Davide Frattini, Corriere della sera 24/4/2009, 24 aprile 2009
IL VATICANO: «SE AVESSE NEGATO L’OLOCAUSTO SAREMMO USCITI»
Il testo scritto del discorso di Mahmoud Ahmadinejad definiva l’Olocausto «dubbio e ambiguo ». Sul podio, il leader iraniano non ha pronunciato la frase.
«Se avessimo ascoltato quelle parole, avremmo preso un’altra decisione ».
Avreste lasciato la sala come i ventitré diplomatici europei?
«Ripeto: anche noi avremmo preso un’altra decisione. Siamo stati molto attenti a pesare la situazione, perché il Santo Padre va a visitare Israele, come segno di grande affetto verso quel Paese. Io ho partecipato lunedì sera alla commemorazione di Yom HaShoah, per ricordare le vittime dell’Olocausto assieme ai miei amici rabbini di Ginevra ».
Monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente per la Santa Sede all’Onu, ha appena finito di parlare nell’aula del Palazzo delle Nazioni. Davanti all’assemblea, ha attaccato «l’ancora latente tentazione eugenetica che può essere innescata dalle tecniche di procreazione artificiale». Nel finale, ha ribadito la posizione del Vaticano sull’intervento del presidente iraniano. Senza nominarlo: «La conferenza è stata sfortunatamente usata per proclamare opinioni politiche estremiste e offensive, che deploriamo e rigettiamo. Non contribuiscono al dialogo, provocano conflitti inaccettabili e in nessun modo possono essere approvate o condivise».
Tornato a Teheran, Ahmadinejad ha accusato Israele di «pulizia etnica nella Striscia di Gaza».
«Come delegazione della Santa Sede, in questo vertice cerchiamo di non entrare in motivazioni politiche. Vogliamo dare un piccolo servizio per cambiare il cuore delle persone in modo che non nutrano pensieri di discriminazione ».
Il delegato francese ha commentato: «Non permetteremo che questa conferenza venga presa in ostaggio o distolta dai suoi obiettivi». Il leader iraniano ha dirottato il summit?
«L’emotività è scoppiata attorno a quelle espressioni inaccettabili. Ma se fossero intervenuti altri capi di Stato, perché tutti erano stati invitati, questa voce estremista si sarebbe un po’ sbiadita davanti ai discorsi degli altri».
Gli Stati Uniti, l’Italia e altri otto Paesi hanno boicottato il summit anche perché il documento approvato qui a Ginevra riafferma le conclusioni della prima conferenza a Durban. Il punto 63 recita: «Siamo preoccupati dalle sorti del popolo palestinese che vive sotto occupazione straniera. Noi riconosciamo il diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato indipendente, e allo stesso tempo il diritto alla sicurezza di tutti gli Stati della regione, compreso Israele». Su 219 punti, è l’unica questione specifica citata.
«Nel testo di Ginevra non ci sono riferimenti a Israele o alla Palestina. Il punto 5 enfatizza: ’La necessità di affrontare con maggiore volontà politica tutte le manifestazioni di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia, intolleranza, in tutte le sfere della vita e in tutte le regioni del mondo, incluse quelle sotto occupazione straniera’. Potrebbe essere il Polisario, il Golan, Gaza o il Kashmir. Dipende dal punto di vista che si usa per giudicare. E’ vero resta il riferimento al documento del 2001, ma è la prassi di tutte le conferenze dell’Onu: abbiamo effettuato una revisione di Durban e abbiamo fatto dei passi in avanti. Nessun Paese viene più additato».
L’Onu sta tentando di convincere le nazioni assenti a sottoscrivere il documento. I negoziatori sembrano convinti di poter recuperare la Germania. Sergio Romano ha criticato sul Corriere la mancata partecipazione dell’Italia: «La Santa Sede ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso».
«L’Europa deve dare alle minoranze, a chi viene discriminato, un messaggio innanzitutto etico: il razzismo non è accettabile. C’è anche una riflessione più politica. E’ nell’interesse degli europei facilitare i rapporti e l’integrazione degli immigrati che arrivano dall’Africa. E’ meglio essere attivi e impegnati in questa battaglia che assenti ».
Durante i negoziati, i Paesi musulmani hanno spinto per introdurre nel testo la «diffamazione della religione ». Gli occidentali si sono opposti – e hanno vinto – per timore di limiti alla libertà di espressione.
«L’obiezione dei Paesi occidentali si è sempre articolata in base alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, riconosciuti come diritti della persona. La tradizione musulmana è differente: religione e Stato, religione e politica sono una cosa sola. La comunità, la umma islamica, controlla in qualche modo anche l’individuo. I musulmani hanno di fatto accettato un linguaggio della tradizione occidentale di rispetto dell’individuo. Il testo parla di protezione della persona che ha o non ha credenze religiose. Mi pare un grande passo in avanti».