Claudio Del Frate Cesare Zapperi, Corriere della Sera 1/5/2009, 1 maggio 2009
MILANO
Se a scuola fossimo stati sorpresi a tirare un aeroplanino di carta durante le lezioni, saremmo finiti davanti al preside senza tanti complimenti. Provate invece a far galleggiare in aria il vostro «origami» per 27 secondi e 6 decimi come è riuscito all’americano Ken Blackburn: l’«otto» in pagella non ve lo toglierebbe nessuno. Oggi e domani a Salisburgo oltre 250 concorrenti provenienti da 85 nazioni proveranno a battere il record di Blackburn nella seconda edizione del campionato mondiale per aeroplanini di carta.
Bisogna avere gli occhi di un bambino per appassionarsi al volo libero di un foglio «A4» sapientemente piegato; ma ci vuole la vena di follia di un miliardario per trasformare il gioco in una competizione planetaria. Inventore del campionato è infatti Dietrich Mateschitz, patron della Red Bull e lui stesso appassionato di aeroplani (quelli veri, però): la competizione si terrà all’Hangar 7 dell’aeroporto di Salisburgo, che non è un capannone qualsiasi ma lo scrigno in cui Mateschitz custodisce la sua collezione privata di velivoli d’epoca.
In rampa di lancio ci saranno anche i modelli di tre concorrenti italiani che nella città di Mozart sono approdati dopo aver superato rigide selezioni nazionali: Stefano Sbarra da Calusco d’Adda (Bergamo), Marino Brundu da Cagliari e Antonio Terrone da Napoli sono tutti studenti di ingegneria e gareggeranno nelle tre specialità in cui è suddivisa la «Red Bull paper wings cup» (lunghezza, durata e acrobazia). Sbarra, 21 anni, il più accreditato dei tre, ha un record personale comunque molto lontano sia dal 27 e 6 di Blackburn sia dai 63 metri coperti dall’aeroplanino Stephen Kriger, primatista mondiale di distanza.
«Ho un limite di 12 secondi di permanenza in volo - racconta Sbarra, studente al Politecnico di Milano - ma proverò a migliorarmi. Come è nata la mia passione? Tutto è partito da uno scherzo tra amici, in università, con il classico aeroplanino lanciato in volo in un corridoio. Poi ho provato ad informarmi e tramite internet ho scoperto che si svolgevano addirittura dei campionati. A fine febbraio mi sono presentato a Verona per provare l’avventura. E ne sono uscito vincitore. A quel punto ci ho preso gusto e la partecipazione ai campionati mondiali di Salisburgo è diventata obbligata».
Il segreto per imitare il sogno di Icaro partendo dal foglio di una fotocopiatrice è quello di saper azzeccare il baricentro del modello e di realizzare delle ali al tempo stesso ampie e leggere. Domanda: e la proverbiale «alitata» sulla punta che a scuola precedeva ogni planata tra i banchi ha qualche fondamento scientifico?
«Nessun fondamento - sentenzia Andrea Artoni, esperto di volo e giornalista – ma quel soffio mi ricorda il gesto di Dio che dà vita alle cose». Artoni, che di solito si occupa di «macchine volanti» ben più sofisticate, è a Salisburgo per seguire la «competizione più pazza del mondo» e ne è già affascinato. «Dietro ogni grande progettista di aerei – racconta - c’è di sicuro un bimbo che ha lanciato verso il cielo il suo pezzo di carta piegato».
Per quelli come Blackburn, invece, lo scherzo si è trasformato in qualcosa di molto serio: «Per realizzare il mio record nel ”98 - racconta - mi sono preparato nove mesi, lanciando aeroplanini di carta per due ore al giorno, sei giorni la settimana». Contento lui...
Claudio Del Frate Cesare Zapperi