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 2009  aprile 28 Martedì calendario

Referendum / 1- Sul Corriere di ieri Pierluigi Battista avanza delle perplessità sul referendum. Sulla data il Comitato promotore avrebbe sbagliato: insistendo sui costi avremmo delegittimato l’importanza del referendum

Referendum / 1- Sul Corriere di ieri Pierluigi Battista avanza delle perplessità sul referendum. Sulla data il Comitato promotore avrebbe sbagliato: insistendo sui costi avremmo delegittimato l’importanza del referendum. La democrazia, infatti, costa. Ma la questione non è in questi termini. Assai prima del tragico terremoto abbiamo contestato la volontà di non abbinare il referendum alle europee. Il primo argomento è che non esistono ragioni per costringere gli elettori ad andare a votare due volte quando lo possono fare una sola. Ci è stato detto che avremmo voluto falsare il quorum: ciò sarebbe fondato solo se dall’abbinamento discendesse la costrizione a votare comunque anche per il referendum. Ma qualunque elettore può rifiutarsi di ritirare la scheda. La costituzione, quando ha previsto il quorum, non intendeva tutelare l’astensionismo inerziale e passivo. Scorporare il referendum dalle europee significa scegliere una precisa gerarchia di valori, per cui conta e va tutelato maggiormente l’astensionismo passivo, piuttosto quello consapevole,o invece proprio la volontà di partecipare. Contestiamo questa idea per ragioni di civiltà istituzionale. Gli italiani non votano da sonnambuli. Quanto agli sprechi, che la democrazia costi non significa accettare spese inutili quando non c’è ragione istituzionale o costituzionale per farlo. Ben quattro presidenti emeriti della Consulta hanno affermato la costituzionalità dell’abbinamento. Venendo al merito del referendum, con questa legge elettorale si sta affermando un’idea di democrazia in cui i cittadini scelgono soltanto i simboli di partito e non le persone, in cui gli elettori sono ai margini dei processi, perché tanto a tutto pensano le segreterie di partito. Un’idea, cioè, in cui la partecipazione è un disturbo. Come non vedere una continuità tra questa cultura antipartecipativa nelle elezioni e la scelta di ostacolare la partecipazione al referendum? Questo è il nodo della questione. Per questo abbiamo promosso questo referendum, che interroga ciascuno su una questione cruciale: che tipo di democrazia vogliamo? Anche se, tecnicamente, non possono eliminare le liste bloccate, i quesiti colpiscono però lo sconcio delle candidature multiple o delle candidature civetta, con parlamentari di fatto nominati addirittura dopo le elezioni. Nessuno può negare che l’importante scelta di semplificazione del quadro politico avvenuta in occasione delle ultime elezioni sia stata preparata proprio dall’iniziativa referendaria. Purtroppo, però, nessuno ci assicura che quella, che non è stata compiuta fino in fondo, sia una scelta irreversibile, anche perché le coalizioni continuano a sopravvivere. La prova di quanto possano ancora oggi la «micro-tirannia» e l’«immenso potere di ricatto» di cui parla Battista, è proprio il diktat della Lega sulla data del referendum. Un partito dell’8% che, minacciando la crisi di governo, si è imposto alla volontà maggioritaria del Paese e alla disponibilità manifestata dal 92 % delle forze parlamentari di abbinare europee e referendum. Purtroppo il potere di ricatto esiste ancora, e lo vediamo ogni giorno sulla nostra pelle. Giovanni Guzzetta, Mario Segni