Tiziana Platzer, La Stampa 28/4/2009, 28 aprile 2009
Ammonta a 50 mila euro l’assegno consegnato da Walter Ceresa, presidente di «Io sto con il Regina Margherita», al direttore generale dell’ospedale
Ammonta a 50 mila euro l’assegno consegnato da Walter Ceresa, presidente di «Io sto con il Regina Margherita», al direttore generale dell’ospedale. E’ il frutto di quanto raccolto dalla onlus che promuove lo sviluppo dell’Infantile. Il denaro servirà a finanziare l’acquisto di un monitor e di una centralina di collegamento per l’Osservazione breve intensiva (Obi) in pronto soccorso. Ceresa ha garantito il sostegno di «Io sto con il Regina Margherita» anche per il prossimo obiettivo: realizzare sei stanze di terapia semi-intensiva, sempre per il dipartimento di emergenza.Si sbraccia, ancora un po’ e salta sul palco il ragazzo alto con lo chignon, «Luciana, Luciana, dai, una foto con noi». Lei si ferma, cerca di capire cosa vuole lo scatenato fan, e poi prima di sparire dietro le quinte dice di sì. «Se mi riesce la fotografia poi mi dite quanti punti vale» fa soddisfatto il giovine agli amici, e sparisce nella speranza che nessuno lo fermi sulla via dei camerini. In fondo, anche per una che difficilmente si consegna al pubblico come la Littizzetto, ieri pomeriggio era difficile negarsi. Fabio Fazio Il teatro Carignano colmo in ogni posto, nella piazza almeno un migliaia di persone in sit in davanti al mega schermo per seguire il suo incontro «Dentro la fabbrica della satira», il ciclo curato e condotto da Giovanna Zucconi all’interno di «Biennale Democrazia»: e a scorrere i volti, tanti, tantissimi giovani. Nelle prima file, che per guadagnarle saranno costate sicuro più di un’ora di attesa in coda, quindicenni, compagni di classe: hanno l’idea che la comica li possa illuminare con qualche bordata imperdibile sull’attualità, come capita dallo studio di Fazio. Seduti nel salotto dello spettacolo accanto alle signore, che della Littizzetto sono fedeli telespettatrici, «è sempre un piacere ascoltarla, dice le cose come le pensa la gente» commentano. Silvio Berlusconi Il primo quarto d’ora scorre nel gioco delle poltrone bianche scivolanti, «al quarto giorno ti spuntano le ventose nel sedere» buttà lì la Littizzetto alla Zucconi, e poi decide che per un po’ sta più comoda seduta direttamente sul palcoscenico. La prima domanda sorge spontanea: «Ma come minch.. e straminch.. ti vengono?», e per chiarezza la Zucconi specifica: «Come fai ad avere l’immagine "Essere un culo in un mondo di cetrioli"»?. Eh, mica facile da spiegare, sorride la Litti: «Per far ridere devi usare dei carichi forti. La risata è fatta di parole, di suoni. Poi non è che si impara a essere stupidi, si nasce così». Il duetto è sui toni lievi, «molto minimalisti, diciamo hi-tech, quelli di un ippopotamo che vola», e da questa versione la comica apre ad altri toni, quelli urlati del piccolo schermo: «Non è più previsto da nessuna parte il dissenso. Ovunque si litiga, si urla. Ma io da un politico voglio sentire cose intelligenti, voglio che mi spieghi cosa accade. La scema la faccio già io». Applausi. «La gente ha fame di pensieri. Questa democrazia è finta: prendiamo il referendum: perché non ci spiegano cosa andiamo a votare?». Altra domanda della Zucconi: «Su cos’è che non riesce a far ridere»? «Sulla morte. Il dolore resta un argomento limite». GIOVANNA ZUCCONI Virata diretta su «Che tempo che fa»: «Come prepari i tuoi interventi? Quanto c’è di improvvisazione e di copione?» domanda la conduttrice. «Improvviso al 40 per cento. Cerco le notizie che mi fanno ridere, spesso le trovo fra quelle scientifiche, e comunque le trovo leggendo i quotidiani e navigando molto su internet. E Fabio non sa mai cosa dirò». La Zucconi annuisce. «Appena arrivo in studio lui comincia ad agitarsi. Poverino, è un brav’uomo sul serio, di quelli che ti aprono la portiera dell’auto. E’ angosciatissimo, e appena si spengono le telecamere comincia a dirmi: "Ti querelano, domani ti querelano"». Si solleva la questione della sua volgarità. «Legittimo, ma basta cambiare canale. Io non manco mai di rispetto alle persone, e chi si arrabbia è sempre per i contenuti». «E Napisan, come lo hai visto qui a Torino?». «Infaticabile. Uno dei pochi sani della politica». «E Berlusconi, che oggi ha definito il 25 aprile il giorno delle libertà?» Respira profondo la Littizzetto: «E’ la democrazia. Io non l’ho votato, ma se facesse qualcosa di buono, ne sarei contenta. Se lo facesse». [28-04-2009]