Ruggiero Corcella, Corriere della Sera 26/4/2009, 26 aprile 2009
Così, su due piedi: quanti anni dareste a Davide Santon enfant prodige dell’Inter? E a Federico Macheda, l’italiano- rivelazione del Manchester United? Insomma, genialità calcistica a parte, fisico ed età dei due giocatori vi sembrano coincidere? E quanti gliene avreste dati all’inizio della loro carriera? Per togliervi il dubbio, i medici della scuola calcio del Manchester United, appunto, propongono di sottoporre tutti gli aspiranti giocatori, professionisti e non, a un nuovo esame: una radiografia del polso sinistro, esclusa dal consueto screening di idoneità nei pochi paesi che lo fanno
Così, su due piedi: quanti anni dareste a Davide Santon enfant prodige dell’Inter? E a Federico Macheda, l’italiano- rivelazione del Manchester United? Insomma, genialità calcistica a parte, fisico ed età dei due giocatori vi sembrano coincidere? E quanti gliene avreste dati all’inizio della loro carriera? Per togliervi il dubbio, i medici della scuola calcio del Manchester United, appunto, propongono di sottoporre tutti gli aspiranti giocatori, professionisti e non, a un nuovo esame: una radiografia del polso sinistro, esclusa dal consueto screening di idoneità nei pochi paesi che lo fanno. Perché? Sul British Medical Journal, lo staff medico dei Red Devils spiega la sua ipotesi. La maggior parte degli sport nel mondo è suddiviso per categorie in base all’età dei giocatori. Nell’adolescenza, però, lo sviluppo segue regole proprie. L’età anagrafica può allontanarsi da quella biologica, addirittura di 4 anni. Facile per i selezionatori, allora, sbagliare categoria e di conseguenza anche programma di allenamento. I ricercatori Amanda Johnson, Patrick Doherty e Anthony Freemont hanno pensato che il numero crescente di infortuni in campo possa derivare da questo errore di fondo. Così hanno passato al setaccio i dati sugli infortuni di 292 allievi della scuola calcio del Manchester, dai 9 ai 16 anni, tra il 2001 e il 2007. In tutto, se ne sono registrati 476 (244 in allenamento e 169 in partita). Grazie all’esame radiografico ripetuto ogni anno e al Fels, un programma che analizza 111 indicatori di maturità dell’area fra mano e polso, gli studiosi hanno scoperto che circa la metà dei calciatori erano in anticipo o in ritardo di un anno rispetto allo sviluppo normale. Non solo. La maturità ossea dei ragazzi, assieme al tempo di gioco e di allenamento, influiva sul diverso tipo di infortunio per il 48 per cento. «Questo – dicono Carolyn Broderick e Damien MacKay, specialisti in pediatria dello sport dell’università di Sidney – mette in dubbio la validità dei programmi di selezione delle squadre e di preparazione atletica». Risultati inquietanti per il calcio che, certifica la Fifa, conta 265 milioni di praticanti nel mondo (5 milioni in Italia). Le statistiche mostrano universi paralleli. Sulla rivista Archives of Diseases in Childhood, un lavoro dell’università di Basilea sostiene che almeno 12 ore di calcio alla settimana aiutano a regolare il ritmo del sonno negli adolescenti. L’Istituto superiore di sanità stima in circa 300 mila gli infortuni da attività sportiva in Italia, pari a 512 casi all’anno ogni 100.000 abitanti. Quasi la metà degli incidenti (46 per cento), avviene sui campi di calcio. A livello europeo, l’Uefa ha attivato il monitoraggio dei club dal 2001 e ha addirittura calcolato la media dei rischi in allenamento: 2,6 infortuni ogni 1.000 ore, senza differenze sostanziali fra dilettanti e professionisti. Uno studio del settore medico giovanile dell’Inter, forse l’unico in Italia con 5 anni di osservazione, conferma che oltre i 16 anni, in particolare nei giovani calciatori meglio preparati, i dati delle lesioni da trauma si avvicinano a quelli del giocatore adulto. «Il nostro modello di prevenzione è ammirato in tutto il mondo, ma la ricerca è carente – sottolinea Maurizio Casasco, presidente della Federazione medico sportiva italiana ”. La nostra Federazione ha 80 anni di storia e milioni di dati a disposizione, ma ce li chiedono di più gli stranieri». Società di calcio, università e Federazione non riescono a trovare un punto di convergenza. «Noi almeno ci proviamo – aggiunge Carlo Tranquilli, medico federale della Fgci e responsabile dell’Under 21 ”. Con la Lega dilettanti stiamo studiando un progetto di informatizzazione delle società amatoriali, per una banca dati nazionale». Sugli infortuni, la Commissione medica della Fifa ha già detto la sua da due anni con il programma di prevenzione «The 11 Plus», basato su semplici esercizi di riscaldamento. Strano pianeta, il calcio. A dicembre, l’Oslo Trauma Center ha pubblicato sul British Medical Journal i risultati di uno studio su 125 club femminili: «Spilleklar!», come suona in norvegese il programma della Fifa, sembra funzionare. Da noi, sarà presentato oggi a Bologna. «Il rischio di infortunio c’è – spiega Andrea Ferretti, ortopedico dell’università La Sapienza di Roma, per 16 anni medico della Nazionale ”, ma penso di poter tranquillizzare l’opinione pubblica. La mia lunga esperienza mi fa dire che il calcio giovanile è sicuro. Gli studi epidemiologici vanno interpretati con cautela». Ruggiero Corcella