Marino Bisso, la Repubblica 1/5/2009, 1 maggio 2009
ROMA - Non erano telefonate di lavoro ma personali e molto riservate. Per questa ragione Umberto Vattani, ex numero uno della Farnesina, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione
ROMA - Non erano telefonate di lavoro ma personali e molto riservate. Per questa ragione Umberto Vattani, ex numero uno della Farnesina, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione. La condanna per peculato è stata inflitta, lo scorso il 16 aprile. L´attuale presidente dell´Istituto per il Commercio Estero è accusato di aver usato alcuni cellulari di servizio per fare telefonate private, estranee all´attività d´ufficio, per migliaia di euro. La quinta sezione del tribunale di Roma, che gli ha concesso le attenuanti generiche, lo ha interdetto, inoltre, dai pubblici uffici per la durata pari alla misura della pena principale. I giudici hanno condannato a dieci mesi, (pena sospesa e non menzione), Bernardo Giuseppe Salaparuta, un dipendente della rappresentanza permanente a Bruxelles indagato per aver cercato di aiutare Vattani e per questa ragione finito sotto processo per falso e favoreggiamento. L´accusa di peculato, formulata dai pm Giuseppe De Falco e Angelantonio Racanelli, riguardava oltre duecento chiamate, per un totale di 52 ore, fatte ad alcune collaboratrici nel 2003 quando Vattani era a Bruxelles come capo della rappresentanza permanente d´Italia presso l´Unione Europea. «Attendiamo, in questo caso con particolare interesse, la motivazione - hanno commentato gli avvocati Franco Coppi e Osvaldo Fassari - perché riteniamo in punto di diritto la decisione non condivisibile perché, a nostro avviso, il fatto non costituisce il reato di peculato».