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 2009  aprile 24 Venerdì calendario

Il divano di carta, design da toccare - MILANO - Pareti in acrili­co, resine fuse con polveri or­ganiche, scarti industriali, ve­tro, tessuti, policarbonati, le­gno, vernici di ultima genera­zione

Il divano di carta, design da toccare - MILANO - Pareti in acrili­co, resine fuse con polveri or­ganiche, scarti industriali, ve­tro, tessuti, policarbonati, le­gno, vernici di ultima genera­zione. Vecchi e nuovi materia­li. Ricomposti, fusi, intrecciati, sezionati. Invenzioni e innova­zioni. Per risparmiare e non in­quinare. E per un design che, come dice Giulio Cappellini, non è più solo bello da vedere. «Ma è bello anche da toccare». La ricerca tecnologica nel­l’arredamento. Camice bianco e fiamma ossidri­ca al posto di matita e tecni­grafo. Basta da­re un’occhiata ai padiglioni del Salone del mobi­­le, a Milano fino a lunedì, per ca­pire che la nuo­va frontiera del design sta tutta lì, nella capaci­tà di ripensare i materiali. E al­lora le superfici diventano li­sce, satinate, le sedie leggeris­sime e colorate, i tessuti impal­pabili. Un’esperienza sensoria­le. Che coniuga tecnologia e praticità. Come per «I-lu­mex », la prima lampada con uscita usb, disegnata da De­nis Santachiara per Antonan­geli. Shigeru Ban per Artek, in­vece, propone «10 unit-sy­stem», un sistema di pezzi componibili in carta e plasti­ca riciclata, mentre «Rapo­xy », realizzato in collaborazio­ne con Markus Benesch, per­mette di usare la carta da para­ti anche sul pavimento grazie a una resina protettiva. Soluzioni nuove, pratiche, leggere. «Ma non per questo - assicurano i progettisti - vogliamo rinunciare alla bel­lezza delle linee». Basta guar­dare «Paper Cloud», il diva­no di Moroso progettato da Tokujin Yoshioka in carta stropicciata. Una nuvola. «Ho riflettuto - dice il pro­gettista - sulla possibilità di esprimere la struttura del ma­teriale in natura attraverso il prodotto industriale». E poi ci sono le pelli (quel­la storica di Fendi, protagoni­sta delle performance di undici desi­g ner per Craft Punk, in collabora­zione con De­sign Miami), i pizzi high-tech applicati alla fibre di vetro (sempre di Antonangeli con il disegno di Theo e Silvia So­gni), l’Alcantara rivista traforata e decorata (con il contributo di Patricia Urquio­la) «per uscire dal­la schiavitù dei rive­stimenti per automobili». Design da laboratorio. Me­si di sperimentazioni per adattare la materia al proget­to. Ed è così che è nata l’evo­luzione del «Corian» di Du­Pont: da superficie solida usa­ta per l’arredo, diventa un ri­vestimento per edifici. Più in piccolo: le poltroncine «Vague» di Marc Sadler per Flou, grazie a un materiale termoplasti­co, diventano morbide al tatto. «In questo cam­po tutto esiste ed è già stato inventato - dice la giovane designer France­sca Madera - e a noi non resta che fare ricer­ca sui materiali». Repli­ca di Giulio Cappellini: «Ma possiamo applica­re le nuove scoperte a vecchi disegni e vecchie forme: il legno rivestito ne è un esempio». Dilemma: meglio l’estetica o la praticità? La forma o la tecnologia? Marco Merendi, che per FontanaArte ha dise­gnano la lampada in fibra di vetro «Tattoo», dà la sua ri­sposta: «Il bello è opinabile. Io credo negli oggetti che han­no misura e logica. Ma soprat­tutto un’anima».