Varie, 4 maggio 2009
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Franken Al
• New York (Stati Uniti) 21 maggio 1951. Comico. Politico. Senatore democratico. L’ufficializzazione della sua elezione, il 1° luglio 2009 dopo 8 mesi, 20 mila pagine di carte giudiziarie e almeno 11 milioni di dollari di spese legali, consegnò al suo partito la più forte maggioranza senatoriale dal 1978, portando a 60 il numero dei seggi alla Camera Alta e mettendolo teorica mente in grado di bloccare ogni tentativo di ostruzionismo dell’opposizione • «[...] un comico per tutta la sua vita professionale e nonostante ciò [...] preso più sul serio di un ex procuratore federale e senatore in carica (il repubblicano Norman Coleman) [...] dopo aver lasciato il programma televisivo che lo ha reso celebre Saturday Night Live Franken è diventato la nemesi della destra americana. Contro la quale si è scagliato senza mezze misure. O mezze parole. In un periodo in cui la sinistra e i liberal stavano sulla difensiva,con l’esuberanza e la mancanza di freni inibitori caratteristici del comico, ha lanciato con straordinario successo una sua personale campagna contro i portabandiera della destra. A Rush Limbaugh, il più famoso opinionista radiofonico conservatore d’America, ha dedicato il suo primo bestseller. Con un titolo che era tutto un programma: Rush Limbaugh è un maiale e un idiota. Ad Anne Coulter, la più nota opinionista televisiva della destra, ha dato della “rimbecillita”. E nel titolo del secondo bestseller ha condensato la sua visione complessiva della controparte politica: Balle e tutti i ballisti che ce le stanno raccontando - un analisi onesta ed equilibrata della destra americana. Il paragone con Beppe Grillo viene quasi spontaneo. Ed è stato fatto da alcuni media italiani. Ma seppur ragionevole, è improprio. Franken è infatti sceso in campo all’interno di uno dei due partiti dell’establishment. In uno Stato come il Minnesota, che nel 1998 aveva eletto governatore un goliarda ex campione di wrestling di nome Jesse Ventura, avrebbe potuto concorrere come indipendente. Invece ha scelto di seguire il percorso tradizionale, partecipando alle primarie del partito. E la sua campagna non ha previsto alcun “vaffa day”, ma tante ore a stringere mani e girare hamburger sui barbecue con gli elettori. Insomma, a parte qualche battuta estemporanea, Franken ha fatto campagna elettorale da professionista della politica. Tant’è che a Coleman non ha dato mai né del maiale né dell’idiota. Si è limitato a definirlo un “Bush-boy”. Che è risultato quasi peggio. [...]» (Claudio Gatti, “Il Sole-24 Ore” 30/4/2009).