Angela Frenza, Corriere della Sera 26/4/2009, 26 aprile 2009
MILANO
Aniuska non l’ha mai saputo, di essere diventata famosa. Perché morì quella sera stessa. Arrivata dalla Polonia per liberare l’Italia, non fu uccisa dai tedeschi ma dalla sorella – poco pratica di armi – che fece partire un colpo mentre riponevano le armi a fine giornata. Eppure, quella foto avrebbe fatto il giro del mondo diventando uno dei simboli della Resistenza. E dell’emancipazione femminile.
Tre partigiane giovani e belle che avanzano sorridenti, puntando i mitra, davanti all’Accademia di Brera. Ufficialmente è il 25 aprile del ”45. In realtà, era il 29. A realizzare lo scatto è un giovanissimo Tino Petrelli, tra le anime di Publifoto. A sinistra di Aniuska (al centro) e della sorella, una ragazza in impermeabile. l’unica di cui si ricostruirà la storia: Anna Maria Lù Leone (scomparsa nel 1998 a 69 anni). stata lei «voce» e anima di quella fotografia. All’epoca aveva 17 anni ed era la fidanzata di Fabrizio Onofri, responsabile cultura del Pci. Dopo la guerra cominciò a lavorare nel cinema come assistente di Zavattini in Miracolo a Milano, poi con Castellani. Infine diventò il cuore dell’agenzia William Morris, in coppia con Carol Levi.
«Quelle due ragazze? Non le conoscevo molto – ha raccontato nel 1985 a Panorama ”. Una si chiamava Aniuska. L’altra, sua sorella, non ricordo. So solo che erano bravissime a distillare la vodka. Un paio di volte ci prendemmo delle gran sbornie insieme. Dopo quei giorni non le rividi più». Sembra non sapere, Lù Leone, quello che poi lo storico e critico dell’arte Mario De Micheli, ex partigiano, ha rivelato nell’aprile 1985 ad Adolfo Mignemi, che a sua volta l’ha scritto nel libro Storia fotografica della Resistenza (Bollati Boringhieri). «De Micheli – spiega Mignemi oggi – venne alla mostra Quattrocento immagini della Resistenza, a Novara. All’improvviso vide quella foto e mi disse: ma sai che nasconde una storia drammatica? E mi raccontò della morte di Aniuska per mano della sorella, forse con la stessa arma che imbracciava quel giorno».
C’è da dire che questa immagine cela anche una polemica. Non solo sul giorno dello scatto, ma anche sulla spontaneità dei protagonisti. Quei mitra puntati? Per molti una posa richiesta dal fotografo. Tanto che l’uomo che nell’originale compare a destra delle ragazze si è fatto cancellare dal negativo: lui quell’arma, dirà, l’aveva imbracciata solo per compiacere i fotografi. Un particolare importante, che però non azzera la forza della foto, né il mistero sulle due sorelle partigiane.
Angela Frenda