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 2009  aprile 22 Mercoledì calendario

E’ SCRITTO NELLE NUVOLE L’ARRIVO DI UN TERREMOTO""


Forse avevano ragione gli aruspici: per capire cosa succede sulla Terra bisogna osservare il cielo. Il bizzarro comportamento di certe nubi potrebbe annunciare l’arrivo di un terremoto. Lo sostengono Guangmeng Guo e Bin Wang del «Remote Sensing Center» della Nanyang Normal University di Henan, specializzati nell’individuazione di segni precursori dei sismi. I due geofisici cinesi hanno osservato negli ultimi anni le formazioni nuvolose sopra l’Iran, che si trova in una delle aree sismiche più attive del pianeta ed è percorso da almeno sei faglie, attraversate da una sessantina di fratture minori. Guo e Wang ritengono di poter mettere in relazione il singolare comportamento di alcune nubi con due terremoti verificatisi nel Paese.
La notizia, apparsa su «New Scientist», si riferisce al lavoro «Cloud anomaly before Iran earthquake», pubblicato da Guo e Wang nel 2008 sulla rivista della «Remote Sensing and Photogrammetry Society». Non solo: sulla base delle stesse osservazioni gli scienziati hanno previsto che l’area meridionale dell’Iran potrebbe essere interessata a fine aprile da un nuovo evento di magnitudo Richter tra 5.0 e 6.0. Guangmeng Guo l’ha comunicato, pochi giorni fa, alla giornalista del «New Scientist» Catherine Brahic.
Il fatto che particolari formazioni di nubi (chiamate «Eqc», «Earthquake clouds») o di nebbie (le «Eqf», «Earthquake fogs») possano essere considerate come affidabili segnali precursori di un terremoto è oggetto di un acceso dibattito, anche se le prime osservazioni furono fatte già negli Anni 80 da alcuni ricercatori russi.
Sta di fatto che Guo e Wang, sulla base dei rilevamenti dei satelliti meteorologici, hanno notato che la coltre nuvolosa presente sull’Iran meridionale nel dicembre 2004 risultava «strappata» in alcuni punti per una lunghezza di centinaia di chilometri. I «buchi», che non sembravano spiegabili in termini di dinamica atmosferica, rimasero visibili per ore, apparentemente immobili in corrispondenza della faglia, mentre intorno le formazioni nuvolose si muovevano. Anche le immagini termiche del suolo mostravano che lungo la faglia le temperature erano più alte che nelle aree circostanti: 69 giorni dopo, il 22 febbraio 2005, si liberava un sisma di magnitudo 6.4 che provocava 600 vittime.
Lo stesso fenomeno si sarebbe ripetuto il 25 dicembre 2005, con «strappi» di minor persistenza, e puntualmente, 64 giorni dopo, si è verificato un terremoto di magnitudo 6.0.
Per spiegare il misterioso fenomeno Guo e Wang hanno formulato due ipotesi, definite «audaci» da Antonio Piersanti, direttore di Sismologia e Tettonofisica dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia. La prima è che l’emissione di gas bollenti provenienti dalla faglia abbia provocato l’evaporazione di parte delle nubi, «ma - precisa - sarebbe un avvenimento singolare, perché i getti dovrebbero essere davvero potenti per salire a quote superiori ai 100 metri e influenzare le nuvole. Non mi risulta che si sia mai registrato nulla di simile». La seconda ipotesi prevede che l’alta pressione che si genera nello strato roccioso prima del sisma causi perturbazioni elettromagnetiche, che a loro volta influenzano le nuvole sopra il sito.
Il lavoro cinese, intanto, è stato accolto con scetticismo da Mike Blanpied, coordinatore dello studio sui rischi sismici dello US Geological Survey. E dubbi arrivano da Friedemann Freund, dell’Astrochemistry Laboratory del Goddard Space Flight Center della Nasa, che lavora sui segnali premonitori dei sismi. Il modello, basato sulla presenza di ioni carichi positivamente, è molto dibattuto, ma non può spiegare fenomeni come le «Eqc», poiché gli ioni di solito contribuiscono alla formazione delle nubi e non alla loro dissoluzione.
Finora, comunque, le «Eqc» sono state descritte di rado, ma sarebbe possibile compiere analisi combinate di dati derivanti da misurazioni geofisiche, dall’osservazione del comportamento termico del suolo e della bassa atmosfera, oltre che dalle anomalie nella copertura nuvolosa: tutto ciò potrebbe dare un nuovo contributo allo studio dei terremoti.
Secondo Piersanti, i cinesi hanno prodotto «un lavoro pionieristico, come i tanti inviati al sito dello Csep (Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability, www.cseptesting.org), un laboratorio virtuale diffuso. Qui chiunque può sottoporre un proprio modello, che viene poi valutato. Finora nessuno ha retto alla prova». E anche la teoria di Guo e Wang ha bisogno di ulteriori approfondimenti. Ora non resta che attendere, sperando che i cinesi sbaglino.