Sergio Romano/Augusto Forte Deaglio Corriere della sera 28/4/2009, 28 aprile 2009
STATI UNITI
Quell’oro alla patria-
Caro Romano, come lei ha ricordato, il fascismo lanciò l’appello di dare l’oro alla patria che ne aveva disperato bisogno. Si trattò di donazioni che gli italiani fecero volontariamente o ci fu qualche pressione o qualche minaccia da parte del regime? Quali furono le sanzioni per chi si teneva l’oro? Negli Usa due anni prima, il 5 aprile 1933, venne firmato da Roosevelt l’Executive Order 6102 con il quale venne imposto a tutti gli americani di consegnare tutto l’oro alla Federal Reserve. Finirono nei forzieri della banca centrale lingotti, monete e tutto l’oro che non era utilizzato per scopi professionali, furono esentati da questo, ad esempio, i dentisti. Chi trasgrediva rischiava una sanzione di 10.000 dollari (l’equivalente ai giorni nostri di 160 mila) e fino a 10 anni di carcere. Possibile che il fascismo sia riuscito a ottenere tutto questo contando solo sul buon cuore degli italiani?
Augusto Forte Deaglio
augusto0000@libero.it
Il caso italiano e quello americano sono molti diversi. Il decreto di Roosevelt fu motivato dalla grande crisi bancaria che aveva colpito gli Stati Uniti e prevedeva che il proprietario venisse compensato con una somma «equivalente in moneta metallica o biglietti di banca emessi secondo la legislazione degli Stati Uniti». In Italia si trattò di un dono, certo sollecitato ma offerto spontaneamente da centinaia di migliaia di italiani. Furono raccolti 33.622 kg. d’oro e 94.473 d’argento.