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 2009  maggio 04 Lunedì calendario

UN GRUPPO GIGANTE PER CONVINCERE BERLINO


Un gruppo automobilistico da 80 miliardi di euro di fatturato, 160 mila dipendenti, una produzione da 6 milioni di vetture all´anno, 12 marchi presenti in tutti i mercati mondiali del settore.
Tutto sotto l´ombrello del Lingotto e, naturalmente quotato in Borsa. Sergio Marchionne molto probabilmente ci pensava da tempo a questa operazione, ma l´aveva sempre rinviata, come diceva lui, a tempi migliori. Oggi il progetto deve essergli sembrato maturo o, più realisticamente, deve aver capito che per poter rendere credibile la sua scalata alla Opel è necessario rimodellare la Fiat con un provvedimento che rafforza il ruolo dell´automobile.
Come si è arrivati a questa svolta che, in meno di tre giorni, si aggiunge alla conquista della Chrysler? L´ultima tappa è sicuramente quella di ieri mattina, con un consiglio di amministrazione straordinario, riunito d´urgenza al Lingotto nella quiete discreta di una calda domenica torinese. E´ una mossa alla Marchionne e sembrerebbe quasi a sorpresa. Forse lo è anche, ma non per i suoi più stretti collaboratori che nell´ultimo mese lo hanno visto all´opera su più fronti. Deve averla maturata nei giorni del negoziato di Washington e Detroit, quando ha capito che avrebbe chiuso positivamente il capitolo Chrysler. Più esattamente quando ha messo mano anche alla Opel rendendosi conto che in questo caso la strada sarebbe stata piuttosto in salita.
Se si è consultato lo ha fatto certo con poche persone. Fino quando, rientrato dall´America nella notte di giovedì, ha messo assieme i pezzi del nuovo progetto. Che ieri ha spiegato ai consiglieri prima di renderlo pubblico con un comunicato in cui si annuncia che la Fiat, se la fusione con Opel dovesse andare in porto, è pronta a valutare varie operazioni societarie, compreso lo spin off di Fiat Group Automobiles in una società quotata che ne unisca le attività con quelle di General Motors Europe. Che cosa vuol dire in effetti questa decisione al di là delle formalità del comunicato che le indica nell´obiettivo di «assicurare il migliore sviluppo strategico del settore automobilistico»?
La risposta sta nella scelta del tempo. Dello spin off dell´auto si parlava da alcuni anni, ma prima la crisi del Gruppo risolta con l´arrivo di Marchionne, poi quella più generale del settore ancora in corso, hanno sconsigliato a più riprese di procedere allo sganciamento del settore. I fatti degli ultimi due mesi hanno cambiato lo scenario e le prospettive del Lingotto. E naturalmente hanno impresso una forte accelerazione alla creazione di un grande gruppo dell´auto. Non è certo escluso che prima di fare questo passo siano stati presi in considerazione gli aspetti finanziari.
Una Fiat, alla guida del nascente nuovo colosso dell´auto, avrà certamente bisogno di risorse finanziarie e questo può avere consigliato la creazione di un meccanismo capace di assicurarle attraverso un grande gruppo quotato in Borsa. Un passaggio, questo, che potrebbe servire anche a convincere il fronte che ancora si oppone alla fusione con Opel. Al quale Marchionne vuole poter esibire una realtà in grado di stare in piedi da sola e che, nella descrizione fatta ieri al cda, risponde appunto alla nascita del nuovo gruppo dell´auto. In altre parole, se il progetto andrà in porto, si può immaginare la nascita di una Fiat uno e una Fiat due. La prima destinata a raggruppare tutte le attività auto; la seconda dovrebbe raggruppare CNH, Iveco, Magneti Marelli, Ferrari, Maserati, e gli altri rami che figurano nel bilancio del Lingotto: un insieme da 27 miliardi di euro.
Che ruolo ha avuto la famiglia Agnelli in questa decisione? Una «Fiat uno» strutturata solo sulle attività dell´auto è una svolta storica che propone anche l´ipotesi di una società un cui l´azionista storico possa rinunciare alla quota di controllo. Sicuramente si tratta di uno scenario che Marchionne ha disegnato dopo avere discusso con il vicepresidente John Elkann. Il quale nei giorni scorsi aveva adombrato questa possibilità.
I tempi? Il conteggio comincerà naturalmente dopo aver risolto la partita Opel. Marchionne avrebbe potuto anche aspettare prima di rendere pubblica questa decisione. Se ha scelto di uscire allo scoperto è perché ha capito che, in funzione degli appuntamenti dei prossimi trenta giorni sia sul fronte Chrysler (con le decisioni del giudice sulla bancarotta pilotata) sia su quello Gm, è necessario dare un segnale forte, dimostrare che Fiat è intenzionata a fare sul serio. Naturalmente dovrà onvincere anche la Borsa che, appena quattro giorni fa, ha accolto con scarso entusiasmo l´alleanza con Chrysler, e che oggi ha nuovi elementi per motivare il suo verdetto.