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 2009  aprile 23 Giovedì calendario

FIAT-OPEL, LE SINERGIE ALL’OMBRA DEL FALLITO MATRIMONIO CON GM


Prende corpo il salvataggio di Opel da parte di Fiat. Lo confermano i sindacati della casa del Lampo e ambienti industriali tedeschi, mentre aumenta la confusione su quale sarà l’assetto geopolitico del mondo delle quattro ruote tra fusioni e alleanze industriali che sull’onda della crisi stanno spingendo l’acceleratore delle aggregazioni tra grandi case. Del resto Marchionne, il numero uno del Lingotto, lo aveva detto a chiare lettere che Fiat non poteva stare da sola. Ed ecco che dopo il tentativo, ancora in corso, con Chrysler, la casa italiana punta alla tedesca Opel, marchio di punta di General Motors Europe che nel Vecchio continente è presente con Vauhxall (la "Opel" inglese) e con la svedese Saab, in forte difficoltà, e con Chevrolet che commercializza vetture coreane ex-Daewoo.
Ed è un’operazione che ha il sapore di una curiosa nemesi storica, visto il fallito matrimonio con la casa di Detroit che ora è sull’orlo di una quasi inevitabile bancarotta. Ma come in ogni divorzio che si rispetti restano sempre degli strascichi. E i figli delle nozze tra Torino e Detroit sono ancora un pezzo importante dell’industria dell’auto europea.
Ad esempio, la Fiat Punto e la Opel Corsa sono strettamente imparentate. Furono sviluppate congiuntamente e dunque il pianale è il medesimo così come il MultiJet da 1.300 cc che gira sotto il cofano delle versioni Diesel. Stesso motore e piattaforma (derivata da Punto/corsa) anche per le piccole monovolume Opel Agila, Fiat Idea e Lancia Musa. La Fiat Croma, invece, origina dalla Opel Signum e pur rinnovata con un restyling resta una vettura concepita all’inizio del decennio.
Fin qui le macrosinergie tra i due ex alleati, ma soprattutto va ricordato che, attraverso PowerTrain, Opel, ma anche Saab, utilizza turbodiesel di origine Fiat anche in modelli recentissimi come la Opel Insignia che monta una variante del classico 1910 cc MultiJet, un vero best seller della tecnologia common rail torinese.
Ma a cosa potrebbe servire un’operazione del genere, ferma restando la grande sovrapponibilità della gamme? Potrebbe certo tornare utile per ampliare il proprio peso in Europa. Il gruppo Fiat, infatti, è, e resta, legato prevalentemente al mercato domestico ma il senso dell’operazione potrebbe essere ben più ampio.
Opel produce auto eccellenti dal punto di vista tecnico e costruttivo ma, quanto meno nei modelli degli ultimi anni, carenti nel design fatta eccezione per la nuova Insignia. La nuova grande Opel sta diventando una vera reginetta di bellezza, in un’area di mercato dove il gruppo Fiat e scarsamente competitivo e dove schiera la non più fresca Croma che certo non può vedersela ad armi pari con Volkswagen Passat o Ford Mondeo. Per competere in un mercato difficile come l’attuale Fiat deve crescere di peso e andare a coprire aree fin ora trascurate. L’ingresso in Opel potrebbe puntellare l’offerta della casa italiana deficitaria anche nello strategico settore delle medie con carrozzeria wagon, dove non produce prodotti di peso (solo la vecchia Stilo Wagon) in grado di scontrarsi con mostri sacri del mercato europeo come la Ford Focus station wagon o la Opel Astra Sw. E, per rimanere nello stesso segmento, anche la Bravo non ha, anche a causa di una limitata capacità produttiva, un peso significativo nello scacchiere Europeo. Fiat inoltre è carente nell’importante scacchiere dei monovolume di taglia media e qui Opel schiera la Zafira, uno dei grandi successi del marchio tedesco.
Un eventuale asse Torino- Russelsheim potrebbe dunque non essere privo di senso e,anzi, darebbe alla Fiat una maggiore capacità produttiva e una superiore potenza commerciale a livello di prodotti. Del resto anche l’operazione Chrysler, ancora in corso, non verte tanto nell’improbabile e molto mediatica idea di portare la 500 negli Usa quanto piuttosto espandere, grazie a Jeep, l’offerta in quella che, volenti o nolenti, rappresenta un settore cruciale dell’industria dell’automobile: quello dei Suv e dei fuoristrada. Un’area, questa dove Fiat esibisce un vuoto pressoché pneumatico visto che schiera solo la Sedici, clone della Suzuki SX e ulteriore figlio del matrimonio fallito con Gm, nonché l’Iveco campagnola che però è più un veicolo militare e un fuoristrada puro che un Suv. E il mercato chiede, si veda il successo della Nissan Qashqai o della Ford Kuga, sempre più sport utility di taglia urbana e prezzo accessibile.
Sta dunque per cambiare la mappa dell’auto e Fiat si trova al centro di un complesso intreccio. Con Ford ha un rapporto importante: la Ka esce dalla fabbrica polacca dove viene costruita la gemella Fiat 500 e la Panda, vettura che offre piattaforma e motorizzazione e entrambe le utilitarie. Con Psa Peugeot-Citroën Fiat invece è alleata sul fronte dei veicoli commerciale e dei grandi monovolume. E lo stesso gruppo transalpino, a sua volta, è alleato con Ford nel settore strategico dei diesel common rail. Insomma il quadro si complica e il balletto degli accordi è appena agli inizi. C’è solo da sperare che dalla crisi non nascono solo auto in fotocopia.