Giornali vari, 27 aprile 2009
Anno VI - Duecentosessantottesima settimanaDal 20 al 27 aprile 2009Paure L’ultima paura del mondo si chiama ”influenza suina”, un’epidemia che viene dal Messico, dove, nel momento in cui scriviamo (dieci del mattino di lunedì 27 aprile) ha fatto 103 morti
Anno VI - Duecentosessantottesima settimana
Dal 20 al 27 aprile 2009
Paure L’ultima paura del mondo si chiama ”influenza suina”, un’epidemia che viene dal Messico, dove, nel momento in cui scriviamo (dieci del mattino di lunedì 27 aprile) ha fatto 103 morti. Benché fuori dal Messico non ci siano al momento vittime e i casi segnalati non siamo molti, l’allarme è piuttosto alto: negli Stati Uniti (al momento una ventina di casi) è stata proclamata l’emergenza nazionale, il commissario europeo per la Salute vuole convocare una riunione dei ministri della Ue per elaborare un piano di resistenza continentale, ci sono quattro influenzati anche in Canada, dieci in Nuova Zelanda, sei in Spagna, ma nessuno nel resto d’Europa. L’Argentina ha proclamato lo stato d’allerta, Putin ha nominato una commissione ad hoc, in Asia cinesi e giapponesi garantiscono di aver fatto tutto quello che era necessario per evitare guai. In Italia non si segnala al momento assolutamente niente, se non la rinuncia ad andare in Messico di qualche decina di turisti che avevano già comprato il biglietto. Andare in Messico adesso è comunque sconsigliato. Tutte le autorità garantiscono che il nostro Paese è pronto e che, nel caso arrivasse qualche segnalazione, sarebbe affrontata senza problemi. Giorgio Palù, presidente della Società europea di virologia, ha detto che l’Italia «è bene attrezzata dal punto di vista della sorveglianza, organizzazione, rete di prevenzione e farmaci. Non c’è ragione di allarme». Avremmo 80 mila cicli di terapia in compresse e un milione di dosi spray di oseltamivir (Tamiflu) e zanamivir (Relenza).
Messico Il Messico è intanto completamente nel panico. Chiuse le chiese e sospese le messe, partite di calcio giocate senza pubblico, strade deserte o frequentate da rari passanti muniti di mascherina blu (ne stanno distribuendo a migliaia), famiglie tappate in casa. Nei taxi, sui giornali, nei blog si sostiene che gli ammalati sono molti più dei mille segnalati finora e anche i morti, stando alle voci che si susseguono senza sosta, sarebbero dieci volte quelli resi noti. Vero? Falso? L’allarme mondiale sembrerebbe alimentare le peggiori supposizioni, anche se Keiji Fukuda, numero due dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha detto che «il mondo non è mai stato così pronto ad affrontare una potenziale epidemia».
Pandemia La ”pandemia” è «un’epidemia pesante e largamente espansa a livello geografico» (Pregliasco). Il fatto che l’aviaria, la Sars e la mucca pazza si siano rivelate poca cosa, specie se raffrontate alla paura che avevano indotto, è a questo punto un pericolo: la gente potrebbe credere che tutte queste grida non corrispondano in realtà a niente, che servano solo a far fare affari d’oro alle case farmaceutiche. Non si può escluderlo, ma come escludere anche l’ipotesi contraria? Molti scienziati sono convinti che una grande pandemia, capace di provocare 2-300 milioni di morti, sia inevitabile entro il 2017 a causa della velocità con cui ci spostiamo sulla Terra – diffondendo subito ogni forma di contagio – e per via della forte capacità dei virus a mutarsi da una generazione all’altra. come se questi organismi fossero perennemente alla ricerca della formula giusta per agganciarsi al sistema-uomo e uccidere. Il virus messicano è una chimera, cioè una combinazione genetica di microorganismi provenienti da uccelli, da maiali e forse da esseri umani. L’influenza viene detta ”suina” non perché vi sia un pericolo a mangiare la carne di porco (nessun pericolo), ma perché il corpo del maiale, come gli scienziati hanno tante volte spiegato, si presta bene a far da incubatore per questi cocktail genetici: i suini infatti si lasciano infettare sia da noi che dagli uccelli. La provenienza messicana è perfino strana e potrebbe far supporre l’esistenza di un retroterra tenuto nascosto: la patria delle pandemie è sempre stata la Cina, con l’appendice del Sud-Est asiatico, posti dove la promiscuità tra uomini e uccelli è normale. Nel senso che in quei mercati si commerciano, per esempio, galline vive. In Cina ci sono 13 miliardi di polli e mezzo miliardo di maiali e il maiale è per i cinesi il piatto più prelibato (nel giugno 2007, essendo aumentati i prezzi della carne di maiale nello Shanxi, il premier Wen Jiabao corse sul posto a calmare le folle in tumulto).
Inoltre Altre cose da sapere sull’influenza: il rischio allarme è a livello 3 su 6 e potrebbe salire in settimana a livello 4 (la pandemia è conclamata ai livelli 5 e 6). Il virus è del tipo H1N1, la stessa famiglia di quello che nel 1918 infettò un miliardo di uomini, ammazzandone 50-100 milioni (spagnola), poi isolato nel 1930 e da allora più o meno innocuo. La sequenza genetica del virus attuale è stata letta quasi subito da un’équipe italiana. Margaret Chan, numero uno dell’Oms, ha detto una volta che «nessun intervento umano è mai riuscito a bloccare una pandemia». Si sa anche che nessun virus fino ad oggi si è mai estinto, cioè tutti i virus apparsi sulla faccia della Terra dal tempo dei tempi sono tuttora operanti. Quello dell’aviaria gira dal 1950 (e continua a girare).
Chrysler Sull’affare Chrysler c’è per ora il sì dei sindacati sia canadesi che americani, ma manca ancora l’assenso della banche. Piuttosto: la Fiat, dopo aver acquisito la casa americana, potrebbe allargarsi alla tedesca Opel, fatto che ha provocato l’ira del commissario europeo all’Industria, il tedesco Günther Verheugen: «Mi chiedo dove questa società altamente indebitata trovi i mezzi per portare avanti allo stesso tempo due operazioni di questo genere». General Motors, padrona di Opel, sarebbe pronta a regalare l’azienda a chi fosse disposto a investire, e secondo Spiegel l’affare con Fiat è cosa fatta, con un assenso di massima anche del governo. I problemi sono due: l’ingresso dei torinesi porterebbe di sicuro a tagli di personale, perché le due aziende si somigliano e le sovrapposizioni sarebbero parecchie (per esempio: Fiat Punto e Opel Corsa montano lo stesso pianale). Il capo dei sindacati tedeschi, Klaus Franz, è dunque contrarissimo all’operazione. Verheugen, socialdemocratico, risente di sicuro di questa obiezione sociale. Ma c’è probabilmente anche un elemento nazionalistico: i tedeschi, innamorati del Belpaese al punto che la Merkel, appena ha un giorno libero, scappa a Ischia, hanno poi ben poca considerazione per il nostro sistema, vuoi sotto il profilo istituzionale che sotto quello economico-imprenditoriale. Vedersi arrivare gli italiani in casa è un boccone difficile da digerire.
Debiti A proposito, il Fmi prevede entro il 2010 un debito pubblico tedesco superiore a quello italiano (2130 miliardi contro 1930) anche se più basso in percentuale rispetto al Pil (87 a 121). In generale il debito di Eurolandia è esploso e i vari paesi lo affrontano con emissione periodiche di titoli (tipo Bot). Isabella Bufacchi, sul Sole 24 Ore, ha scritto che «ogni maxi-asta in Germania, Italia e Francia e qualsiasi emissione di bond governativi irlandesi, greci, belgi, spagnoli, portoghesi viene ora più che mai seguita con attenzione maniacale. I trader sono pronti a captare qualsiasi segnale, nel timore che il sovraffollamento dell’offerta di titoli sia tale da compromettere la capacità di uno Stato di rimborsare i titoli in scadenza o di finanziare deficit».
25 aprile Berlusconi ha celebrato per la prima volta il 25 aprile sostenendo che si tratta non tanto della festa della Liberazione, quando della festa della Libertà. Ha poi aggiunto: «Dobbiamo ricordare con rispetto tutti i caduti». L’ingresso del Cavaliere e del centro-destra nel tempio della Resistenza ha suscitato sconcerto tra gli avversari. Mossa le cui ragioni e i cui effetti dovranno essere valutati col tempo.