Francesco Forte, Libero 21/4/2009, 21 aprile 2009
BUONE NOTIZIE MA LA CRISI MORDE ANCORA
I segnali positivi ci sono, sia a livello internazionale, che in Italia. A quelli che vengono considerati, per l’uno e l’altro caso da Tremonti e da Emma Marcegaglia, io ritengo se ne debbano aggiungere altri, di natura più generale. Tremonti si è riferito soprattutto al fatto che non c’è il crollo delle grandi banche Usa e di Wall Street che si poteva temere. Anzi, (...)
(...) che le grandi rimaste, dopo lo sfracello nel primo trimestre, presentano buoni profitti. Poiché questi sono dovuti al saldo fra recuperi di valore di titoli in portafoglio, e nuove sofferenze riguardanti finanziamenti a imprese, se ne desume che il mercato finanziario mondiale gestito negli Usa e la borsa di Wall Street reggono e in certi comparti risalgono. Vuol dire che vi è la possibilità di investimenti redditizi in immobili e titoli. I prezzi sono scesi abbastanza da rendere convenienti acquisti mirati, che si stanno verificando e che si potranno verificare. Dunque la finanza mondiale è uscita dal tunnel, ma ciò non è indolore per i paesi ove è scoppiata la bolla che la aveva resa ricca e prepotente, spesso con operazioni campate in aria. Ma negli Usa la disoccupazione è ancora in crescita e il comparto dei servizi e vari comparti di imprese di beni di consumo di questa grande nazione soffrono, mentre le ingenti spese in deficit del governo e gli ultragenerosi comportamenti della Federal Rserve, che hanno tamponato la caduta, potranno generare inflazione con necessità di strette del credito e richiedere non indifferenti inasprimenti fiscali i cui effetti potrebbero essere negativi.
L’economia Usa però se la caverà, grazie all’industria elettronica e dell’informatica, che operano sui mercati mondiali e che non sono un fatto effimero, ma una realtà. Intel che produce elettronica sofisticata per computer, telefoni cellulari e via dicendo annuncia che la sua crisi ha toccato il fondo e prevede un rialzo di fatturato. Google continua ad andar bene. Ciò poiché i mercati di questi giganti, per le imprese che ne usano i prodotti sono mondiali, indica anche che la prospettiva economica mondiale non è così negativa come si pensava e che ci sono segnali di risveglio . A questi io aggiungo il petrolio a 50 dollari il barile con tendenza a non scendere. Un prezzo che non piace ai produttori che erano arrivati a 100 dollari e perfino a 150, nel periodo effimero di espansione determinata dalla esagerazione finanziaria, ma che è notevole, rispetto a quelli di anni non troppo lontani. Non si stanno accumulando scorte che indeboliscano la domanda e quindi le quotazioni mondiali. L’Italia mostra sintomi di risveglio più diffusi e concreti, benché il nostro governo ha inondato la finanza e l’economia di spese in deficit, come molti chiedevano. I dati su varie imprese, a cui ”Libero” fa riferimento, mostrano che il nostro export sembra avere passato il punto più basso ed i consumi nazionali reggono .Ora Emma Marcegaglia afferma che si potrà avere il recupero già nella seconda parte dell’anno. E fra i fattori che aiutano ad avere una prospettiva positiva c’è il fatto che non ci sono annunci di nuove tasse.