Bruno Ventavoli, La stampa 21/4/2009, 21 aprile 2009
NON POSSO VIVERE FUORI DALLA TV" (+ 3
schedine)-
La televisione le aveva dato la vita. Alla fine gliel’ha tolta come in tutte le favole balorde della fama cannibale. La giovane attrice gallese Stephanie Parker è morta suicida lo scorso venerdì, dopo che la Bbc aveva chiuso la serie «Belonging» nella quale aveva recitato da star per sette anni. Carina, capelli neri con frangia, musetto adolescente, vistosi orecchini e solo un filo di trucco per mettere in risalto gli occhi dolci. Aveva appena 22 anni.
Cresciuta sul set
Stephanie aveva rivelato un talento naturale per la recitazione. A 15 anni l’avevano scelta per la popolare serie che racconta avventure e disavventure della famiglia Lewis, simbolo del Galles che cerca di riconvertirsi alla modernità. E, stagione dopo stagione, aveva interpretato se stessa nell’addio all’adolescenza, crescendo praticamente in tempo reale sotto gli occhi dei fan teenager nei panni del personaggio Stacey Weaver. Lei infatti era nata proprio in quelle contee gaeliche di verde, rugby e birra, dove la serie veniva girata. Piccoli flirt, problemi del lavoro da trovare, guai scolastici, conversazioni al pub e alle tavolate di famiglia, come nelle canzoni dei Lostprophets, un gruppo che ha messo in rock l’adolescenza di queste parti (qui, tanto per citare, è anche nata la celebre voce di Tom Jones).
La carriera di Stephanie s’era allargata ad altri telefilm prodotti sempre dalla Bbc, come «Casualty» e «The Bill», nonché in programmi radiofonici. Ma il suo cuore era rimasto a «Belonging», la grande avventura che le aveva regalato il sogno della celebrità, normalmente, senza dover pagar pegno ai tanti reality cacciatore di talenti.
Nell’aprile del 2008 la Bbc ha deciso di interrompere «Belonging». Aveva ormai fatto il suo tempo. E giovedì scorso, per festeggiare il decimo anniversario teorico, ha mandato in onda un’ultima puntata speciale, che raccontava una malinconica riunione della famiglia Lewis. Il giorno dopo Stephanie s’è simbolicamente impiccata vicino alla sua casa a Pontypridd, forse incapace di sopravvivere a una vita reale senza le tribolazioni, i sogni, i languori della sua fiction, senza la sua immaginaria famiglia del set, forse inadeguata per tornare ad essere Stephanie Weaver in carne ed ossa, dopo essere cresciuta nei panni del suo doppio, Stacey Weaver.
Con gli abiti di scena
Un camminatore mattiniero ha trovato il suo corpo cadavere alle prime luci dell’alba nel parco cittadino. Appesa a un albero, vestita così come il suo pubblico la vedeva sul piccolo schermo. «Il talento di Stephanie ha avuto un ruolo centrale nel successo di Belonging - ha detto Clare Hudson, capo della programmazione di Bbc Galles -. I fan del programma saranno scioccati da questa notizia. I nostri pensieri vanno alla sua famiglia e ai suoi amici».
La triste fine di Stephanie si salda a una misteriosa catena di suicidi. La cittadina di Pontypridd non è infatti lontana da Bridgend, un paese che negli ultimi anni è stato triste meta di adolescenti che andavano a togliersi la vita. Tra il gennaio 2007 e il febbraio 2008 diciassette giovani si sono tolti la vita in casi fotocopia, e tutti si conoscevano. Non c’è mai stata una spiegazione certa e plausibile a questa ecatombe. Persino i sociologi dell’università di Cardiff si erano messi a studiare il macabro fenomeno.
Ma qualcuno ha spiegato che tutto dipenderebbe, anche qui, dal bisogno malato di notorietà. Di trovare una lapide virtuale sui siti «in memoriam» diffusi su Internet.
Miti fragili
Margaux Hemingway
Bellissima top model prima, e attrice poi, si suicida a 41 anni, un giorno prima dell’anniversario del suicidio del nonno.
Shauna Grant
Una delle più belle e celebri pornostar americane. Si è tolta la vita a 21 anni, sparandosi una fucilata.
Marilyn Monroe
Continua a essere il simbolo della bellezza fragile. Si suicida a 36 anni (anche se la sua fine è fonte di gialli).