Antonella Piperno, Panorama, 29 aprile 2009, 29 aprile 2009
ANTONELLA PIPERNO PER PANORAMA 29 APRILE 2009
Sesso: io speriamo che me la cavo Chiedono il significato di termini osé ascoltati alla tv o letti in internet, ma soprattutto vogliono sapere ”come si fa”. Si è abbassata l’età media della curiosità adolescenziale. E le risposte arrivano da compagni, cugine e mamme.
Quando la sua bambina di 8 anni, dopo una notte passata con due compagne di classe, è tornata a casa sbandierando la sua padronanza sui misteri della vita, la madre, una quarantenne romana, stava quasi per svenire. ”Mamma, adesso so che i bambini possono nascere in tre modi” ha comunicato trionfante, dettagliando: metodo tradizionale fantasiosamente affiancato anche dal rapporto orale e da quello anale.
Se nella scuola di Roma nord lo scandaletto si è esaurito con la caccia, fallita, alla piccola traviatrice (le bambine, con un sapiente scaricabarile, hanno sviato le indagini genitoriali), a Novara si è reinsediata in classe solo dopo le vacanze di Pasqua la maestra della scuola elementare Bollini rea di avere risposto nei dettagli, a fine marzo, alle curiosità degli allievi su rapporti orali, masturbazione, frustini, manette e piercing sui genitali. Con conseguente indignazione dei genitori, che ne avevano chiesto l’allontanamento. Nei giorni successivi la maestra era rimasta a casa con un certificato medico e, anche se il dirigente scolastico Vincenzo Guarino dice a Panorama di non aver ricevuto dal rientro postpasquale ”alcuna segnalazione e lamentela”, il suo futuro è in bilico, affidato ai risultati dell’indagine dell’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte.
Bambini precocemente maliziosi? Eccezioni da liquidare con un ”mio figlio è diverso, pensa solo al pallone, o alla danza”? Andate a chiederlo a Linus, che nel suo programma radiofonico Deejay chiama Italia scherza spesso sulle tempeste ormonali del primogenito Filippo, 13 anni. ”Qualche giorno fa gli ho dato uno scappellotto” racconta a Panorama ”perché aveva fatto una battuta piuttosto spinta sul sesso orale”. E quando gli ha chiesto: ”Ma che ne sai tu di queste cose?”, Filippo, pure spazientito, gli ha risposto: ”Ma papà, di cosa credi che parliamo a scuola?”.
Il punto è proprio questo. Che i ragazzini, bombardati da sesso in tv e su internet, parlano e chiedono parecchio. Tra loro però, chiacchierando a scuola, a casa, durante gli sport. O chattando. O scrivendo a giornalini per teenager, come Top girl o Ragazza moderna, ai quali, racconta il caporedattore Evelina Mastrolorenzi, confessano le loro ignoranti paure: ”Mi sono accarezzata e mi è uscito un po’ di sangue, mica mi sarò tolta un’ovaia…”.
Dall’ultimo rapporto annuale su ”Abitudini e stili di vita degli adolescenti italiani” della Società italiana di pediatria emerge che per le informazioni sul sesso il 60,8 per cento si rivolge agli amici, il 33,1 alla madre, il 27,8 ai cugini, il 9,1 agli insegnanti e solo il 19,1 per cento al padre, quasi a pari merito con forum e chat internettiane (16,2). ”Una domanda sul sesso rivolta a un genitore o a un insegnante oggi deve considerarsi un miracolo, il mondo di riferimento dei preadolescenti è solo quello dei coetanei” sostiene la psicoterapeuta Maria Rita Parsi, fondatrice del Movimento bambino, aggiungendo che quelle dei ragazzini ”sono sempre più curiosità da adulti”. Non sarebbero più interessati ai perché del sesso, ma a come si fa: ”Come durare, come praticare il coito orale, la masturbazione”. Il collega Giorgio Bressa parla di generazione telefonino: ”Sono figli della tecnologia, puntano soprattutto al fare, a manipolare il sesso con la stessa scioltezza con cui utilizzano i cellulari”.
Non sono interessati a sapere cos’è il sesso, ma come si usa: ”Genitori ed educatori devono fare attenzione. Perché il ragazzino che sa già tutto anche se può apparire più maturo spesso non lo è. Anzi, può essere anche più fragile. Sta soltanto imitando gli adulti, senza il necessario substrato educativo”.
Il grande indiziato dell’evoluzione delle curiosità preadolescenziali, del passaggio dal ”come nascono i bambini?” al ”come si fa a masturbarsi?” sarebbe proprio internet. Nel 2000 aveva a casa un computer soltanto il 37 per cento dei ragazzini intervistati dalla Spi, ora la percentuale è del 95 per cento. E oltre che per Youtube e Messenger quasi il 40 per cento lo utilizza per ”parlare di sesso”. Meglio vigilare, come fa Irene Pivetti con i suoi figli Ludovica e Federico di 10 e 9 anni: ”Oltre a tenere sempre il telecomando in mano per cambiare canale davanti a scene poco adatte ai bambini” racconta ”io o mio marito cerchiamo sempre di non lasciarli soli davanti al computer”. A sentire gli specialisti, sia i genitori sia la scuola dovrebbero comportarsi come Pivetti che quando Ludovica, già a 4 anni, le ha chiesto ”Ho capito come escono i bambini, ma com’è che entrano nella pancia della mamma?”, le ha risposto con tranquillità, senza imbarazzi. Difficile che ciò avvenga a scuola. Caduti nel nulla tutti i progetti di legge per introdurre l’ora di educazione sessuale, la materia, che nel 1979 era un semplice ”obiettivo” dell’ora di scienze, dal 2003 è stata trasformata in ”educazione all’affettività”, da spalmare trasversalmente nel programma, senza ore dedicate. E i tentativi di singole maestre di andare più a fondo, senza un programma organico, spesso si rivelano maldestri, com’è successo a Novara.
A casa non va meglio: da un giro sul forum Mammeonline emerge che i genitori non sanno più che pesci prendere. Come quella che si firma con lo pseudonimo Gul: ”Ho appena guardato le visite di mio figlio 13enne sul pc, è andato su un sito dal nome ”storie porno”, pieno di porcate. Penso e mi auguro che cercasse soltanto info sulla masturbazione. Faccio finta di niente? Gli chiedo spiegazioni? Lo scorso anno gli ho regalato un libro sulla sessualità, l’ha parcheggiato nel cassetto”. Ecco, ci sono i libri, anche se come racconta la deputata del Pdl Alessandra Mussolini, tre figli di 13, 11 e 6 anni, è inutile imporli: ”Sono state le due più grandi Caterina e Clarissa, un giorno, a prendere in mano un libro dei miei studi di medicina che parlava del parto”.
Roberta Giommi, direttrice dell’Istituto internazionale di sessuologia di Firenze, consiglia comunque, anche ai genitori i cui tentativi di parlare di sesso vengono boicottati con il solito ”so già tutto”, di lasciare un libro nella stanza dei figli. Di manuali dedicati ai preadolescenti le librerie ne propongono tanti: accanto a quelli della stessa Giommi (Io sono una bambina, Io sono un bambino della De Agostini e al mondadoriano Programma di educazione sessuale che con Marcello Perrotta aggiorna ogni anno) adesso va per la maggiore, con 15 mila copie vendute, Cosa succede nella pubertà (Giunti editore), ricco di vignette: l’ha scritto Mariela Castro Espín, presidente della società cubana di studi multidisciplinari sulla sessualità.
Insieme ai ragazzini, avverte Giommi, dovrebbero però crescere gli adulti: ”Sono convinti che i loro bambini abbiano le ali degli angeli, ma non è così”. Racconta che nei corsi di educazione alla sessualità che il suo istituto svolge nelle scuole elementari e medie (8 ore all’anno, concertate con asl, dirigenti scolastici e associazioni genitori) vengono fuori domande che sorprendono perfino lei: da ”cos’è il Kamasutra?” a ”se bevi un bicchiere di sperma cosa ti succede?”, fino a ”ma è normale fare sesso con gli animali?”.
Le curiosità più imbarazzanti (che Giommi ha raccolto nel dossier ”Domande tese”) vengono dai bambini delle elementari, che si divertono parecchio con le parolacce e con l’imbarazzo che causano negli adulti. ”Il nostro primo obiettivo è trasformare la terminologia trasgressiva”. Loro dicono ”trombare”, Giommi e colleghi spiegano che ”fare l’amore” è preferibile.