Rita Pinci, Chi, 29 aprile 2009 Rita Pinci, Chi, 6 maggio 2009, 29 aprile 2009
Dal padre che l’ha abbandonata alla figlia Azzurra viva per miracolo, agli amori travagliati: comincia così la storia di una donna controcorrente, Sandra Milo
Dal padre che l’ha abbandonata alla figlia Azzurra viva per miracolo, agli amori travagliati: comincia così la storia di una donna controcorrente, Sandra Milo. Nata Elena Greco a Tunisi nel 1933, durante l’infanzia ha attraversato la guerra, crescendo con mamma e nonna, senza padre. Lui infatti, dopo aver riportato la famiglia a Viareggio, nel 1936 si arruolò e andò in Africa. Ricomparve a conflitto finito: Sandra era già un’adolescente. «Un giorno, al paese, incontro un uomo per strada che mi chiede dov’è casa Greco. Era mio padre, non l’avevo riconosciuto. Ma è rimasto pochi giorni, è ripartito e non l’ho visto più». Non ne ha saputo mai niente. Va avanti da sola in quel dopoguerra, a Viareggio. Già bella, sa giocare con la seduzione. Con il primo marito, il marchese Cesare Rodighiero, si sposa nel 1948, a 15 anni, grazie a una dispensa del Papa. Era incinta, ma perde il bambino. Superato il trauma, decide di non tornare col marito, «avevo paura, lui era violento». Lascia Viareggio, va a Milano, dove vive prestando il suo corpo per foto di moda. «Ma le foto non parlano, io mi sentivo una donna a metà». Riprende il treno e arriva a Roma, dove, nel 1954, incontra il produttore cinematografico greco Moris Ergas. «Lui mi piaceva moltissimo, ma lui era stato appena lasciato da Silvana Pampanini e con la testa stava ancora là. Riuscii a farlo innamorare di me e, nel 1963, nacque Deborah». lui a lanciarla nel firmamento del cinema. Nel 1955 Sandra Milo debutta accanto ad Alberto Sordi nel film ”Lo scapolo”. Forme opulente, fu subito una delle maggiorate. Ma è dal 1959, con ”Il generale Dalla Rovere”, prodotto da Ergas per la regia di Roberto Rossellini, che decolla. Nel decennio successivo non c’è un regista italiano con cui non abbia lavorato. Con Moris Ergas finì nel 1966, liti furiose per l’affido di Deborah. «Ho dovuto sostenere quarantaquattro processi per ottenere l’affidamento. Il mio avvocato mi diceva: ”Guarda che perderemo”. Io andai dal giudice, era d’estate e c’era il sostituto. ”Se firma per darla al padre, io la denuncio per corruzione perché lei ha accettato tutti i miei regali”. Lui, secco: ”E io le dico che prima firmo il suo mandato d’arresto e poi vado nell’altra stanza e mi sparo in bocca”. Non ci vidi più: ”Come osa! Mi affidi la bambina e dimentico tutto”. Lo fece». Sandra Milo aveva intanto incontrato, tra il 1967 e il 1968, Ottavio De Lollis, studente di medicina più giovane di lei, appartenente a una importante e colta famiglia romano-abruzzese. Ha avuto due figli da lui, Ciro e Azzurra, ma sposarsi era complicato. «Vigeva ancora il Concordato del 1929. La Chiesa poteva concedere la nullità del mio primo matrimonio, ma poteva successivamente revocare la decisione. Disperata, mi recai dal cardinale Dino Staffa (prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica). Gli dissi: ”Eminenza, ecco quello che farò: quando il Papa esce dal Vaticano, mi butto sotto la sua macchina e, quando lui sarà costretto a fermarsi, gli racconterò tutte le angherie che ho subito, la corruzione che c’è qua dentro!”. Lui mi fa: ”Figliola, sta’ calma, mi interesso io”. Arrivò l’annullamento definitivo. Dopo monsignor Magliocchetti volle farmi fare un matrimonio religioso ma io rifiutai. Non volevo rischiare di dover rifare tutta quella trafila. Così mi sono sposata con Ottavio solo civilmente». Questa scelta le è pesata. «Sono profondamente religiosa e Dio mi ha graziata», dice. Le si fanno gli occhi lucidi, quando ricorda il miracolo ottenuto da sua figlia Azzurra, una delle prove principali per la beatificazione di suor Maria Pia Mastena, fondatrice dell’ordine delle suore del Santo Volto. «Quando Azzurra è nata, io ero di sette mesi. Avevo avuto dei problemi durante la gravidanza. Partorisco una bambina piccolissima, meno di un chilo, ma muore. Cercano di rianimarla in tutti i modi, poi la avvolgono in una copertina per portarla nella cella mortuaria. C’è una suora, suor Costantina, che dice ai medici: ”Datela a me!”. Prende quel fagottino e va verso la nursery. Prega la Madonna, perché siamo a maggio, e prega Madre Maria Pia Mastena. Dopo mezz’ora sente un vagito! Azzurra viene trasferita al Regina Elena e messa in incubatrice. Sono stata un anno a casa con lei, l’ho seguita tutti i giorni, tutte le ore. La vestivo con gli abitini delle bambole di Deborah, tanto era piccolina. Oggi è una bellissima donna e sono state le suore a segnalare il fatto, poi riconosciuto come il miracolo necessario per avviare il processo di beatificazione di suor Maria Pia Mastena, celebrata da Papa Ratzinger il 13 novembre 2005 a San Pietro. Quel giorno eravamo lì». Si commuove questa madre coraggio, che oggi vive ancora per i figli. Non ha rimpianti, solo un sogno: portare a teatro una commedia su Federico Fellini tratto dal suo libro del 1982 ”Caro Federico”. Si sono amati per diciassette anni, mentre lui era sposato con Giulietta Masina e lei aveva i suoi mariti. «Poi a un certo punto mi ha proposto: ”Andiamocene in America, lasciamo tutto». Io mi sono detta: ”Ma io ho tre figli, che faccio?”. E ho pensato anche una cosa cattiva: lui ha perso l’ispirazione, non è più quello di ”Otto e ½”. Ha bisogno di una rivoluzione nella sua vita, ma la fa per me o per ritrovare l’artista che è in lui?”. Ecco come è finita tra me e Federico. Sono convinta che lui sia morto perché non aveva più né interessi né amore». Lei, invece, nel 1990, da cinque anni divorziata da Ottavia De Lollis, fa un matrimonio lampo a Cuba con Jorge Ordonez. Oggi un nuovo amore non c’è per Sandra Milo, che si dice scottata da una brutta storia di qualche anno fa. «Eppoi», cinguetta, «uomini meravigliosi non esistono, non ne vedo in giro, e quei pochi che ci sono non amano le donne». L’insostenibile leggerezza di essere Sandra Milo. Fine prima parte. Si conclude il ritratto di Sandra Milo, che rievoca i suoi legami sentimentali e l’amicizia con uomini di potere. «Io sono una donna forte», afferma convinta. «Ho combattuto le mie battaglie in prima persona e, per avere giustizia, non ho esitato a chiedere anche ai politici. Con Pietro Nenni, persona fantastica, ho avuto, per esempio, una lunga corrispondenza. Io leggevo i suoi discorsi, gli comunicavo le mie impressioni e lui mi rispondeva, scrivendo sempre a mano. Ma pochi sanno che mi aiutò in un momento difficile e che il mio problema ha fatto accelerare l’approvazione di una legge importantissima. Quando nacque la mia prima figlia, Deborah (avuta nel 1063 dal produttore Moris Ergas), io non potevo riconoscerla. A 15 anni mi ero infatti sposata con il marchese Cesare Rodighiero. Il divorzio allora non c’era e, in base alla legge vigente, Deborah fu registrata all’anagrafe con il cognome Rodighiero. Nessun cenno a me che l’avevo messa al mondo. All’epoca una madre che non potesse riconoscere un figlio nato fuori dal matrimonio poteva scegliere tra due dizioni: ”NN” o ”madre che non vuol essere nominata”. Poi Rodighiero la disconobbe ed Ergas poté darle il nome, ma io, come madre, restavo sempre sconosciuta. Così, quando nel 1968 il rapporto con Ergas finì, lui mi portò via Deborah. Pietro Nenni era vicepresidente del Consiglio, eravamo negli anni della discussione sulla legge per il divorzio e i politici erano spaccati. Il dibattito parlamentare andava per le lunghe. Io scrissi a Nenni: ”In attesa che vi mettiate d’accordo sulla legge per il divorzio, sistemate almeno la questione dei figli illegittimi!”. Nenni mi scrisse un biglietto: ”Cara signora, faremo la legge sui figli nati fuori dal matrimonio” ». Di questo episodio, sul fronte storico-politico c’è un riscontro: nel 1967 Pannella accusava Nenni di essersi schierato a favore delle correnti anti-divorziste perché, siccome c’erano poche speranze che il divorzio venisse approvato, sarebbe stato più facile intanto mandare avanti il progetto Reale di riforma del diritto di famiglia. Racconta invece lo stordimento per Craxi: «Bettino è stato un mio amore grandissimo. Lo conoscevo da quando era segretario socialista a Milano. Poi, quando venne a Roma, chiese di incontrarmi. stata passione vera, per tre anni, finì perché era una storia troppo dolorosa. Potevamo vederci poco, lui era molto impegnato, io ero sposata». Ricorda l’infatuazione platonica per Enrico Berlinguer, dice che lei non è stata mai fedele a nessuno, che la storia con Craxi per un breve periodo si è sovrapposta a quella con Fellini, sottolinea che il matrimonio-lampo con il cubano Jorge Ordonez era una cosa seria ma che «si è sbriciolata per una serie di pasticci a Cuba». E conferma che l’intenzione, qualche anno fa, di sposare il suo amico gay c’era tutta: «Franco Brel è amico mio da una vita, vuole bene ai miei figli, per decenni abbiamo condiviso tutto, eravamo una coppia che non faceva sesso. Abbiamo fatto anche le pubblicazioni, poi ci ho ripensato». Solo su quell’ultimo compagno, che la coinvolse in una brutta vicenda di truffe agli anziani, non si dilunga: «Era il re dei mascalzoni», taglia. E con pudore rievoca quando aiutò la madre sofferente a morire: era il novembre 1962, lei glielo chiese, ricorse a un potente sonnifero. Quando lo rivelò, nel 1985, la prima volta fu denunciata e interrogata da un magistrato. Fine