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 2009  maggio 01 Venerdì calendario

ROMA – In Europa arrivano ogni anno cinquecentomila schiavi, in gran parte minorenni. La metà di quel milione di esseri umani che, se­condo l’Oim (Organizzazione interna­zionale per le migrazioni) ogni anno è oggetto di traffico criminale e ali­menta lo sfruttamento sessuale e la­vorativo

ROMA – In Europa arrivano ogni anno cinquecentomila schiavi, in gran parte minorenni. La metà di quel milione di esseri umani che, se­condo l’Oim (Organizzazione interna­zionale per le migrazioni) ogni anno è oggetto di traffico criminale e ali­menta lo sfruttamento sessuale e la­vorativo. Sembrano di un altro seco­lo i dati raccolti in una relazione dal Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) in una serie di audizioni di esperti e inviata ai presidenti di Camera e Senato. Dati che «non possiamo più ignorare» av­verte il presidente del comitato, Fran­cesco Rutelli, che ieri alla Camera ha denunciato: «Un numero crescente di bambine, bambini e ragazzi sono sfruttati da queste mafie. Dobbiamo liberarli». Nelle 110 pagine della relazione il fenomeno appare in tutte le sue rami­ficazioni. Per l’Oim sono 1 milione l’anno gli esseri umani vittime di trat­ta. A questo ritmo, l’Oil (Organizza­zione internazionale del lavoro) sti­ma che gli sfruttati del sesso e del la­voro nero abbiano raggiunto quota 12.300.000. L’Italia è meta e snodo delle rotte dei trafficanti. Nel 2007 ci sono state 1.267 le denunce per ridu­zione in schiavitù, 108 per acquisto di schiavi, 645 per sfruttamento della prostituzione minorile, 278 per tratta di persone. Le vittime vengono acqui­state o catturate, in Bielorussia e Mol­dova; in Europa Orientale (Ucraina, Bulgaria e Romania); nella regione Balcanica (Bosnia, Albania, Kosovo); in Africa (Niger, Ciad, Congo, Sudan, Somalia, Eritrea, Kenya, Angola, Ma­li, Nigeria, Senegal, Sudafrica); in Asia (Cina, Filippine, Thailandia, In­dia, Pakistan) e in Sud America (Brasi­le e Repubblica Dominicana). Alcune rotte sono ricorrenti. Dall’estremo Oriente si segue la via degli Urali, del Caucaso, per la Serbia, fino all’Alba­nia o all’Ungheria da dove si raggiun­ge il nostro Paese rispettivamente via mare o transitando per la Slovenia. Tre le rotte che passano per l’Egitto. Due portano in Libia: attraverso il de­serto, con un trasferimento a Tripoli per poi arrivare in Italia; oppure via mare su barche da pesca che transita­no per la Turchia o Malta e puntano dritto verso il nostro Paese o la Gre­cia. Il mercato degli schiavi crea un flusso di denaro illecito inferiore, per Rutelli, «solo a quello di droga e ar­mi ». Nella relazione viene citato il «modello» delle organizzazioni crimi­nali cinesi che grazie alla tratta usano risorse lavoro a costo zero inquinan­do la nostra economia. Il riciclaggio avviene spesso attraverso i money transfer che l’anno scorso hanno fat­to transazioni per 1,4 miliardi di eu­ro. Il maggior volume diretto in Cina. Rutelli riferisce le preoccupazioni Usa di una connessione tra la tratta e il terrorismo di matrice integralista. E chiede di istituire un organismo ad hoc e di introdurre il reato di danneg­giamento, soppressione, occultamen­to di documenti di identità e viaggio. Virginia Piccolillo