Daniela Daniele, La stampa 22/4/2009, 22 aprile 2009
DOTTORE MI RESTITUISCA LA FACCIA DI PRIMA"
«Succede. Abbastanza spesso». Giulio Basoccu, docente di chirurgia plastica a La Sapienza, riferisce che circa il 70 per cento dei reinterventi è conseguente a errori. E i più frequenti riguardano naso e seno. Che cosa s’intende per errori? Per quanto concerne il naso, il più delle volte, si fanno i conti con l’insoddisfazione del paziente che non vede realizzate le promesse del chirurgo. «Ma può anche accadere - sostiene il professor Basoccu - che non siano stati ben corretti i difetti. Per esempio, un ”gibbo” che non è stato eliminato».
Anche gli interventi di mastoplastica devono essere rifatti di sovente. Succede se il chirurgo non è molto esperto e risultato dell’operazione non è «naturale». L’effetto può essere grottesco e mortificante. Come si sbaglia un intervento al seno? «Ci può essere un malposizionamento delle protesi - spiega il chirurgo - che si spostano perché la tasca allestita per contenerle è fatta non correttamente. O errori di scelta della protesi, per misura oppure per forma».
E poi ci sono gli eterni insoddisfatti. Sono quelli che si sottoppongono a operazioni frequenti, cambiano spesso chirurgo e che, in buona sostanza, cercano nell’intervento la soluzione alla propria difficoltà di accettazione di se stessi. «Uno specialista capace - osserva Basoccu - deve saper riconoscere anche l’implicazione psicologica». Sta di fatto che i reinterventi di coloro che rincorrono la propria intima insoddisfazione toccano il 30% del totale.
Negli ultimi anni, la chirurgia estetica ha subito una accelerazione tale da indurre molti a partecipare a una corsa all’oro con pochi scrupoli. E i risultati si possono vedere in tante labbra gonfiate a dismisura o in volti da museo delle cere. C’è davvero chi si pente? Secondo l’esperto, soltanto chi ha subito un intervento mal fatto.
Mentre sta diventando di moda, soprattutto tra personaggi dello spettacolo, il fenomeno della «undo-plasty», ovvero l’inversione alle sembianze primitive, la voglia di tornare a essere quel che si era, rughe comprese. Come mai? Il chirurgo ne dà un’interpretazione sociologica. «Sono i corsi e i ricorsi della storia. Dopo il boom dell’estetica, ora certi personaggi famosi vanno in controtendenza: insomma, mi sembra più una manifestazione di costume che una vera convinzione. E, ripeto, riguarda soprattutto gli interventi fatti male».