Francesco Battistini, Corriere della sera 27/4/2009, 27 aprile 2009
I SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI: «PAPAMOBILE POCO SICURA»
Giovedì mattina, città vecchia. Simulazione del percorso papale. L’ufficiale di polizia che spiega, il gruppetto di giornalisti che appunta. Dal Santo Sepolcro, la solita folla di pellegrini. La strada che costeggia le mura fa un gomito, è stretta, le macchine faticano a svoltare: «Ecco – dice il poliziotto ”, questo è uno dei punti critici. Qui, la papamobile non riesce a passare. Deve fermarsi, fare tre manovre. Avanti e indietro. una cosa pericolosa, ne stiamo discutendo. Passò di qui anche Giovanni Paolo II, ma quella fu una visita meno problematica».
Ne hanno discusso e alla fine hanno deciso di parlare chiaro: niente papamobile. Il candido quattroruote che porta i pontefici in giro per il mondo, agl’israeliani non piace: «Ci opponiamo totalmente – lo Shin Bet, il servizio segreto interno, fa uscire una dichiarazione su Haaretz – al fatto che Benedetto XVI si sposti con questo mezzo. Questa visita è un’operazione importante e molto sensibile. Il percorso è stato concordato fra il Vaticano e le autorità di sicurezza. Ma alcuni luoghi sono più sensibili di altri».
Quali luoghi? Il consiglio di gabinetto della domenica ne ha discusso, la Santa Sede ne è stata informata. Saranno schierati quasi diecimila poliziotti. Saranno chiusi centinaia di negozi e d’uffici. Oltre a due passaggi «rischiosi » di Gerusalemme, a preoccupare è la piazza di Nazareth. Il programma vorrebbe un Ratzinger in piedi sulla papamobile: troppo esposto, dice lo Shin Bet. Anzi: « proprio la vettura a essere inadatta, perché in quegli spazi potrebbe essere colpito da un razzo».
L’allarme dura da settimane: a Nazareth, Benedetto XVI arriva in pieno 14 maggio, che è l’anniversario della Naqba, la cacciata dei palestinesi nel 1948, ed è ogni anno una data di scontri in tutta la Cisgiordania. I segnali non sono buoni: contro la visita del Pontefice, a Nazareth sono comparse scritte sui muri e l’imam della moschea Shihab a-Din, poco lontano dalla Basilica, è appena tornato dalla Mecca per diffondere velenosi libretti. «Né ahalan né sahalan», è l’anatema di Sheikh Nazem Abi Salim, ovvero non sei il benvenuto: «Annunciamo che ci opponiamo a questa visita. Non può essere ben accetta una persona che ha offeso il Profeta, vuole convertire i musulmani del Darfur e dell’Indonesia, vuole l’amicizia dei macellai di Gaza!». Anche il ministro incaricato della visita, Stas Misezhnikov, un fedelissimo di Lieberman, non ha aiutato a placare gli animi quando ha invitato il Papa a cancellare un incontro col sindaco d’un villaggio arabo, Mazen Ghnanini, «perché è un noto amico e sostenitore dei terroristi».
Il tempo è poco, per correggere. Prima dell’arrivo, almeno una questione si voleva fosse risolta: l’annosa disputa sul trattamento fiscale degli enti cattolici e sulla proprietà di luoghi santi come il Cenacolo. Ma la commissione israelo-vaticana che si riunisce da una vita, e si riunirà questa settimana, non fa che levare fumate nere. Un regalo, quello sì, è già pronto per la visita: un microchip grande come una briciola di pane, ideato dalla Silicon Valley israeliana. Ci hanno messo dentro tutte le Scritture. La Bibbia più piccola del mondo.