Sabina Minardi, L’Espresso, 7 maggio 2009, 7 maggio 2009
SABINA MINARDI PER L’ESPRESSO 7 MAGGIO 2009
Questo non è un paese per vecchi Servizi minimi, assistenza per pochi, risorse scarse. E vistose differenze tra una città e l’altra. Come svela una ricerca di Civicum sulle spese dei Comuni
A Sassari vanno fieri del progetto per insegnare alle badanti straniere a cucinare locale. Malloreddus e seadas garantiti, la situazione è però critica: il numero di anziani aumenta, il tasso di natalità precipita, la città è al top tra quelle che invecchiano più rapidamente. E con una domanda di servizi tra le più alte, non basta certo un Registro di assistenti familiari, pur istruiti sul local food.
" la nuova bomba sociale", dice allarmata Cecilia Sechi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Sassari: "Gli anziani non autosufficienti sono un problema che ricade sulle famiglie. Facciamo il possibile: assistiamo 1.400 persone. Abbiamo case per anziani. Ma le risorse sono poche. Il Fondo per la non autosufficienza, finanziato per tre anni, non ha altri stanziamenti. Il budget comunale, 15 milioni di euro, deve essere distribuito tra giovani, minori, immigrati".
Non è un Paese per vecchi. Siamo nei primi posti al mondo per senilità della popolazione (tra 25 anni sarà anziano un italiano su tre). Tocchiamo record europei per gerontocrazia. Diventiamo campioni di senilità (gli sparuti e coccolati centenari di un tempo sono raddoppiati in dieci anni; nel 2030 saranno un fragile esercito di 55.500 persone). Eppure i servizi che i comuni offrono ai loro cittadini più attempati sono minimi, non uguali ovunque, non sempre garantiti.
Essere vecchi al Nord significa disporre di un importo per servizi doppio rispetto a chi vive al Centro-sud. Ma anche al Nord la disomogeneità è assoluta: Trieste spende oltre 400 euro per anziano; Genova (con Campobasso) è in fondo alla classifica, con meno di 20 euro pro capite. Troppo basso il rapporto tra chi usufruisce di un servizio e chi ne avrebbe bisogno. Come l’assistenza domiciliare: in media è solo per 150 anziani ogni 10 mila.
La denuncia emerge da una ricerca sui servizi offerti dai comuni agli over 65, che la Fondazione Civicum ha commissionato al Politecnico di Milano e che ’L’espresso’ ha letto in anteprima. I ricercatori hanno individuato 19 città italiane in cui risiedono oltre due milioni di anziani (su una popolazione che l’Istat stima, a fine 2008, di 12 milioni). Hanno utilizzato come fonte i bilanci comunali, prendendo in considerazione le voci di spesa ’prevenzione e riabilitazione’ e ’strutture residenziali e ricoveri per anziani’. E hanno confrontato sette servizi: dall’assistenza domiciliare alla teleassistenza, dall’affidamento familiare agli assegni di cura, dai pasti a domicilio alla residenzialità (strutture di cura o di riposo), fino ai soggiorni estivi.
"Se la varietà di servizi può far immaginare un gran ventaglio di interventi a favore degli over 65, solo l’assistenza domiciliare è diffusa in tutti i 19 comuni. davvero il minimo", spiega il prorettore del Politecnico Giovanni Azzone, che ha diretto l’indagine. E le differenze sono vistose: a Trento è rivolta a 412 anziani su 10 mila; a Palermo i fortunati sono 45. "Solo tre città offrono tutti e sette i servizi presi in considerazione: sono Brescia, Milano e Torino. Si registrano frammentarietà estrema. E scelte spesso imprevedibili".
Come nel caso degli interventi economici diretti. "Il Sud più assistito rispetto al Nord?", dice Azzone: "Sbagliato. Brescia il comune con il numero più alto di anziani assistiti economicamente". Più di 400 persone su 10 mila residenti. Il valore minimo, invece, si riscontra ad Ancona e a Trento, dove il contributo economico raggiunge solo una decina di persone (ma a Trento la scelta è bilanciata da altri tipi di supporti assistenziali). Gli affidamenti familiari sono attivi in sette comuni su 19, i pasti a domicilio in otto.
"La ricerca dà molte indicazioni sul piano dell’efficienza dei servizi", nota Azzone: "I comuni spendono in media 4 mila euro per assistito. Ma anche sotto questo aspetto la variabilità è elevata. L’assistenza domiciliare costa al Comune di Novara 456 euro per assistito; Trento ne spende 7.772". Perché costi così diversi? Dipende dalle caratteristiche del servizio (nel caso di Novara la cifra si riferisce, con tutta probabilità, solo ai pasti). Ma anche dall’efficienza nella gestione. Con conseguenze sulle tasche degli anziani. La teleassistenza, per esempio: costa a un abbonato 13 euro al mese a Milano; 25 euro a Torino; addirittura oltre 41 euro a Bologna. A Trieste, Venezia e Roma è gratuita. " un servizio nel quale si investono 7 milioni di euro", spiega l’assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso. Roma, secondo i dati Civicum, non spicca per performance particolarmente brillanti: offre assistenza domiciliare a 61 persone ogni 10 mila, ha livelli di residenzialità bassi, è esattamente a metà nei livelli di spesa.
Offre, comunque, quasi tutti i servizi analizzati, su un territorio dove gli over 65 sono 650 mila. "Abbiamo 141 centri anziani con 90 mila iscritti, spendiamo 24 milioni solo in residenzialità, abbiamo investito un milione per oasi e centri estivi", snocciola l’assessore: "C’è uno sforzo enorme. Se il risultato, secondo quelle valutazioni, non è migliore, dipende dal fatto che le voci di bilancio prese a riferimento non includono le somme utilizzate dai 19 municipi. Complessivamente il budget è di oltre 39 milioni". "L’impressione che si ricava è la fatica a fornire risposte all’aumento di anziani", aggiunge Azzone: "Serviranno più risorse: sia perché gli anziani aumenteranno, sia per includere nuovi, più sofisticati, servizi". Tra le città più in affanno c’è, secondo Civicum, Genova, dove da anni è in atto un processo di ’floridizzazione’, controesodo di anziani paragonabile al retirement americano in direzione di Miami: la città è nella parte bassa della classifica per numero di assistiti a casa, all’ultimo posto per beneficiari di soggiorni gratuiti; sprovvista di servizi come centri diurni e teleassistenza. "Non è vero. Ci facciamo carico di più di 9 mila anziani, anche con contribuzioni dirette", replica l’assessore genovese alle Politiche socio sanitarie Roberta Papi: "Abbiamo un piano anticaldo tra i più avanzati".
E sulle basse spese l’assessore non ci sta: "In bilancio abbiamo stanziato 20 milioni. Ma da anni non abbiamo più una gestione diretta dei servizi: strutture e interventi sono esternalizzati. possibile che le voci di bilancio analizzate tengano conto solo di questi costi. In più, non abbiamo un bilancio per aree tradizionali, ma per progetti: forse i capitoli di spesa non coincidono. Il Comune è protagonista di molti esperimenti, che colgono le esigenze degli anziani di oggi: come gli alloggi collettivi, con servizi di portierato sociale". Prove tecniche di cohousing. Perché l’attuale generazione over 65 anni possiede cultura, stili di vita e aspettative diverse dalle precedenti: bisognerà tenerne conto. "Tante differenze tra città non mi stupiscono.
Sono il risultato di poche risorse, culture e politiche diverse", dice Giuseppe A. Micheli, docente di Demografia all’università Milano Bicocca e fondatore dell’Istituto di Studi su Popolazione e Territorio della Cattolica (è appena uscito, da Franco Angeli, ’Sempregiovani & Maivecchi’): "Per capire quali servizi siano utili agli anziani, bisogna intendersi su quando si è anziani: l’età della pensione? La vera linea di demarcazione è il momento in cui non si è più autosufficienti, non a 65 anni né a 75, ma dieci anni dopo. Per gli anziani più giovani servono iniziative per allontanare la solitudine. Prioritario è occuparsi della vivibilità di una città: per consentire loro di continuare a fare ciò che facevano prima. In pratica? Privilegiare gli spazi intermedi, dove legami deboli con i vicini tengono vivi sicurezza e controllo". Esigenza confermata dall’identikit dell’anziano, contenuto nel ’Rapporto Italia 2009’ di Eurispes: il 26 per cento ha una forte appartenenza al microluogo. Quota che sale al 40 tra quelli con minor reddito.
"Oltre 80 anni è fondamentale l’assistenza domiciliare", dice Micheli: "Che va garantita, anche se minima. Specie oggi che la longevità aumenta la stagione della dipendenza, e che le disabilità pesanti crescono più di quelle lievi". "La struttura residenziale è l’ultima risposta. Prima bisogna puntare a facilitare la vita dell’anziano nel posto in cui vive", concorda l’assessore alla Promozione e protezione sociale di Trieste Carlo Grilli, città alla quale Civicum riconosce la spesa più alta per i suoi anziani: con un 28 per cento di over 65 e oltre 3 mila persone con più di 85 anni, una scelta naturale. Gli stanziamenti per le politiche sociali sono una settantina di milioni: "Abbiamo un rete che si occupa di evidenziare i disagi: case popolari senza ascensore, necessità di consegna di farmaci. Stiamo allestendo due appartamenti con soluzioni domotiche. Abbiamo 84 appartamenti con servizi in comune come pulizie o consegna di medicine". "Oltre 14 mila euro consentono a 300 persone di partecipare a spettacoli teatrali", gli fa eco Maria Giovanna Ghirardi, direttore del servizio Disabili e anziani: "Spendiamo due milioni in interventi domiciliari. Duecentomila euro per gite".
"La nostra casa per gli anziani è all’avanguardia per iniziative ricreative", racconta Salvatore Stangoni, dirigente del settore Politiche sociali di Sassari: "Musica, mostre, progetti informatici con postazioni Internet facilitate". A Milano entra in azione un piano estivo che garantisce interventi a casa e attività ludiche. Bolzano ha una ricca ’estate anziani’. Ma la città che spicca per i soggiorni organizzati è Potenza: altissima la partecipazione. "Riceviamo molti riconoscimenti", racconta Rosamaria Salvi, che dirige i Servizi sociali e assistenziali: "Accompagniamo gli anziani alla scoperta di musei, siti archeologici, alle terme". Ma i servizi sono ancora esigui; la spesa bassa. " vero: servono più investimenti nei servizi tradizionali". Ma anche sui ricreativi, per Civicum, c’è da fare di più: l’amministrazione sovvenziona solo il 2 per cento degli anziani.