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 2009  aprile 28 Martedì calendario

LA PESTE E LO SMOG, I QUATTRO SECOLI DI MASCHERINA


Era una maschera di cuoio o di cartapesta con un lungo becco riempito di spezie e di sostanze medicamentose: con quella ad­dosso, i medici della peste, nella Venezia del 1600, visitavano gli ammalati, senza nemmeno toc­carli, ma sollevandone le vesti con una lunga bacchetta di le­gno. Così i dottori dell’epoca spe­ravano di difendersi dal conta­gio, quando nemmeno sapevano da dove venisse la malattia o se, come argomentava Don Ferrante nei Promessi Sposi, esistesse davvero.

Oggi si sa subito dove nasce un’epidemia, da quale agente è provocata, con quali farmaci e vaccini può essere combattuta. Ma la maschera, anzi la mascheri­na, senza più il becco, ma aderen­te a naso e bocca e con filtri sem­pre più sofisticati, rimane il sim­bolo della difesa contro le epide­mie. Lo è stata ai tempi della spa­gnola, come mostrano le foto di archivio, lo è ridiventata con la diffusione della Sars e la minac­cia dell’aviaria e adesso ritorna con l’influenza suina.

 una difesa di prima linea effi­cace, dicono i ricercatori dell’Uni­versità di Sydney sulla rivista Emerging Infectious Diseases: la mascherina rende quattro volte più resistente, al contagio da vi­rus respiratori, chi la indossa.

«I virus dell’influenza però – commenta Alessandro Zanetti di­rettore dell’Istituto di Igiene al­l’Università di Milano – sono pic­coli e superano facilmente i filtri.

Le mascherine più efficaci sono quelle da laboratorio, che noi usiamo quando studiamo virus molto pericolosi. Ma con quelle si fa fatica a respirare».

Sì, perché le mascherine mo­derne sono nate prima nelle sale operatorie, poi sono entrate nei laboratori e nelle corsie degli ospedali.Perarrivare,infine,alla portataditutti.Acquistabilian­che in Internet. Per i chirurghi so­no una barriera per ripararsi da schizzi di sangue o di liquidi bio­logici quando operano, per i mi­crobiologi sono una difesa perso­nale obbligatoria quando manipo­lano agenti letali (come il virus dell’Aids), per certi malati, tra­piantati o immunodepressi, sono un filtro contro tutti i germi, an­che quelli più innocui che, nel lo­ro caso, possono essere mortali. Per moltissime persone, che non è difficile incontrare nella vita di tutti i giorni, la mascherina è di­ventata via via uno strumento sa­lutistico anti-smog (e come tale anche un simbolo per gli ambien­talisti che ne hanno infilate oltre un centinaio sulle statue di Roma in un blitz del giugno scorso) e anti-allergia (perché un modello da poco in commercio sarebbe in grado di filtrare acari e pollini), oltre che anti-infezione in perio­do di allarme-pandemia influen­zale. E, in tutte le situazioni di emergenza, dall’11 settembre al terremoto dell’Aquila, le masche­rine, usate contro le polveri, sono diventate un simbolo «rassicuran­te », indossate anche dai politici.

Adriana Bazzi