dando una mano a Barilla e ai colleghi, visto che dall’Italia agli Stati Uniti si vende sempre più pasta, meno cara rispetto a tanti altri alimenti. Da noi i consumi sono cresciuti nel 2008 del 2,5 per cento e questo malgrado gli aumenti di prezzo. In America l’espansione del mercato e anche dell’azienda parmense è addirittura a due cifre. D’altronde, come dimostra anche l’ultima indagine Unioncamere, l’alimentare è l’unico settore che si salva dalla recessione in termini di produzione ed export.
A Guido Barilla piace parlare di questo. Il grano, il mercato complesso delle materie prime, la malnutrizione, la pasta. Svicola elegantemente da approfondimenti sulla politica italiana o sulle stanze del potere finanziario e bancario. "Un atteggiamento ereditato da mio padre Pietro, che diceva: fai solo il tuo mestiere, è già molto difficile fare quello...e oggi io stesso mi chiedo come facciano alcuni miei colleghi a occuparsi anche di banche, finanza, calcio e altre cose". Dal padre il cinquantenne presidente, i due fratelli Luca e Paolo e la sorella Emanuela hanno ereditato anche una gran bella collezione di quadri. Il corridoio che porta agli uffici direttivi è una galleria d’arte, e così la sala riunioni, con in bella mostra opere di Picasso, Fontana, De Chirico, Boccioni, tanti Guttuso, appese una accanto all’altra, neanche fossero anonime stampe nella sala d’attesa del medico.
Non si può che partire dall’argomento hot del 2008, il prezzo della pasta e gli aumenti che hanno fatto infuriare i consumatori e provocato a fine febbraio una sanzione dell’Antitrust a 26 produttori per presunte pratiche anticoncorrenziali. Barilla, come leader del mercato con una quota del 42 per cento, dovrà pagare una multa di quasi 6 milioni di euro. Da Parma è già partito il ricorso. Ma ecco come si difende l’imprenditore: "Pensare che decine di industriali si riuniscano in una stanza e decretino un aumento dei prezzi è pura fantasia. successo, probabilmente, che l’Autorità ha preso a pretesto alcune dichiarazioni fatte dall’associazione di settore, ma non ha tenuto in debito conto la straordinarietà della situazione, il fatto che negli ultimi 15 anni non vi erano mai stati rincari. E poi: è possibile ritenere che ci si possa accordare in modo sistematico per gestire un aumento dei prezzi con 100 mila clienti, dei quali il 20 per cento sono catene distributive che nei nostri confronti hanno un atteggiamento a dir poco aggressivo con una forte accentuazione delle promozioni?"
Dall’arringa al contrattacco e al futuro. "Dal 2006 a oggi i prezzi delle materie prime, grani e frumenti, sono aumentati del 30 per cento, con le punte che sappiamo l’anno scorso, e la stabilità del mercato delle commodities in una congiuntura come quella attuale è tutta da valutare. Dico di più: noi non possiamo neppure escludere nuovi rincari in futuro". Riparte la speculazione che si è abbattuta come uno tsunami sul mercato nel 2008? Non proprio. Il problema è che ci si aspetta un raccolto a luglio parecchio inferiore all’anno scorso, quando c’era stata una corsa a produrre e a guadagnare grazie ai prezzi impazziti. "Dopo una stagione nella quale si seminava grano anche nei vasi da fiori, in chiave decisamente speculativa, quest’anno in Italia le superfici seminate sono diminuite del 20-30 per cento. A ciò si aggiunge un altro fattore, più difficile da comprendere ma altrettanto importante: stiamo verificando una forte diminuzione nell’uso dei fertilizzanti (il loro costo è aumentato del 60 per cento, n.d.r.). Meglio! Potrebbe dire qualcuno, così c’è meno chimica nel prodotto. Ma attenzione: noi operatori sappiamo che il fertilizzante è estremamente importante per la qualità della coltura di sementi e per la quantità del raccolto".
Insomma, incrociando i due elementi, non c’è da stare molto allegri. Se poi ci si mette il clima, ad esempio tanta pioggia in giugno, nuove fluttuazioni dei prezzi non sono fantascienza: oggi il prezzo promozionale Barilla non arriva a 80 cents per mezzo chilo di pasta, contro gli 0,54 di gennaio 2007 e il massimo storico di 0,86 nel maggio 2008. Ma dopo l’estate?
D’altronde il quesito dei raccolti non è solo un tema di casa nostra. Di cosa ha parlato il vertice agroalimentare del G8 che si è tenuto nel weekend del 18-19 aprile a Cison di Valmarino? I Grandi hanno lanciato l’ennesimo appello a investire e aumentare le produzioni agricole proprio nei giorni in cui la Fao annunciava che per la prima volta sono oltre un miliardo le persone che fanno la fame (erano 850 milioni prima che iniziasse la crisi alimentare del 2007-2008). Le rivolte che scoppiarono l’anno scorso in decine di paesi, da Haiti al Bangladesh, stanno a dimostrare che l’emergenza alimentare non può essere sottovalutata. Anzi, che la sicurezza alimentare è preludio alla stabilità sociale. Per l’industriale parmense questo è un problema cogente, tanto che qualche settimana fa ha deciso di costituire una sorta di think tank chiamato ’Barilla Center for Food & nutrition’ al quale partecipano, tra gli altri, Umberto Veronesi, Mario Monti, Camillo Ricordi, capo della divisione di trapianti cellulari all’università di Miami, e Barbara Bouchner, ricercatrice alla Iea, l’agenzia internazionale per l’energia. "Un centro di pensiero e di cambiamento che ha l’obiettivo di raccogliere le migliori conoscenze a livello mondiale sulle tematiche legate all’alimentazione e alla nutrizione per analizzare e proporre soluzioni per il futuro".
Il primo problema planetario è la redistribuzione della ricchezza, dice Barilla. Tre le cose semplici su cui puntare. Primo, conoscenza e informazione del problema. Secondo aspetto, l’eccessivo sviluppo della domanda di proteine animali in paesi come India, Cina e tutto l’Oriente. Ma non è che qui tira un po’ troppo l’acqua al suo mulino? "Jeremy Rifkin fu il primo profeta, dieci anni fa, di questa catastrofe. L’inefficienza dell’allevamento degli animali di fronte all’efficienza della coltura del cereale è incredibile. Per esempio, la quantità di acqua necessaria per allevare un animale e per trarne prodotti è enormemente superiore a quella di cui abbiamo bisogno per coltivare cereali. Molti paesi dovrebbero capire che ci vogliono regole diverse".
Terzo punto, lo sviluppo dei biocarburanti, sul quale c’è molto dibattito. Qui la risposta è tranchant: "Prima di affrontare problemi di carattere energetico bisogna dar da mangiare alla gente". Poi viene l’interpretazione più politica: "A me hanno raccontato che la forte mozione iniziale per il cosiddetto biofuel fu la necessità dell’amministrazione Bush di ingraziarsi, in chiave elettorale, la potente lobby dei farmer, ai quali vennero concessi incentivi per i biocarburanti. Penso però che con Obama le cose cambieranno. Già il fatto che una grande casa automobilistica americana si leghi a un’azienda come la Fiat, che fabbrica auto più piccole e che consumano meno mi pare un fatto molto positivo...".
Il mercato Usa sta dando molte soddisfazioni in casa Barilla. Con la batosta finanziaria, i consumatori hanno cominciato a risparmiare ancor più sul cibo, vanno meno al ristorante e comprano prodotti meno costosi. Tant’è che il mercato della pasta è cresciuto del 10 per cento, "ma noi ancora di più", e stanno pian piano cambiando anche le abitudini alimentari. "Dopo i cicloni dietetici totalmente fasulli pro-proteine degli ultimi dieci anni", commenta soddisfatto mister Mulino Bianco, "si ristabilirà un po’ di equilibrio nella categoria dei carboidrati, privilegiando i consumi di pasta, riso e patate".
Riprendiamo il menu italiano. I conti 2008 presentano risultati "significativamente stabili" con ricavi in leggera ascesa (vedere il box). I debiti sono dimezzati in due anni e quindi anche i rapporti con le banche sono migliorati dopo la bufera Popolare di Lodi. "Sento molti colleghi imprenditori che si lamentano e non capiscono la rigidità del sistema creditizio. Noi abbiamo avuto momenti ben più difficili dopo l’acquisizione della tedesca Kamps. Ora gli istituti di credito vedono che la nostra attività genera cassa in modo stabile, che prodotti e mercati sono in espansione. Insomma, che le cose sono tornate a funzionare bene". L’Expo di Milano, tutto puntato sui temi dell’alimentazione, è una bella partita da giocare? " un’ottima sfida, ma va gestita estremamente bene. Sarebbe ora che questo Paese cominciasse a progettare operazioni strategiche nazionali e non solo territoriali. La buona cucina è una bandiera italiana nel mondo, così come l’arte, la cultura e il turismo". Fatto sta che, almeno per ora, né la Federalimentare, né il più grande produttore mondiale di pasta sono stati coinvolti. Inutile chiedere un’opinione su Berlusconi e Tremonti. Si avrebbe solo questa risposta: "La Barilla, come la Fiat, è per definizione governativa. Ci prendiamo i pregi e i difetti del Paese".