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 2009  maggio 01 Venerdì calendario

ROMA – Una Mary Pop­pins formato condominiale. Arriva anche in Italia la Tage­smutter, letteralmente «mam­ma di giorno», cioè una ba­by- sitter che offre educazio­ne e cura a non più di cinque bambini di età prescolare (0-3 anni), presso il proprio domicilio, con orari flessibili

ROMA – Una Mary Pop­pins formato condominiale. Arriva anche in Italia la Tage­smutter, letteralmente «mam­ma di giorno», cioè una ba­by- sitter che offre educazio­ne e cura a non più di cinque bambini di età prescolare (0-3 anni), presso il proprio domicilio, con orari flessibili. Nulla esclude che possa trat­tarsi anche di un gruppo di mamme, residenti nello stes­so stabile, che decidano di or­ganizzarsi, secondo precise regole, un micro-asilo condo­miniale per i propri figli. L’idea del ministro delle Pa­ri Opportunità, Mara Carfa­gna, ha ottenuto ieri il via li­bera della Conferenza Sta­to- Regioni che ha approvato il decreto di finanziamento dell’iniziativa, e di altre simi­li, con una dote di 40 milioni di euro per il 2009. A breve, d’intesa con le Regioni, saran­no definiti i dettagli dei singo­li progetti a favore delle fami­glie. «Con l’introduzione del­le Tagesmutter – commenta il ministro – diamo facoltà alle madri di lasciare i figli in micronidi a due passi dall’am­biente di vita del bambino, curato da baby-sitter qualifi­cate in un ambiente controlla­to ». L’esperienza della «mam­ma di giorno» nasce in Svezia e Germania ed è già approda­ta sperimentalmente in alcu­ne Regioni italiane come il Trentino e il Lazio. Nella Pro­vincia Autonoma di Trento, ad esempio, sono stati finan­ziati corsi di 800 ore, riservati a donne con licenza di scuola media inferiore e con almeno 21 anni di età, che hanno por­tato all’acquisizione di un at­testato di qualifica professio­nale di Tagesmutter. Ma questo è solo l’inizio, perché per poter offrire un servizio di baby-sitteraggio presso il proprio domicilio, secondo le indicazioni offerte dal dipartimento del mini­stro Carfagna, bisognerà esse­re collegati con enti no profit o cooperative. Lo scopo è quello far lavorare la baby-sit­ter in rete con diverse figure di supporto come il pedagogi­sta, lo psicologo, il pediatra, sottoponendola a visite domi­ciliari per la verifica d’idonei­tà. Ciascuna Regione dovrà indicare i requisiti minimi del locale in cui l’attività do­vrà svolgersi, in termini di abitabilità (dimensioni, tem­peratura, attrezzatura). Compito del Dipartimento sarà quello di accordarsi con le Regioni per finanziare in maniera capillare su tutto il territorio l’avviamento di que­sti micro- asili, fornendo le ri­sorse per i corsi di formazio­ne ma anche per l’adegua­mento degli immobili e l’ac­quisto delle attrezzature. Tra le iniziative finanziate ieri, c’è anche l’elenco comu­nale delle baby-sitter e delle badanti: una sorta di albo cui potrà iscriversi solo il/la pro­fessionista che avrà ottenuto la relativa certificazione, avendo frequentato un corso di formazione. «Le badanti e le baby-sit­ter, per essere incluse nel­l’elenco, dovranno dimostra­re di avere le capacità e le competenze necessarie per svolgere quel delicatissimo la­voro », spiega Carfagna. L’obiettivo non è solo quello di creare un sistema di certifi­cazione ma anche quello di far emergere il «lavoro nero» svolto da queste figure e au­mentare l’occupazione fem­minile. Antonella Baccaro