Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  aprile 27 Lunedì calendario

I SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI: «PAPAMOBILE POCO SICURA»


Giovedì mattina, città vecchia. Simula­zione del percorso papale. L’uffi­ciale di polizia che spiega, il gruppetto di giornalisti che ap­punta. Dal Santo Sepolcro, la so­lita folla di pellegrini. La strada che costeggia le mura fa un go­mito, è stretta, le macchine fati­cano a svoltare: «Ecco – dice il poliziotto ”, questo è uno dei punti critici. Qui, la papamobile non riesce a passare. Deve fer­marsi, fare tre manovre. Avanti e indietro. una cosa pericolo­sa, ne stiamo discutendo. Passò di qui anche Giovanni Paolo II, ma quella fu una visita meno problematica».

Ne hanno discusso e alla fine hanno deciso di parlare chiaro: niente papamobile. Il candido quattroruote che porta i pontefi­ci in giro per il mondo, agl’israe­liani non piace: «Ci opponiamo totalmente – lo Shin Bet, il ser­vizio segreto interno, fa uscire una dichiarazione su Haaretz – al fatto che Benedetto XVI si sposti con questo mezzo. Que­sta visita è un’operazione impor­tante e molto sensibile. Il percor­so è stato concordato fra il Vati­cano e le autorità di sicurezza. Ma alcuni luoghi sono più sensi­bili di altri».

Quali luoghi? Il consiglio di gabinetto della domenica ne ha discusso, la Santa Sede ne è sta­ta informata. Saranno schierati quasi diecimila poliziotti. Saran­no chiusi centinaia di negozi e d’uffici. Oltre a due passaggi «ri­schiosi » di Gerusalemme, a pre­occupare è la piazza di Na­zareth. Il programma vor­rebbe un Ratzinger in pie­di sulla papamobile: trop­po esposto, dice lo Shin Bet. Anzi: « proprio la vettura a essere inadatta, perché in quegli spazi po­trebbe essere colpito da un razzo».

L’allarme dura da settima­ne: a Nazareth, Benedetto XVI arriva in pieno 14 maggio, che è l’anniversario della Naqba, la cacciata dei palestinesi nel 1948, ed è ogni anno una data di scon­tri in tutta la Cisgiordania. I se­gnali non sono buoni: contro la visita del Pontefice, a Nazareth sono comparse scritte sui muri e l’imam della moschea Shihab a-Din, poco lontano dalla Basili­ca, è appena tornato dalla Mec­ca per diffondere velenosi libret­ti. «Né ahalan né sahalan», è l’anatema di Sheikh Nazem Abi Salim, ovvero non sei il benve­nuto: «Annunciamo che ci oppo­niamo a questa visita. Non può essere ben accetta una persona che ha offeso il Profeta, vuole convertire i musulmani del Dar­fur e dell’Indonesia, vuole l’ami­cizia dei macellai di Gaza!». An­che il ministro incaricato della visita, Stas Misezhnikov, un fe­delissimo di Lieberman, non ha aiutato a placare gli animi quan­do ha invitato il Papa a cancella­re un incontro col sindaco d’un villaggio arabo, Mazen Ghnani­ni, «perché è un noto amico e so­stenitore dei terroristi».

Il tempo è poco, per corregge­re. Prima dell’arrivo, almeno una questione si voleva fosse ri­solta: l’annosa disputa sul tratta­mento fiscale degli enti cattolici e sulla proprietà di luoghi santi come il Cenacolo. Ma la commis­sione israelo-vaticana che si riu­nisce da una vita, e si riunirà questa settimana, non fa che le­vare fumate nere. Un regalo, quello sì, è già pronto per la visi­ta: un microchip grande come una briciola di pane, ideato dal­la Silicon Valley israeliana. Ci hanno messo dentro tutte le Scritture. La Bibbia più piccola del mondo.