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 2009  aprile 23 Giovedì calendario

SUICIDA IL TESORIERE DI FREDDIE MAC


Nel sobborgo virginiano più elegante della Washington ricca, dietro i muri di mattoni rossi e i prati ben limati che segnalano ai passanti il trionfo della "felicità" immobiliare, si celebra alle 4 del mattino il rito macabro ed espiatorio di tutti i crac: il suicido del finanziere appeso a una corda in cantina, mentre ai piani superiori la famiglia dorme.
Non c´era ancora stato, dai giorni di settembre quando sotto i piedi dell´America di Bush si spalancò la voragine della finanza demente, il suicidio rituale di uno dei suoi protagonisti, come era David Kellerman, a 41 anni il "Cfo", il Chief Financial Officer, il tesoriere della società Freddie Mac, quella che più di ogni altra aveva creato la bolla dei mutui avvelenati con la garanzia del governo. E che neppure 60 miliardi di fondi pubblici pompati nelle sue vene è riuscita ancora a risanare.
Kellerman, volto banale e molto "all american", da figlio del Midwest quale era e da giocatore di football quale sognava di essere alla sua Università del Michigan, non era un Bernie Madoff, il supermagliaro di New York, e neppure un Kenny Lay, il pirata dell´energia elettrica che aveva costruito sul ricatto e sull´amicizia politica con la banda texana dei Bush e con Cheney il castello della Enron che lo travolse fino alla condanna a 60 anni di carcere e all´infarto fatale. E neppure su di lui ci saranno i misteri che per sempre circonderanno un altro celebre impiccato, Guido Calvi, o la morte del numero due della Enron, Cliff Baxter, ucciso proprio il giorno prima della sua deposizione davanti al magistrato.
David Kellerman era un nome oscuro, poco più di un dirigente d´azienda fra i tanti che lavorano in questa mostruosa società semigovernativa dal nome impossibile compresso nell´acronimo di "Freddie Mac" e che per mandato pubblico acquista, garantisce e poi rivende i mutui immobiliari nei portafogli delle banche. Dalla sua laurea nel Michigan, celebre per la quantità di giocatori di football che sforna e dai corsi post laurea nella George Washington University della capitale, Kellerman era entrato a 25 anni nel ventre di "Freddie" e aveva cominciato la scalata dal cubicolo dell´impiegato fino ai piani alti. Una carriera qualsiasi, ma soltanto fino all´8 settembre del 2008, quando la montagna di debiti garantiti, rivenduti, rimpacchettati, frullati che la sua società rilevava, controllando la metà dell´intero portafoglio dei muti americani, si rivelò un massiccio di panna montata. E le agenzie di rating, quelle che dovrebbero verificare e classificare la solidità di una "corporation" prima, e non dopo i disastri, abbassarono il voto della "Freddie Mac" dall´ A1, che significa solidità d´eccellenza, al B3, poco più che spazzatura.
Fu allora che il governo Bush, boccheggiando nel naufragio della finanza che avrebbe divorato la Bear Stearns, la Lehman Brothers, la Merril Lynch e portato le grandi banche come la Citi e la Bank of America a un passo dalla bancarotta, decapitò le due società più esposte, e più responsabili del "boom and bust" immobiliare, la "Fannie Mae" e la "Freddie Mac", che dal loro compito istituzionale di garanti si erano trasformate, con la complicità della politica riccamente lubrificata senza distinzione di partiti e di nomi, nei massimi speculatori d´azzardo sulla trave portante della vita nazionale: la casa. Kellerman fu sparato alla seconda poltrona, di fatto quella più importante, all´incarico di tesoriere e responsabile finanziario. Gli fu messo in mano un assegno da 60 miliardi di dollari firmato dal governo con l´incarico di tamponare, bonificare e poi riavviare quella società senza la quale l´intera circolazione sanguigna del credito s´infarta.
Otto mesi più tardi, nessuno, non nel Parlamento, non alla Federal Reserve, non al Tesoro sa ancora se questo cuore della circolazione creditizia americana sia tornato a pulsare. Non lo sapeva, o forse lo sapeva, David Kellerman, che aveva dovuto ingaggiare una squadra di guardie del corpo per circondare la sua villa di mattoni rossi in Virginia per difendersi dai debitori inferociti sbarcati dai pullman che offrono il "tour" dei bancarottieri come a Hollywood il giro delle ville delle star. Lanciavano sassi alle belle finestre per chiedergli conto dei bonus, delle gratifiche pagate a lui dalla società, 800 mila dollari quest´anno, dei 210 milioni complessivamente distribuiti con i soldi dei contribuenti cacciati da case pignorate per morosità, e che "Freddie" e "Fannie", che lui, avrebbero dovuto difendere.
Nel tempo libero, perché anche nelle tragedie riposa sempre un grano di ironia, Kellerman era tra i promotori della "Campagna per i senza tetto".
Nella sede centrale, una sorta di castello di gusto "post Versailles" su una avenue centrale di Washington, celebre nel quartiere per i magnifici addobbi luminosi a Natale, si dicono ora le solite cose ovvie, che Kellerman fosse depresso, che fosse sotto cura psichiatrica, che la fatica, la pressione, l´angoscia per un impegno troppo grande - salvare da solo l´intero settore immobiliare nazionale sempre in asfissia - lo stessero schiacciando e adesso, mentre il furgone nero del "coroner" della contea di Fairfax, in Virginia, carica il suo corpo massiccio nella borsa di cerata nera con la lampo usata anche per i soldati, è facile fare diagnosi.
David Kellerman è un altro, finora il più noto, caduto in questa guerra di parole astruse come derivati, hedge, credit swaps, securitization, che uccidono come i proiettili o le bombe per strada. Nelle stesse ore in cui il tesoriere della cassaforte sfondata si passava il cappio attorno al collo nella cantina della grande casa dove dormivano la moglie e la figlia, a pochi minuti da lui, Christopher Wood, un uomo qualsiasi di 34 anni, in una casa più modesta, scriveva la propria nota suicida, spiegando che non ce la faceva più a pagare le rate di quel mutuo di 460 mila dollari che la banca non avrebbe mai dovuto concedergli, ma che la società di Kellerman aveva garantito. Ha ucciso la moglie, i figli di 5,4 e 2 anni e poi se stesso. Lui, la sua famiglia, come il tesoriere di "Freddie" uccisi dallo stesso sogno quando diventa incubo: la casa.