Umberto Eco, L’espresso, 30/4/2009, 30 aprile 2009
INVIATE ARISTOTELE
Una ricerca della McAfee, di cui hanno parlato tutti i giornali, ha appurato che il fenomeno dello Spam, e cioè dei messaggi indesiderati che ci vengono inviati per e-mail, produce un consumo di energia enorme. Un solo messaggio genera 0,3 grammi di biossido di carbonio, pari alle emissioni di un’auto che percorre un metro di strada. Pare che tutto lo spam in circolazione consumi 33 miliardi di chilowattora di energia ogni anno, il che equivarrebbe a quanto consumano tre milioni di automobili o due milioni e mezzo di abitazioni, da cui un effetto serra di 17 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Salto altri tecnicismi, e mi limito a osservare che lo spam, dunque, non si limita a essere una seccatura e spesso un modo per carpirci informazioni, ma influisce negativamente sulla nostra salute.
A quanto pare nessuna autorità al mondo è in grado di ridurre lo spam, e anche i filtri che alcuni di noi hanno attivato servono sino a un certo punto perché molti messaggi non richiesti passano attraverso le loro maglie e pare che lo spreco maggiore di energia consista proprio nell’aprirli o eliminarli manualmente.
Sono cose che fanno rabbia e uno pensa come può difendersi da solo. In mancanza di meglio, viene voglia di vendicarsi. Così mi è venuta una idea - e naturalmente mi attendo che centinaia di esperti mi rispondano dimostrandomi che è irrealizzabile o dannosa, e avverto che cestinerò queste lettere (considerandole spam), perché intendo solo lanciare una provocazione.
Dividiamo dunque coloro che ci mandano messaggi indesiderati tra seccatori industriali e seccatori artigianali. Immagino che i seccatori industriali abbiamo molti mezzi per neutralizzare la mia protesta, ma ci sono migliaia di seccatori artigianali, come quello che in un italiano dubitosissimo vi dice che avete vinto un premio e vi chiede i vostri dati, o il malese che ha ricevuto una eredità enorme che per qualche ragione non può ritirare e vi chiede di partecipare al cinquanta per cento al suo recupero, naturalmente inviando una certa somma come garanzia, eccetera eccetera.
I seccatori artigianali forse non hanno neppure la banda larga e non so se vi è capitato di ricevere da un imbecille un intero volume di seicento pagine, corredato di fotografie a colori, mentre non eravate a casa vostra collegato ad Alice o a Fastweb, ma in una stanza d’albergo o in un casolare di campagna, con il risultato che per scaricare quell’immondizia il vostro computer rimaneva bloccato per un’ora.
Ora a questo tipo di seccatori si può rispondere allegando la Bibbia di Gerusalemme. La trovate su http://www.liberliber.it/biblioteca/b/bibbia/index.htm e così come vi arriva è lunga 1.226 pagine e conta 11.574 KB. Ma se in due secondi la mettete a spazio 2 e corpo 20 arrivate subito a 6.556 pagine e a più di 14 mila KB. un bel malloppo, se avete la banda larga lo fate partire in pochi minuti e inoltre potreste far lavorare il computer di notte, ma se chi lo riceve non ha la banda larga sono guai. Se poi non solo io ma anche soltanto qualche centinaio di utenti facessero lo stesso, lo sciagurato sarebbe praticamente immobilizzato.
Lo so che così facendo contribuirei ad aumentare l’inquinamento. Ma se per caso, nel giro di qualche settimana, questa risposta convincesse una certa quantità di seccatori a desistere, alla fin fine il prezzo energetico pagato sarebbe inferiore al guadagno finale. E poi, pereat mundus, il piacere della vendetta non sopporta calcoli meschini.
Naturalmente con non molta fatica si potrebbe anche fare di meglio. Il facsimile dell’edizione 1551 di ’Retorica’ e ’Poetica’ di Aristotele, in Adobe, fa più di 37 mila KB e pari dimensioni ha la ’Summa Teologica’ in edizione bilingue. La ’Anatomy of Melancholy’ di Burton in Adobe fa circa 32 mila KB, ’I misteri di Parigi’ di Sue in edizione francese Adobe da solo fa 76.871 KB e quindi quasi sei volte la Bibbia. Che se poi avete una macchina efficiente e la fate lavorare di notte, potete spedire tutti i testi che ho citato, insieme.
Insomma, anche una organizzazione industriale che si vedesse arrivare alcune migliaia di Bibbie o di misteri di Parigi, qualche pensierino dovrebbe farcelo. Preciso inoltre che, per vedere quanto tempo mi occorreva, la prima Bibbia me la sono mandata al mio indirizzo. Non riuscivo a trovarla nella posta in arrivo e mi sono accorto che qualche sistema di filtraggio me l’aveva inviata automaticamente nella posta eliminata. Ma credo che il tempo di scarico sia stato lo stesso, e quindi il disturbo arrecato al destinatario sia ugualmente consistente.