Massimo Gaggi, Corriere della sera 28/4/2009, 28 aprile 2009
LA FED E’ PRONTA A SIMULARE I TASSI SOTTO ZERO
Tassi d’interesse negativi? Tassare la liquidità? Sembrano proposte dell’altro mondo. E, probabilmente, lo sono. Ma viviamo tempi straordinari nei quali alcune fertili menti si spingono a pensare anche l’impensabile. Qualche giorno fa è toccato a Gregory Mankiw, ex capo dei consiglieri di George Bush alla Casa Bianca, ora ad Harvard. Il «cavallo» dell’economia «non beve»? L’unica, per invertire la spirale recessiva, ha scritto l’economista sul «New York Times», è forzare gli operatori a investire, a spendere. Come? Per spingere la gente a ricorrere al credito, in genere si riduce il suo costo. Ma i tassi della Federal Reserve sono già scesi a zero, gli strumenti monetari tradizionali sono esauriti. Che fare? Abbassiamo ancora i tassi, fino a renderli negativi, propone provocatoriamente Mankiw: «Diciamo a chi si fa prestare oggi 100 che domani dovrà rimborsare solo 97». Già, ma nessuno presta soldi a chi promette un interesse negativo: meglio tenere le banconote nel materasso. O spendere tutto subito.
L’economista, nell’articolo pubblicato qualche giorno fa, riconosce di muoversi su un terreno estremamente scivoloso, ma osa: «Spingere a spendere di più in tempi normali è molto pericoloso, ma oggi servirebbe ». Quanto a prestare soldi per un interesse negativo, la cosa, in sé improponibile, diventa possibile se si introducono forme di tassazione della liquidità. Provocazione per provocazione, Mankiw cita proposte dei suoi fantasiosi studenti di Harvard, come quella di togliere valore legale a tutte le banconote che finiscono con un certo numero di serie: una su dieci, equivalente a una tassa del 10 per cento sulla liquidità. Un risparmiatore, ragiona l’economista che ha lavorato per un presidente che si proclamava ferocemente antitasse, scoprirebbe improvvisamente di essere interessato a prestare il suo denaro a un interesse del -3% se in questo modo potesse evitare una tassa del 10% sul suo denaro.
La rocambolesca proposta di Mankiw è stata ben presto archiviata come la provocazione di una mente accademica: tassi negativi e tasse sulla liquidità, che, pure, sono stati discussi seriamente in Gran Bretagna, negli Stati Uniti provocherebbero sommosse.
Ieri, però, il discorso è stato riaperto dalla pubblicazione di uno studio interno degli economisti della Banca centrale americana. Secondo questa analisi, la Fed, per stimolare in modo efficace l’economia nelle attuali condizioni del mercato creditizio, dovrebbe poter offrire credito a un tasso del meno 5 per cento. A differenza di Mankiw, lo staff dell’Istituto federale non ipotizza tasse sulla liquidità: riconosce che una banca centrale non può tagliare i tassi d’interesse al di sotto dello zero, ma propone alla Fed, che terrà oggi e domani il suo vertice primaverile sulla politica monetaria, di sviluppare «politiche creditizie non convenzionali» per far arrivare al sistema economico stimoli equivalenti a quelli che verrebbero prodotti dal denaro prestato al meno 5%.
Quali? Dettagli sulle proposte ne sono stati forniti pochi. Si sa che viene giudicato opportuno un acquisto di «asset» finanziari che vada molto oltre l’investimento in titoli del Tesoro a lungo termine effettuato nei mesi scorsi dalla Fed. Gli esperti pensano poi che Bernanke dovrà tenere i tassi a quota zero per almeno due anni e che gli operatori sarebbero incoraggiati a spendere se una scelta di questo tipo fosse resa esplicita.
L’odierno vertice della Fed, comunque, non adotterà misure dirompenti. Al massimo i governatori apriranno una discussione con Bernanke su eventuali misure «non convenzionali» da assumere nei prossimi mesi se non arrivasse l’attesa svolta congiunturale.