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 2009  aprile 22 Mercoledì calendario

MOURINHO TROPPO BRAVO PER MARIO


Se il problema non sono i ventimila tifosi di una squadra che saltel­lano nello stadio, per propiziare la morte di Balotelli, ma quello che il medesimo Ba­lotelli combina sul prato, allora forse oc­correrà chiedersi che cosa si può fare per rimuovere quegli atteggiamenti, che tan­to infastidiscono il casto mondo del pallo­ne. Niente di nuovo: si dicevano più o me­no le stesse cose, quando dalle curve si in­sultava la madre di Materazzi, morta tanti anni fa e si sottolineavano i gravi falli commessi dal difensore, in odore di santi­tà per venti giorni (quelli dei gol al Mon­diale), prima di tornare ad essere il bersa­glio degli ultrà di tutta Italia.

Moratti ha provato a spiegare: «Il com­portamento di Mario e i cori di Torino mi sembrano due cose molto diverse e paral­lele. Uno è l’atteggiamento del giocatore che può sembrare simpatico o antipatico, l’altro è colpirlo sul lato che sappiamo. Questo è un insulto che va molto oltre». Per eliminare certi atteggiamenti in cam­po, servirebbe prima di tutto un allenato­re che sapesse parlare come si fa con i ra­gazzi, che sono bravi, ma che a 18 anni (età in cui tutti i censori di queste ore era­no perfetti) si credono i padroni del mon­do. Forse, per questo compito, José Mou­rinho è sprecato. Lui è la più illuminata mente calcistica d’Europa (sennò non avrebbe mai messo un difensore a centro­campo per difendere l’1-0 con l’uomo in più e la Juve alle corde) e chissà se ha tem­po da perdere per spiegare ad un suo gio­catore che il pallone è pieno d’aria, ogni tanto rimbalza male ed è meglio il basso profilo, per diventare ancora più bravi.

Forse tutto sarebbe più semplice se Ba­lotelli avesse come allenatore Trapattoni, Ancelotti o Prandelli oppure se fosse rima­sto Mancini, che a 18 anni giocava in A e anche lui non era perfetto. Esempi in li­bertà, da proporre con il beneficio del dubbio. Trapattoni prenderebbe da parte Balotelli, che è un bravissimo ragazzo (ba­sta guardarlo negli occhi), ma anche uno che vuol fare di testa sua (un bel testone) e gli spiegherebbe che i dribbling sono belli e divertenti, ma che gli avversari van­no rispettati, perché non si può mai sape­re che cosa può capitare il giorno dopo e perché il calcio non è soltanto una corsa al denaro, ma è ancora uno sport, dove l’avversario dovrebbe essere rispettato. Anche se parlare di sport, dopo quello che si è sentito a Torino, sembra ridicolo. Mourinho è stato importante, nell’evo­luzione di Balotelli, perché gli sta dando una disciplina tattica e lo sta modellando. «Quando lo guido dalla panchina, fa le co­se bene, ma devo telecomandarlo». Sareb­be utile se, oltre a telecomandarlo in cam­po, gli spiegasse anche qualcosa della vita di un calciatore. E lo aiutasse a superare il dolore (nascosto) di un ragazzo che a 18 anni ha vissuto la notte di Torino.