Isabella Bufacchi, Il sole 24 ore 22/4/2009, 22 aprile 2009
GERMANIA TERZO DEBITO DEL MONDO
La Germania surclassa l’Italia e lo stock del debito pubblico tedesco sale al terzo posto nella classifica mondiale, dopo Usa e Giappone, spodestando BoT, CcT e BTp che da anni vengono additati al numero tre nella graduatoria mondiale del "public debt". questa la lettura del futuro, anno 2010, stando alle previsioni del Fondo monetario internazionale rese note ieri.
Il calcolo, per quanto approssimativo e soggetto a infinite variabili, è piuttosto lineare: il Pil tedesco orbita attorno a quota 2.450 miliardi di euro mentre quello italiano (nominale) l’anno prossimo dovrebbe assestarsi sui 1.596 miliardi. Questo significa che un aumento del debito/Pil in Germania dal 67% all’87% tra il 2008 e il 2010 avrebbe un peso maggiore, in termini di dimensioni dei titoli di Stato in circolazione, rispetto al passaggio - previsto dal Fondo - dal 106% al 121% dell’Italia. Lo stock del debito pubblico tedesco, dunque, potrebbe salire a quota 2.130 miliardi mentre quello italiano lieviterebbe a 1.930 miliardi: quando invece l’anno scorso la Germania risultava ancora al di sotto dei 1.660 miliardi circa italiani.
Questo sorpasso della Germania sull’Italia per il terzo posto della classifica mondiale del debito pubblico - se i pronostici Fmi dovessero essere confermati - resta naturalmente confinato alle dimensioni e non al debito/Pil, rapporto che invece vede l’Italia proiettata verso un irraggiungibile 121%, contro l’87% di Francoforte.
Il debito/Pil, come anche il deficit-Pil, sono indicatori fondamentali per valutare la solidità e l’affidabilità creditizia del rischio sovrano: ma la violenza della crisi finanziaria e della recessione in atto stanno dando un peso sempre maggiore anche all’entità del debito pubblico e alla quantità di titoli di Stato in emissione e in scadenza. I piani anti-crisi varati dagli Stati europei, il rincorrersi delle misure fiscali di stimolo all’economia, i deficit/Pil lanciati al galoppo ben oltre la soglia di Maastricht del 3%, i salvataggi delle banche decotte e gli interventi di sostegno ai sistemi bancari finanziati con denaro pubblico (bad banks, ricapitalizzazioni, garanzie statali): tutto questo contribuisce a un incremento massiccio delle emissioni lorde e nette di titoli di Stato in Eurolandia (e conseguentemente all’aumento dello stock di debito pubblico). Lo sforzo richiesto agli investitori, istituzionali e privati, sottoscrittori di titoli di Stato denominati in euro è veramente notevole quest’anno perché la "carta" pubblica che dovrà essere assorbita supera la soglia degli 800 miliardi di euro, secondo le stime sulle emissioni lorde riviste da Barclays capital, Merrill Lynch e Calyon. Ogni maxi-asta in Germania, Italia e Francia e qualsiasi emissione di bond governativi irlandesi, greci, belgi, spagnoli, portoghesi viene ora più che mai seguita con attenzione maniacale. I trader sono pronti a captare qualsiasi segnale, nel timore che il sovraffollamento dell’offerta di titoli sia tale da compromettere la capacità di uno Stato di rimborsare i titoli in scadenza o di finanziare deficit.
Da quando è scoppiata la crisi nell’estate 2007, i Bund tedeschi sono risultati i bond decennali in euro più richiesti in assoluto: sono estremamente liquidi, sfoggiano tre solidi rating "AAA"di Standard & Poor, Moody e Fitch, offrono una copertura perfetta grazie al Bund future. Le aste dei Bund tuttavia non sempre brillano: i rendimenti in offerta sono aggressivi e il mercato reagisce sottoscrivendo importi contenuti. Ma anche l’ultima asta dei BuBill, i BoT tedeschi, ha deluso. Lo scorso lunedì l’agenzia del debito di Francoforte ha collocato 6,037 miliardi di titoli a sei mesi contro i 6,887 richiesti: il rapporto di copertura d’asta è risultato tra i più bassi degli ultimi tempi, un magro 1,1 volte. L’ultima asta di questi BuBill aveva ottenuto richieste per 13,7 miliardi contro i 6,2 collocati. La Germania gioca con il fuoco. Stando alle stime di Calyon, quest’anno le emissioni di BoT tedeschi saliranno a 189 miliardi contro i 72 dell’anno scorso. Il Fondo monetario ieri ha consigliato l’aumento delle emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine e scoraggiat le maxi-aste di BoT perché finanziare piani anti-crisi e deficit con bond a breve scadenza aumenta il rischio di rifinanziamento del debito ed esaspera l’esposizione al rialzo dei tassi d’interesse.