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 2009  aprile 23 Giovedì calendario

ROSARIA TALARICO PER L’ESPRESSO 23 APRILE 2009

Burocrazia batte Internet In Italia per registrare un dominio in Rete bisogna mandare un fax e aspettare una settimana. Una procedura assurda che frena la crescita del Web

Se volete un sito Internet, siete cortesemente pregati di inviare un fax o una lettera via posta. Così si deve partire, in Italia, per registrare un indirizzo in Rete. Già, perché di solito in un sito si guardano soprattutto i contenuti, la grafica, le foto e quasi nessuno fa caso al nome (cioè all’indirizzo telematico) che ha permesso di arrivare su quelle pagine.
Ma è da lì che si deve partire. Tecnicamente si chiamano domini e le loro estensioni (.it, .net, .com, .org e molti altri, vedere riquadro qui sotto) cambiano a seconda del Paese e della funzione del sito medesimo.
La registrazione di un indirizzo Internet è regolamentata a livello mondiale, ma ciascun Paese gestisce le operazioni di registrazione in maniera autonoma. In Italia per esempio si è deciso che tutto il procedimento abbia inizio, appunto, con una richiesta cartacea da mandare via fax, praticamente un reperto archeologico per chi lavora con la Rete. Solo un tocco di perfidia burocratica o siamo di fronte all’ennesima prova dell’arretratezza italiana?
A occuparsi della registrazione, attraverso l’Istituto di informatica e telematica che ha sede a Pisa, è il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), il cui dominio - Cnr.it - è stato il primo della Rete italiana. Dai loro dati appare che in termini quantitativi, a livello europeo, noi italiani non siamo messi male: il registro dei domini con estensione .it (il suffisso che tecnicamente si chiama ’country code’, l’identificativo del Paese) è infatti al quinto posto nella classifica Ue dei domini attivi, superato nell’ordine dai registri di Germania (.de), Regno Unito (.co.uk), Olanda (.nl) e dal consorzio Eurid (gestore del dominio europeo .eu).
E nonostante la crisi economica il settore dei domini non registra flessioni. Anzi: rispetto al 2007 c’è stata una crescita netta di oltre 144 mila nomi a dominio. Questo attivismo non è tuttavia ricompensato, in Italia, da procedure snelle. Inevitabile che nei siti e nelle mailing list degli addetti ai lavori l’argomento dei disservizi causati da questo sistema sia sempre al centro delle discussioni.
Gfb informatica, un maintainer (cioè l’intermediario fra l’utente finale e il registro) piemontese, ad esempio si è trovato a dover gestire un trasferimento del dominio di un suo cliente a un altro maintainer senza che questa richiesta fosse mai stata avanzata da nessuno. La risposta fornita dal registro è in puro burocratese: "Premesso che nessuna procedura pendente può essere bloccata e che la modifica del maintainer è stata già conclusa stamattina, desideriamo informarla che può farci riavere subito una modifica del maintainer dall’attuale maintainer al precedente; in un secondo tempo può richiederci - tramite posta - la richiesta che abbiamo ricevuto per la modifica del maintainer del dominio in questione. La richiesta di documentazione può essere anticipata via fax allo 050 XXX..." e così via per parecchie altre righe.
Una replica che provocherebbe reazioni scomposte da parte di uno qualsiasi dei 2.400 maintainer italiani. E che richiama alla mente l’ironica descrizione di Ennio Flaiano: "Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l’assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all’ufficio competente, che sta creando".
Domenico Laforenza, direttore dell’Istituto di informatica e telematica del Cnr prova ad arginare l’alluvione di proteste con cortesia: "I registri non sono gli sceriffi del cyber spazio, ma finora il fax è riuscito a garantire un po’ di ordine evitando i contenziosi a posteriori. Noi non interferiamo nella scelta del nome a dominio, ma possiamo non registrare domini blasfemi o di dubbio gusto. Impossibile farlo con un sistema automatico".
Il fax però porta con sé oggettivi problemi di leggibilità e di ordine di arrivo (spesso la registrazione dei domini si gioca sul filo dei secondi) per cui si generano contenziosi per stabilire la precedenza, in ossequio al principio sovrano che regola la registrazione (’first come, first served’ e cioè viene servito prima chi è arrivato prima). "è capitato che siano state respinte delle richieste solo perché la caselle per il consenso al trattamento dei dati personali, regolarmente barrate, erano disallineate" racconta Alessandro Cassinari, vicepresidente di AssoTLD, l’associazione dei maintainer italiani.
Meglio inoltre evitare di inviare le richieste verso la fine della settimana: il registro infatti non lavora di sabato e domenica. "Si corre così il rischio che se la richiesta viene respinta per un motivo qualsiasi e qualcuno si è inserito nel frattempo il dominio venga assegnato all’ultimo richiedente che non ne avrebbe diritto", continua Cassinari: "Diciamo che se sei fortunato e non ci sono festivi di mezzo in quattro o cinque giorni riesci a registrare il dominio". Tempi assurdi, se confrontati con quelli di tutti gli altri paesi sviluppati (e non solo quelli).
Secondo Laforenza il problema dei fax illeggibili o non conformi è circoscritto a numeri ’fisiologici’ rispetto ai circa 2 mila fax che il registro riceve quotidianamente. "Ma entro giugno posso dire che il sistema sincrono (quello cioè che permetterà la registrazione in tempo reale, ndr) sarà attivo". Certo, un pizzico di incredulità è d’obbligo se, sul sito dell’associazione Ahr che rappresenta il settore dei domini e del web hosting, si può leggere un comunicato datato 2007 in cui si chiede l’automazione delle registrazioni "per allinearsi agli standard qualitativi e prestazionali dei registri internazionali e per non penalizzare i clienti italiani".
Forse due anni dopo il sogno sarà realtà. "Io sono diventato direttore solo da luglio dello scorso anno", prosegue Laforenza, "e devo anche farmi carico delle trenta persone che attualmente lavorano nella mia struttura e che, con l’istituzione del sistema automatico, dovranno essere ricollocate".
Ma un cittadino avrà diritto ad avere un servizio efficiente a prescindere dal numero di persone necessarie a fornirlo? O bisogna rallentare tutta la Rete italiana per conservare il posto a una trentina di persone? Risponde Laforenza: "Faremo le cose con gradualità, ci saranno due anni ’paracadute’. In questo periodo il fax verrà mantenuto accanto al nuovo sistema per preservare il mercato dei piccoli maintainer che non possono permettersi un’implementazione del sincrono immediata e per garantire nel contempo un reimpiego del personale in esubero del registro".
Intanto però le proteste sono continue. Emmanuele Somma, tra i fondatori di ’Login’, la prima rivista italiana dedicata alle professioni di Internet, ha scritto un’infiammata e-mail al ministro per l’Innovazione Renato Brunetta, definendo scandaloso il comportamento del registro italiano.
"Questo livello di inefficienza, ignoranza e incapacità in tutto il resto del mondo è assolutamente sconosciuto", scrive nella lettera, "perché la registrazione dei nomi di dominio avviene in secondi tramite procedure automatizzate senza necessità di intervento umano. Persino per i domini delle più sperdute nazioni del Terzo mondo!".
Un’affermazione che trova conferma nel racconto di un operatore che preferisce mantenere l’anonimato: "Mi è capitato di registrare un dominio con estensione .me (Montenegro, ndr). Dopo una manciata di secondi funzionava tutto". E parliamo del Montenegro, non degli Stati Uniti o della Finlandia.