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 2009  aprile 27 Lunedì calendario

BINGO E SLOT: I GIOCHI NEL MIRINO DEI BOSS


Le mafie sono interessate ai giochi legali. Bisogna prestare la massima attenzione». Parola di Emilio Ledonne, procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia. Il settore dei giochi nei primi tre mesi dell’anno ha toccato un volume 13,1 miliardi di euro. Ma per gli inquirenti il denaro finisce anche alla criminalità organizzata. Nel 2006 i giochi legali raccolsero 35,2 miliardi di euro: +23% in un anno. I Monopoli spiegarono: la legalizzazione delle slot machine aveva portato in cassa 15 miliardi, che prima circolavano in nero e finivano alle mafie. Ma decine di indagini, in tutta Italia, stanno dimostrando il contrario: mafia, n’drangheta e camorra, proprio attraverso la legalizzazione delle slot, si sono infiltrate nel mercato legale dei giochi. La usano come una sorta di «bancomat»: si sovvenzionano in contanti per operazioni criminali, a danno delle entrate dello Stato. Gli «apparecchi» valgono 9 volte il superenalotto: nei primi tre mesi del 2009 la superlotteria di Stato ha fatto girare 628 milioni di euro, le slot 6 miliardi, i bingo solo 389 milioni. Slot e bingo formano però un´accoppiata vincente.
I giochi legali hanno sponsor anche in Parlamento. Parecchi politici, o parenti, si sono buttati nell’avventura, come Italico Lonardo, cognato dell´ex ministro di Giustizia Clemente Mastella e socio della Sgai, specializzata in scommesse. Lo stesso Italico Lonardo denunciato, dalla squadra mobile di Palermo, per esercizio abusivo di gioco e scommesse, associazione per delinquere e truffa, con esponenti palermitani di Cosa Nostra.
Da An al Pds, fino alla Lega, in tanti hanno scommesso su slot machine e Bingo. An è sempre stata appassionata di slot. Lo dimostra la parabola di Amedeo Laboccetta, fedelissimo di Gianfranco Fini e figura chiave del partito a Napoli. Laboccetta per anni è stato il numero uno in Italia della Atlantis che con 50mila macchinette controlla il 30% del mercato. Una marcia trionfale, con qualche inciampo: la Procura della Corte dei Conti nel 2007 aveva chiesto alla Atlantis il pagamento di 31 miliardi di euro. Un record, ma sono 10 i concessionari nella lista dei magistrati contabili: Cogetech, Snai, Lottomatica, Cirsa, Hbg, Codere, Sisal, Gmatica, Gamenet. Per i pm, dovevano pagare ai Monopoli dello Stato circa 90 miliardi di euro. Tutto nasce dal Prelievo erariale unico, che i concessionari devono pagare sulle slot per ogni ora di collegamento alla rete dei Monopoli. I pm, supportati dal Gat della Finanza, sostengono che nei primi anni molti concessionari non collegarono le macchine.
I partiti hanno sempre difeso i concessionari. Il 26 luglio 2007 la Commissione Finanze della Camera si impegnò per rivedere le condizioni della concessione. Un colpo di spugna, o poco ci mancava. Intanto Laboccetta dal ponte di comando della Atlantis è sbarcato in Parlamento (centrodestra). Si è dimesso dalla società che domina il mercato, ma come membro della Commissione Finanze ha continuato a occuparsi di slot. Nel luglio 2008 ha presentato un ordine del giorno sul versamento del Preu alla base dei fastidi giudiziari della sua ex società Atlantis. Ci furono polemiche ai vertici dei Monopoli, che avrebbero dovuto controllare il pagamento del Preu: dall’ex direttore Giorgio Tino, al quale furono richiesti 1,2 miliardi di danni, a Gabriella Alemanno (sorella del sindaco di Roma).
Giochi e politica, un amore sfortunato. Il Bingo fu voluto dal centrosinistra. Il Pds partecipò ad alcune società impegnate nella gestione delle sale. Attraverso la Alfa, il partito e le sue federazioni controllavano quote della Ludotech a sua volta impegnata in Bingo One. Ci fu poi la Formula Bingo, un punto di unione tra politici di sinistra e destra. Tra gli uomini che guidarono l´avventura Luciano Consoli (area Pds) e Vincenzo Scotti, oggi sottosegretario agli Esteri. La sede della società, è senz´altro un caso, era nel palazzo dove erano gli uffici della fondazione Italianieuropei di Massimo D´Alema. Non andò meglio alla Lega. Maurizio Balocchi, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, era l’anima della società Bingo Net. Nonostante i finanziamenti di Credieuronord - banca padana poi salvata da Gianpiero Fiorani - il tombolone della Lega non ebbe fortuna.