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 2009  maggio 01 Venerdì calendario

NAPOLI

Due righe di Pa­lazzo Chigi e la frase «lo cono­sco da anni, era l’autista di Craxi», riferita a Benedetto Le­tizia, il padre di Noemi, la ra­gazza bionda che chiama pa­pi Berlusconi e che domenica scorsa lo ha avuto ospite a sorpresa alla sua festa dei di­ciotto anni, scompare dalle di­chiarazioni del premier. L’ave­vano raccolta mercoledì tutti i giornalisti che erano al suo seguito in Polonia, ma la nota della presidenza del Consi­glio è netta: «Per precisione si rileva che il Presidente Ber­lusconi non ha mai detto che il signor Letizia fosse autista dell’on. Bettino Craxi, come riportato da alcune agenzie di stampa e giornali».

Che Benedetto Letizia non sia mai stato autista di Craxi l’avevano già chiarito in tanti l’altro giorno. Bobo Craxi per primo, e poi Giulio Di Dona­to, che di Bettino fu vicesegre­tario, e altri socialisti napole­tani che tra gli anni Ottanta e Novanta avevano frequenta­zione con il capo. L’altra novi­tà è che anche adesso, il no­me di Letizia non dice nulla a nessuno, nel Pdl napoletano. L’unico che lo conosce bene è un consigliere comunale elet­to a Secondigliano, il quartie­re di cui Benedetto è origina­rio, dove ha un paio di attivi­tà commerciali, e dove anco­ra oggi lo si vede quasi più spesso che a Portici, nono­stante la famiglia si sia trasfe­rita lì da circa due anni. Quel consigliere, però, non cono­sce Berlusconi e quindi non può averglielo presentato, e poi non ammette nemmeno l’amicizia con Letizia.

Non pare quindi essere nel­la politica il canale che avreb­be portato quest’impiegato comunale con la qualifica di commesso e una vicenda giu­diziaria alle spalle (accusa di peculato e concussione, e ar­resti domiciliari nel 1993) dal­la quale è uscito assolto in ap­pello, a diventare amico del premier tanto da parlargli al telefono e invitarlo alla festa della figlia (spiegazione di Berlusconi).

Capelli lunghi stretti in un codino, abbigliamento casual ma curato, borsa a tracolla, Domenico Letizia, classe 1959, la mattina timbra il car­tellino all’ufficio dove è stato assegnato dopo il reintegro, riceve gli incarichi per la gior­nata e poi va in giro per le se­di comunali sparse in città a ritirare e raccogliere docu­menti. Altri tempi rispetto a quando, nonostante la qualifi­ca di livello basso, dirigeva la segreteria del direttore del­l’assessorato all’Annona. Era­no gli anni precedenti l’arre­sto, e lui a quell’incarico di grande potere ci era arrivato da un’altra segreteria, quella dell’assessore Giovanni Grie­co, del Psdi, l’unico partito al quale Letizia sia stato legato ai tempi di Craxi e dell’asseri­ta (dalla moglie Anna) nasci­ta della sua amicizia con Ber­lusconi. Poi si fece ben volere molto anche dal direttore, Giovanni De Vecchi, che arri­vò a fidarsi di lui come di un intimo amico. Si frequentaro­no a lungo anche fuori dall’uf­ficio e poi finirono nei guai in­sieme (pure De Vecchi è stato assolto), accusati da un geo­metra che riferì ai giudici an­che di vicende personali ri­guardanti il direttore e il suo segretario.

Gli anni passati senza lo sti­pendio del Comune, Benedet­to Letizia li ha utilizzati per se­guire direttamente le due atti­vità messe in piedi a Secondi­gliano e intestate alla moglie: un chiosco per la vendita di giornali lungo il corso princi­pale del quartiere e, poco di­stante, un negozio di bigiotte­ria con edicola annessa. E se anche lui – come Noemi e la mamma raccontano di aver fatto - ha frequentato Berlu­sconi, non se ne è vantato con nessuno.

Fulvio Bufi