Lucia Annunziata, La stampa 22/4/2009, 22 aprile 2009
Il mancato election day e la polemica sui costi- Lunedì nella sua rubrica ha riportato ampi stralci di un articolo di Italia Oggi in cui si sostiene che i costi calcolati da lavoce
Il mancato election day e la polemica sui costi- Lunedì nella sua rubrica ha riportato ampi stralci di un articolo di Italia Oggi in cui si sostiene che i costi calcolati da lavoce.info per il mancato election day (200 milioni di euro di costi diretti e 200 di costi indiretti) sono errati. I costi effettivi, secondo la sua fonte, si limiterebbero a 100 milioni. Ma né lei, né la sua fonte fornite alcuna indicazione sul modo con cui viene ottenuta questa cifra. I nostri calcoli, che si trovano sul sito www.lavoce.info, sono stati sostanzialmente confermati, per quanto riguarda i costi diretti, dal ministro Maroni, che ha parlato di 173 milioni di euro, cifra molto più vicina alla nostra stima che a quella da lei riportata. Nei costi indiretti abbiamo incluso il valore del tempo perso dei cittadini, più altri costi relativi alla custodia dei figli e alla perdita della giornata lavorativa di scrutatori e presidenti di seggio, tralasciando voci di costo delle famiglie quali i rimborsi per coloro che studiano fuori sede, il mancato utilizzo delle strutture scolastiche per altri fini, perché di più difficile quantificazione. L’articolo citato critica le nostre stime, notando che il 22 giugno le scuole saranno già chiuse e affermando che non vi è alcun costo nel tempo perso dai cittadini per recarsi al seggio una volta di più. Sul primo punto si dovrebbe notare che 1) quando l’articolo è stato scritto (a febbraio) non era nota la data delle elezioni e 2) anche se l’anno scolastico fosse terminato in tutte le regioni italiane per quella data (e non è così) le scuole non cessano di funzionare perché ospitano altre attività. Sul secondo, l’argomento che il tempo perso per votare non rappresenti un costo per i cittadini è semplicemente sbagliato. La situazione dei referendum in due giorni diversi è per certi aspetti simile a quella di una famiglia che va al supermercato durante il weekend. Di solito si preferisce concentrare gli acquisti in una sola volta anziché spezzarli in due visite al supermercato. Perché? Il fatto è che il tempo passato a fare la spesa ha un costo, non monetario, che gli economisti definiscono costo opportunità. Il tempo è una risorsa scarsa per tutti. Quindi, si può discutere sul modo con cui valutarlo, ma negare che il tempo perso abbia un costo è un non senso. Non a caso, tutte le analisi costi-benefici includono una stima del valore del tempo. LA REDAZIONE DE LAVOCE.INFO Il costo del referendum è diventato oggetto di uno scontro politico nelle ultime settimane, perché politica è la scelta di quando votare: ricordo che lo stesso Premier (ancora indeciso, dicono le cronache) ha legato le opzioni sulla data del voto a una potenziale crisi di governo. Di conseguenza, come sempre succede quando la polemica diventa vitale per gli interessi politici, l’accademia viene strapazzata. Ho riportato gli argomenti di Bechis contro il lavoro de «lavoce.info» perché circolano molto e stanno diventando «opinione». La vostra precisazione è dunque non solo opportuna, ma utile per continuare a capire.