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 2009  aprile 22 Mercoledì calendario

LA CASA INQUINA PIU’ DELLO SMOG


Colle per parquet, vernici, fibre trattate delle moquette. E poi: pitture, muffe, nuvole di fumo di tabacco che aleggiano in salotto. L’aria che respiriamo in casa può essere molto più inquinata di ciò che minaccia i nostri polmoni quando siamo all’aperto. La cucina peggio della piazza, la camera da letto come un’incubatrice di veleni. E tra le mura domestiche, oltre ai materiali e alle sostanze da costruzione, anche la tecnologia sembra minacciare la nostra salute: si moltiplicano ovunque gli impianti wireless. Anche la televisione, da oggi, è «senza fili».
L’allarme è globale. «L’aria che respiriamo in casa - lancia l’allarme l’Osservatorio francese della qualità dell’aria negli ambienti domestici - può avere conseguenze sia sui singoli disturbi come la sonnolenza e l’irritazione degli occhi, sia sull’aggravamento di patologie come le allergie e l’asma».
Il problema è il tempo che trascorriamo a casa. «Gli europei passano in media al chiuso l’85-90 per cento della loro giornata», rivela una recente indagine epidemiologica condotta nel Lazio. «E gli italiani vivono in casa il 60 per cento del loro tempo».
In ogni angolo della casa c’è un rischio potenziale, evidente o nascosto: i materiali da costruzione possono contenere sostanze tossiche, soprattutto se provenienti dall’estero dov’è ancora ammesso l’uso di componenti vietati ormai da anni in Italia; colle utilizzate per la posa dei parquet possono sprigionare sostanze nocive che si liberano con l’umidità. Anche molte vernici e lacche contengono soventi. Fino al radon, gas pesante considerato pericolosissimo, liberato dal cemento armato.
Siamo davvero in pericolo? Il professor Claudio Germak, docente di design industriale al Politecnico di Torino, sostiene che «oggi c’è un tentativo, soprattutto da parte delle grandi aziende, di richiedere un certificato su materiali, provenienza dei prodotti, e valutazione del livello di sicurezza complessivo».
Ma in casa, e in particolare tra le mura più vecchie, «ci sono ancora molte fonti di inquinamento, come per esempio i collanti, ma anche succedanei del legno che, se soggetti a umidità, sprigionano agenti patogeni». Se il futuro sarà migliore («C’è ormai la consapevolezza del rischio»), il presente può essere una trappola. Cambiare aria non basta.
Anche sul fronte della tecnologia le reti senza fili crescono come la preoccupazione. Ma su questo aspetto, il professor Daniele Trinchero, docente di campi elettromagnetici al Politecnico di Torino e responsabile del laboratorio Ixen che studia proprio le applicazioni wireless, sostiene che «il pericolo è semmai altrove»: «Gli apparecchi wireless domestici - dice - utilizzano un decimo della potenza di un telefonino, e solo nel momento in cui trasmette dati al computer». Il vero rischio è più vicino di quanto immaginiamo. Ci segue ogni giorno, lo teniamo in tasca, oltre che in casa.