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 2009  aprile 27 Lunedì calendario

I PIRATI SOMALI SULLA ROTTA DELLE SEYCHELLES


 la prima volta che i banditi del mare attacca­no un’imbarcazione così lon­tana dalla costa del Corno d’Africa (800 chilometri) e co­sì vicina al paradiso turistico delle Seychelles (325 chilome­tri). la prima volta che un attacco dei pirati somali vie­ne respinto a colpi d’arma da fuoco sparati da una nave non militare. Così il piroscafo da crociera italiano Melody con più di 1500 persone a bor­do (991 passeggeri, di cui 39 italiani, e 536 membri del­l’equipaggio, 95 connaziona­li) ha respinto sabato sera un tentativo d’arrembaggio da parte di sei pirati a bordo di un canotto. Raggiunta ieri da una nave militare spagnola, Melody sta navigando ora sot­to scorta verso la sua prossi­ma destinazione, Aqaba, il porto giordano sul Mar Ros­so, dove dovrebbe arrivare il 2 maggio.

Il comandante Tommaso Castellano, rappresentante della MSC a Mombasa, in Ken­ya, loda la bravura di Ciro Pin­to e spiega: «Finora i pirati hanno assalito 3 o 4 navi da crociera ma hanno sempre fal­lito. Infatti hanno una mura­ta altissima, anche 10, 15 me­tri, mentre invece quella dei mercantili, e specialmente delle petroliere, è molto bas­sa e quindi gli arrembaggi so­no più facili».

A Gibuti è semplice incon­trare militari di diversi Paesi. A parte francesi e americani, che qui hanno una base, ci so­no tedeschi, spagnoli, svede­si, greci, danesi, giapponesi, australiani, canadesi e perfi­no marinai che vengono da Singapore. Molti di loro am­mettono che non si aspettava­no un attacco pirata così lon­tano dalle coste somale. «Sembra una sfida. Ormai so­no in grado di colpire a un mi­gliaio di chilometri dai loro santuari in Somalia e noi non riusciamo a fermarli», am­mette un ufficiale tedesco. Mentre un suo collega ameri­cano ammette in italiano (vie­ne infatti da Aviano): «Pur­troppo il pattugliamento in mare non ha dato i frutti spe­rati. Gli arrembaggi sono au­mentati e i somali riescono a colpire quando e come voglio­no.

Certo non sempre riesco­no a sequestrare le navi, ma il solo fatto che ci tentino è pre­occupante ». Nelle acque del Corno d’Africa incrociano una cin­quantina di navi da guerra di una ventina di Paesi. L’Italia è presente con la fregata Mae­strale, giunta in zona a Pa­squa, il giorno dopo il seque­stro del rimorchiatore italia­no Buccaneer.

Negli ambienti militari gi­butiani si sussurra che i tede­schi stiano addestrandosi per organizzare un blitz per libe­rare le loro navi in mano ai bucanieri: «Preparare non vuol dire effettuarlo – pun­tualizza un ufficiale ”. Fa par­te dei nostri compiti».

Il Buccaneer è sempre anco­rato davanti ad Adado a una trentina di chilometri a ovest di Las Qorey e la situazione non sembra possa sbloccarsi in fretta. La richiesta dei pira­ti è esorbitante: trenta milio­ni di dollari. «I banditi – spiegano da Bosaso, il porto del Puntland (la regione auto­noma del Nord della Soma­lia) vicino a Las Qorey – so­stengono ancora che il rimor­chiatore stesse scaricando ri­fiuti tossici». Ipotesi che ha fatto alzare le quotazioni del­la nave. Ieri hanno preso posi­zione a bordo i due capi rico­nosciuti della tortuga di Las Qorey: Omar Baqalyo e Ali Dhalibah.