www.repubblica.it, 24 aprile 2009
MILANO
Le polemiche dichiarazioni del commissario Ue all’Industria Guenter Verheugen, che in un’intervista a una radio tedesca ha definito Fiat un gruppo "altamente indebitato", e si è chiesto polemicamente dove il Lingotto "trovi i soldi" per portare avanti le operazioni Chrysler e Opel, sono diventate l’occasione per uno scontro tra Roma e Bruxelles.
Alla replica dell’amministratore delegato del Gruppo Fiat Sergio Marchionne, infatti, è seguita una dichiarazione del ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha accusato Verheugen di esercitare "un’interferenza nelle scelte industriali di soggetti privati, tanto più inaccettabile in quanto una delle aziende in questione è della stessa nazionalità del vicepresidente della Commissione (lo stesso Verheugen, ndr)". Frattini invita pertanto Verheugen a smentire.
Altrettanto indignata la replica di Marchionne, arrivata qualche ora prima: "Dal commissario responsabile per l’impresa e l’industria mi sarei aspettato un dialogo costruttivo con i produttori europei per risolvere i problemi che stanno impattando negativamente sull’industria invece di sentenze di morte, scegliendo unilateralmente chi debba sopravvivere".
"Credevo - ha aggiunto Marchionne - che il suo ruolo a
Bruxelles fosse chiaramente super partes, indipendentemente dalla sua nazionalità". "E’ la seconda volta nel giro di pochi mesi - ha concluso l’a.d. Fiat - che il commissario Verheugen ha espresso opinioni che non sono costruttive per l’industria dell’auto, affermando a un certo punto che non tutti i costruttori europei sopravviveranno. Queste affermazioni non aiutano nello scopo finale di ristabilire solide condizioni sulle quali costruire il futuro dell’industria dell’auto".
Dura anche la replica della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: "Se quello che è stato riportato corrisponde a quanto detto, credo sia un atteggiamento grave e fuori luogo che, in un certo senso, distrugge l’Europa". Per il leader degli industriali quello di Verheugen è un atteggiamento grave, "uno dei quei casi in cui alle dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio paese".
Poco dopo le parole di Marchionne, la replica del portavoce del commissario all’Industria, Ton Van Lierop, che ha affermato che Verheugen non intendeva essere scortese nei confronti della Fiat, ma solo dire che servono più informazioni. "Quello che voleva dire - ha spiegato il portavoce - è che è presto per giudicare, servono maggiori informazioni sull’operazione. Non vi era alcuna scortesia nei confronti della Fiat".
Il portavoce non ha voluto ribadire i dubbi espressi da Verheugen sullo stato di salute del Lingotto. "Quello che abbiamo sempre detto - si è limitato ad affermare il portavoce - è che Opel e Chrysler hanno bisogno di partner forti".
Il Lingotto punta ad aggiudicarsi non solo Chrysler ma anche una quota di Opel, divisione di General Motors, nel tentativo di incrementare le sue vendite globali. E intanto Chrysler, secondo indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal, farà ricorso al Chapter 11, che di fatto corrisponde all’amministrazione controllata, in un’operazione che avverrà probabilmente già dalla prossima settimana (il 30 aprile scade l’ultimatum del presidente Obama per la concessione dei contributi pubblici).
Secondo quanto riportato dall’edizione odierna del Wall Street Journal, che cita persone vicine alle due società, il ricorso alla protezione dai creditori avverrà a prescindere dall’accordo con Fiat.
La diffidenza di Verheugen sembra essere condivisa dal governo tedesco. Un portavoce del ministero dell’Economia ha annunciato infatti che Berlino chiederà alla Fiat e ai potenziali investitori nella Opel di formulare progetti con forti prospettive future e condizionerà a questo il suo possibile appoggio all’ingresso nella controllata di General Motors. Il portavoce del governo ha detto in proposito che da tempo ci sono contatti con investitori sia strategici sia finanziari.
Tra i temi che interessano il Ministero dell’Economia, quello della localizzazione dei siti produttivi e dei posti di lavoro, su cui ieri già i sindacati avevano messo un forte accento.
(24 aprile 2009)