Maria Laura Rodotà, Corriere della sera 28/4/2009, 28 aprile 2009
E LA BIGNARDI DIVENTO’ LA NUOVA ICONA «CATTIVA»
Abbasso la Bignardi, ha ragione la Bignardi, riguardiamo la Bignardi su Youtube. E riparliamone. La Bignardi era «particolarmente arrogante, impreparata e volutamente provocatoria» mentre intervistava Renato Brunetta a L’Era Glaciale su Raidue, si legge in uno dei tre miliardi di interventi online sul battibecco televisivo. No, «Bignardi è stata brava a reagire con compostezza, io sarei caduta nella trappola sapendo di caderci e gli avrei dato una tega sul ghigno e via», , si sostiene nell’intervento tre miliardi e uno. Il video è da giorni in testa alle classifiche dei più cliccati.
Sono nove minuti di battutine tra un ministro già molto visibile e una conduttrice apparentemente di nicchia (seconda serata, share del 14 per cento). Ma il pubblico continua a litigare. E Bignardi, partita avendo torto – aveva chiamato il sindacalista Giacomo Brodolini «Brandolini», e non sapeva chi fosse – sta uscendo dall’improbabile minirissa come icona femminile anomala. Anzi normale: «Forse si ritrovano in me delle donne normali, che lavorano tanto e crescono dei figli, come me», minimizza Daria Bignardi in persona; e forse anche a loro viene voglia di fare domande perfide come fa lei, con voce da dopocena, con l’aria di chi non maneggerebbe mai un mitra ma infilza con una forchetta. Le interviste tv – è a quota 400 – sono la cosa che le viene meglio; però dopo il caso Brunetta si sente un po’ «come un gatto spiaccicato ». L’altro maschio italiano rappresentativo della puntata di venerdì scorso, Fabrizio Corona, le ha ingentilito la serata dicendo che se facesse una vita tristanzuola come la sua (di Bignardi) «si sparerebbe»: «Ma lì ho riso, e credo sia l’unica cosa sincera che abbia detto in tutta la chiacchierata».
In compenso, «mi dispiace di aver ferito la sensibilità del ministro, per lui Brodolini era una persona cara». Certo, «può darsi che abbia fatto impressione vedere una signora che dice a un ministro ’sa che lei è antipatico?’. Gliel’avesse detto, mettiamo, Enrico Mentana, nessuno si sarebbe stupito ». D’altra parte, la sua tecnica da intervistatrice passivo- aggressiva l’ha resa un caso a parte tra le conduttrici della tv italiana; nei programmi su libri di Canale 5 (sì, ce n’erano, e lei si fece notare), nel Grande Fratello 1 e 2 (la presentatrice laureata e minimal diede un tono all’ambiente), e poi nei programmi «suoi», Le invasioni barbariche (memorabile un duetto con Barbara Palombelli, senza smettere di sorridere si dissero di tutto) e ora L’era glaciale. «Ma io non mi sento cattiva! Parto sempre con pregiudizi positivi verso l’intervistato. Spesso non l’ho mai visto prima che entri in studio, faccio quattro interviste a puntata e gli ospiti entrano quando sono già in onda. E poi sì, a volte mi esce la zampata, è di famiglia. Mia madre, quella di cui parlo nel mio romanzo ’Non vi lascerò orfani’, diceva sempre ’voi Bignardi siete delle bestie, cattive ed egoiste’. Non so, per me rimango un’emiliana schietta, quando stavo a Ferrara volevo diventare una professoressa di lettere, poi sono venuta a Milano, per anni sono stata una delle mille precarie da ottocento battute a pezzo. Ho cominciato a fare tv per caso, chiesero a Gianni Riotta che mi aveva avuto come redattrice a Milano, Italia di segnalare una ragazza adatta ai collegamenti esterni, e alla fine eccomi qui».
Con una vita non da spararsi, qualche soddisfazione la dà. Bignardi ha un marito (Luca Sofri), due figli (Ludovico ed Emilia, 12 e 6 anni), un programma di cui si parla, una rubrica su un settimanale, un blog, un romanzo di successo che va in giro a presentare nei ritagli di tempo. «Non sono cose che ho programmato, mi sono capitate. Sono ambiziosa? Forse lo ero a trenta, trentacinque anni, ora vorrei lavorare meno». E prepotente? Quanto è difficile per una donna italiana ammettere di essere prepotente? Parecchio; «Beh, insomma diciamo che mordo il freno, che voglio sempre fare come dico io. Se una vuole vivere come vuole e fare quel che vuole, con una dose di prepotenza a volte ci riesce» (Bignardi saluta, va a preparare altre interviste; il 90 per cento degli intervistati «non li ho più visti e forse non li rivedrò mai più», intanto è tutto online, così si rilitiga).