Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  aprile 27 Lunedì calendario

La sincronizzazione delle onde ad alta frequenza (40 hertz), prodotte da un particolare tipo di neuroni, influisce sulla capacità di elaborare, memorizzare e considerare le informazioni

La sincronizzazione delle onde ad alta frequenza (40 hertz), prodotte da un particolare tipo di neuroni, influisce sulla capacità di elaborare, memorizzare e considerare le informazioni. possibile persino quantificare i "bit” di dati che vengono ”processati” dal cervello a seconda del grado di sincronizzazione. Lo hanno scoperto i ricercatori della Stanford School of Medicine, confermando che a produrre queste onde sono solo le cellule che sintetizzano la proteina parvalbumina. E se non bastasse, gli studiosi sono anche riusciti a indurre i neuroni (di topi) ad attivarsi a comando, illuminandoli con impulsi laser. Ne sono usciti due studi, uno pubblicato su Nature insieme ai ricercatori del Mit, l’altro su Science. Il campo è quello dell’optogenetica, un nuovo approccio che combina l’ingegneria genetica con la fisica ottica, e consente di manipolare con la luce l’attività di singole cellule. Per rendere i neuroni sensibili al laser, gli scienziati li hanno modificati geneticamente in modo che producessero una proteina fotosensibile, la channelrodopsina-2. Le cellule così modificate hanno mostrato di reagire agli impulsi di luce laser ad alta frequenza dando origine alle onde gamma, che si rilevano durante la percezione degli stimoli esterni, le fasi di apprendimento e di memorizzazione e quando viene chiamato in causa ciò che chiamiamo coscienza. ”Abbiamo dimostrato per la prima volta che è possibile indurre uno stato cerebrale attivando in modo selettivo un tipo specifico di cellule”, ha sottolineato Christopher Moore del Mit. Secondo i ricercatori, lo studio di queste onde potrebbe aiutare a capire come il cervello le produce e il ruolo che hanno nel regolare le funzioni cerebrali.