Bruno Ventavoli, La Stampa 1/5/2009, 1 maggio 2009
Succede così solo nei gialli che devono finire bene. Quando meno te l’aspetti. Dopo 40 anni di indagini concluse in nulla, arriva il colpo di scena che risolve (pare) il caso di «Zodiac», il killer che alla fine degli anni 60 uccise cinque persone in California
Succede così solo nei gialli che devono finire bene. Quando meno te l’aspetti. Dopo 40 anni di indagini concluse in nulla, arriva il colpo di scena che risolve (pare) il caso di «Zodiac», il killer che alla fine degli anni 60 uccise cinque persone in California. Due vittime gli sfuggirono per un pelo, mentre altri 37 omicidi furono più o meno iscritti nel suo curriculum. Ieri una bella donna, Deborah Perez, 47 anni, agente immobiliare di San Francisco, ha convocato una conferenza stampa per annunciare che l’assassino seriale più famoso e imprendibile della storia dopo Jack lo Squartatore, era suo padre. «Si chiamava Guy Ward Hendrickson - ha detto - ed è morto a 68 anni nel 1983». Di mitomani che in questi lustri hanno cercato di prendersi i meriti dell’assassino ne sono apparsi parecchi. Ma lei, serena, ha detto di poter provare tutto. Ha con sé un paio d’occhiali che dice appartenuti a una delle vittime, un tassista. E sostiene di poter decifrare i deliranti messaggi in codice che «Zodiac» spediva in giro per sfida, e che fecero ammattire poliziotti, crittografi, complottisti. Un paio di quelle macabre missive, anzi, le compose lei stessa, imbeccata dal genitore, usando lettere a timbro. Per completare il quadro, la donna, sostiene di aver accompagnato il paparino a un paio di delitti. «Avevo sette anni - ha detto - ho sentito degli spari, lui mi spiegava che erano petardi». Il primo delitto Nel dicembre ”68 David Arthur Faraday, 17 anni, e Betty Lou Jensen, 16 anni, decisero di andare a un concerto. Era la prima volta che uscivano insieme. Mentre erano in auto un uomo si avvicinò e li uccise a colpi di pistola. Senza motivo. Nel luglio’69, sparò ad altri due fidanzati; lei morì, lui si salvò. Il 1° agosto tre lettere quasi identiche, firmate «Zodiac», arrivarono a tre quotidiani californiani per rivendicare gli omicidi. Nelle buste c’era anche un lungo crittogramma di 408 caratteri (24 righe, 17 colonne) che, a suo dire, nascondeva l’identità. Per rendere più piccante il giochetto il killer chiedeva che la prima parte venisse stampata sulla prima pagina dei quotidiani, altrimenti si sarebbe adirato e avrebbe ucciso un mucchio di persone. Un po’ per impedirgli la carneficina, un po’ perché queste follie sono sempre piaciute ai media americani, venne accontentato. Di messaggi criptici e deliranti ne arrivarono ancora. In uno, parzialmente decifrato, l’assassino confessava di divertirsi un sacco ad accoppare sconosciuti, pratica più sollazzevole del sesso. Indorava la faccenda con un po’ di trascendenza: sosteneva che dopo morto sarebbe risorto in paradiso e tutte le sue vittime sarebbero diventate suoi schiavi. E mentre il mondo s’incendiava di rivoluzioni studentesche, di utopie marcusiane, lui continuò a lanciare sfide, spedire indovinelli e rebus, uccidendo malcapitati, trasformandosi in leggenda. Il suo copyright era sempre lo stesso, un cerchio con la croce dentro. Il mito nero Hollywood, ovviamente, si impadronì del mito squilibrato, filmandolo in parecchie versioni. La più cruda, forse, è «Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo», con Clint Eastwood nei panni di poliziotto duro e fascistoide. Sono usciti romanzi, libri, saggi, inchieste che hanno proposto soluzioni. C’è stato persino un cantante hip hop che ha scritto versi a lui ispirati. Intanto lo Zodiac vero non è mai stato trovato, anche se innumerevoli sono stati i sospettati. Su uno solo si è indagato veramente, con tanto di mandati. Ma i coltelli insanguinati che gli trovarono appresso erano serviti solo per sgozzare polli. E i successivi test del Dna, l’hanno scagionato definitivamente. La polizia continuò a brancolare nel buio. Non pochi furono i detective che si incaponirono fino all’ossessione, come nei racconti di Dürenmatt, per dargli la caccia. Inutilmente. Alla fine il killer vero, forse, si stufò, perché dopo il ”74 smise di mandare lettere. E probabilmente d’uccidere. Anche se di epigoni, nell’America esuberante di killer seriali, ne aveva spronati parecchi. Ora il colpo di scena. Deborah Perez dice d’aver capito che suo padre era il celebre psicopatico nel 2007, guardando la tv: l’identikit mostrato nel programma «American Most Wanted» somigliava come una goccia di sangue al genitore. Ha smanettato su internet e ha scoperto che le lettere mandate alla polizia erano state scritte anche da lei, bambina, come fossero temini. Suo papà era un carpentiere, uomo violento e di carattere non facile. Ma di maschi simili la provincia yankee è piena e così nessuno in famiglia aveva immaginato che combinasse quelle cose così orrende. Il dubbio Alla conferenza stampa dell’agnizione non ha portato fotografie del padre. Quindi, per il momento, il confronto con gli identikit in mano alla polizia da quarant’anni è rimandato. Oltre all’emozione e allo stupore c’è un po’ di scetticismo, perché nel corso del tempo un centinaio di persone hanno già sostenuto di conoscere l’identità dello «Zodiaco». Ma secondo l’avvocato, la donna ha tutte le prove per corroborare i racconti. Se non è la bufala di un’agente immobiliare in bolletta, Miss Perez ha trovato la stella giusta per affrontare la crisi dei subprime. Le prime vittime Le prime vittime di Zodiac furono Betty Lou Jensen (16 anni) e David Faraday (17 anni). L’assassino sorprese la coppia in auto, il 20 dicembre 1968, a Benicia, California. Zodiac sparò a Faraday un colpo alla testa e cinque alla Jensen, alla schiena, per fermarne la fuga. Le lettere Il 1° agosto 1969, quando le vittime sono ormai tre, altrettante lettere, per la prima volta firmate Zodiac, arrivano ai quotidiani Vallejo Times-Herald, San Francisco Chronicle e San Francisco Examiner. Zodiac dice di esser l’autore dei 3 omicidi e include su ogni lettera un terzo di un crittogramma. Zodiac dichiara il crittogramma nasconde la sua identità. L’omicida «inattivo» Nell’aprile del 2004 la polizia di San Francisco cataloga il caso come «inattivo». A Zodiac sono attribuiti 5 omicidi, l’ultimo nell’ottobre del ”69; l’assassino ne ha dichiarati 37.