Mattia Bernardo Bagnoli, la Repubblica 04/05/2009, 4 maggio 2009
SECONDO CASO IN ITALIA: «E’ GIA’ GUARITO»
Mentre i casi d’influenza suina si moltiplicano nel mondo e gli scienziati, a turno, disegnano scenari apocalittici o minimizzano gli effetti dell’epidemia, due cose sole parevano al di là di ogni ragionevole dubbio: la malattia ha avuto origine in Messico e sono i maiali ad averla attaccata all’uomo. E invece no. Tutto il contrario. l’allevamento intensivo di stampo occidentale ad aver creato il «mostro» - così come la finanza troppo creativa ha prodotto la Grande Crisi che oggi sconvolge il mondo. L’A/H1N1, dunque, non è altro che il «titolo tossico» della grande industria alimentare capitalista.
L’ipotesi è scomoda, spaventosa e purtroppo più che fondata. Sono stati, infatti, i tecnici Usa del Centre for Disease Control a scoprire che il virus messicano deriva in realtà da una cultura individuata per la prima volta in Nord Carolina sul finire degli anni ”90. Non è un caso. «La Carolina settentrionale – spiega sul Guardian Michael Greger, della US Humane Society – ha il numero più alto di mega-centri d’allevamento di maiali di tutto il Nord America. Qui i virus influenzali hanno trovato un ambiente ideale per evolversi a velocità razzo e saltare le barriere naturali tra le specie».
Alto numero dei capi di bestiame, spazi angusti, norme igieniche spesso discutibili, continui trasferimenti dei maiali tra un centro e l’altro – in poche parole: l’applicazione del concetto di economia di scala agli esseri viventi – ecco la ricetta per una bella epidemia su scala globale. E ancora, non è forse un caso, sottolinea il Guardian, che la mega-fattoria messicana di La Gloria, il paesino da 3.000 anime epicentro dell’epidemia d’influenza suina, faccia in realtà capo allo Smithfield Foods, il colosso americano leader nella produzione di carne suina – 26 milioni di capi di bestiame abbattuti nel 2006 per un profitto di 421 milioni di dollari.
Al di là delle responsabilità dei singoli – la Smithfield ha negato ogni illecito nella fattoria di La Gloria e i test sui suoi maiali sono ancora in corso – restano le colpe imputabili a un intero sistema. Come per le banche. Anche i consumatori, peraltro, hanno le loro colpe. «Per anni la gente ha felicemente acquistato la carne a prezzi bassissimi così come ha preso soldi in prestito dalle banche senza preoccuparsi troppo delle possibili conseguenze», analizza Felicity Lawrence – l’autrice di «Non c’è sull’etichetta. Quello che mangiamo senza saperlo». A pagare il conto più salato, però, sono sempre i più deboli: i messicani, nel caso dell’influenza suina, i poveri, nel caso dei mutui sub-prime.
Ma non è tutto. A ben vedere, infatti, siamo stati proprio noi umani a contagiare per primi i maiali. «Fu nella pandemia del 1918 – scrive il Guardian – che il virus H1N1 passò dagli uomini ai suini». Per anni è rimasto relativamente innocuo. Ora, dopo decenni di sfruttamenti inferti al mondo animale al limite della natura, è tornato a bussare alla porta dell’homo sapiens con caratteristiche tutte nuove. Quanto letali è ancora presto per dirlo. «Certo è che, se continuiamo come niente fosse – conclude la Lawrence – i maiali potrebbero presto avere la loro vendetta. E se non sono i maiali saranno i polli».