Paolo Brogi e Gianni Santucci, Corriere della sera 21/4/2009, 21 aprile 2009
POCHI, ARMATI A META’ E SENZA REGOLE LA FALSA PARTENZA DELLA POLIZIA LOCALE
«Multate le prostitute!». E partono i vigili. «Basta con gli accattoni». I vigili creano nuove pattuglie. «Stop alla birra bevuta in strada». Far rispettare il provvedimento, spetta sempre ai vigili. Che trent’anni fa si occupavano solo di viabilità. Mentre oggi si stanno trasformando in poliziotti, sotto la pressione dei Comuni che si giocano sempre più il consenso sul tema sicurezza. E così sfornano ordinanze a raffica. Chiedendo controllo dei campi rom, identificazione dei clandestini, retate contro il commercio abusivo. La mutazione è in corso per un contingente di 60 mila uomini in tutta Italia, che si stanno trasformando da «vigili urbani» in «polizia locale». Con risultati non omogenei. A Milano, per esempio, i vigili hanno la pistola. Ma appena oltre il confine comunale, a Cinisello Balsamo, non sono armati. Le carenze di uomini invece riguardano un po’ tutti i comandi: tra il 20 e il 25 per cento in meno rispetto all’organico nelle maggiori città italiane.
Gli scantinati
A Roma il Gruppo sicurezza urbana conta 120 uomini, per mesi hanno scorrazzato tra campi abusivi rom, vie della prostituzione, occupazioni illegali, cartelloni pubblicitari fuorilegge. E ora sono rimasti senza il capo: il comandante Antonio Di Maggio, stufo di sentirsi tirare la giacca da destra e da manca, ha guardato i suoi uomini ficcati in un ufficietto fatiscente sotto l’Ambra Iovinelli, dove luce e servizi sono comuni al teatro e quindi ne subiscono capricci e sorti, e ha detto basta. Dimissionario, Di Maggio resta a capo dell’ufficio antiabusivismo e dell’VIII Gruppo, insomma Tor Bella Monaca e dintorni. Lì un suo agente, Dario Guidaldi, è finito da poco all’ospedale: durante un controllo, mercoledì scorso, aveva fermato un sedicenne in motorino senza targa, ultima moda della piccola malavita romana per sbrigare meglio affari e raid anti immigrati. In cento l’hanno aggredito spedendolo al pronto soccorso.
L’ultima sulla prostituzione, a Roma, è questa: su 4.000 verbali fatti sono 848 i domicili falsi forniti. A rivelarlo è il sindacalista Gabriele Di Bella. Risultato? A questo punto gli agenti della municipale dovranno rintracciare le prostitute che hanno dichiarato il falso e contestare il nuovo reato. Altro punto: la pistola. A Roma ce l’hanno circa mille agenti su 6 mila. Il 2 maggio scadrà la possibilità che i vigili di Roma hanno di esprimere la propria opzione sull’armamento sancito dal consiglio comunale. Nei 19 comandi della Capitale si cominciano a tirare le prime somme, un buon 25 per cento sembra dire no. Secondo i comandanti sono il 15 per cento ai Parioli, il 20 per cento sulla Cassia, il 25 al Portuense, addirittura la metà al Tiburtino. «Da noi stanno aspettando fine mese», spiega il comandante di XVII e XVIII, Antonio Bertola. E ad Ostia Angelo Moretti fotografa così il corpo: «Un giorno dicono sì, il giorno dopo no. Inizialmente erano favorevoli, poi sono iniziati i ripensamenti. Del resto sono trent’anni che si oscilla tra sì e no, ora molti sono invecchiati o vicini alla pensione...».
Strade e sicurezza
A Milano, in un anno, i vigili hanno ritirato 1.164 patenti per alcol. A Verona, 400 per alcol e altre 50 per droga. «Questa è sicurezza in senso stretto – attacca Luigi Altamura, capo dei vigili di Verona – perché previene gli incidenti mortali sulle strade». Poi ci sono altri compiti: i ghisa milanesi nel 2008 hanno smascherato 94 matrimoni combinati (per aggirare le leggi sulla cittadinanza) e sgomberato 40 aree occupate dai rom. E qui cominciano i problemi: «Non abbiamo caschi e scudi – racconta Daniele Vincini, segretario del sindacato Sulpm Lombardia – e così quando ci prendono a sassate polizia e carabinieri sono protetti, mentre noi restiamo indifesi». in situazioni come questa che si sperimenta a che punto sia l’incompleta transizione da vigile a «poliziotto locale ». «Negli ultimi anni le nostre competenze si sono sempre più allargate – riassume Francesco Delvino, presidente dell’associazione Marcopolo, che raggruppa comandanti e ufficiali dei vigili italiani’ ma manca un adeguamento degli organici e soffriamo per l’endemica ristrettezza finanziaria dei Comuni. Molte città hanno raggiunto un ottimo livello di professionalità, ma è tutto su iniziativa locale».
«Impiegati con la divisa»
Attendono una legge di riforma dal 1986. Per ora, gli agenti della polizia locale restano impiegati dei Comuni quanto i dipendenti dell’ufficio anagrafe, ma hanno compiti di polizia giudiziaria. Due progetti di legge attendono da anni in Parlamento di essere approvati. Più che l’istituzione delle ronde, molti sindaci e ufficiali si augurano che sia il passaggio verso il compimento della «sicurezza federalista ». « fondamentale definire con chiarezza il nuovo ruolo e il maggior potere che si intende dare alle polizie locali – spiega il primo cittadino di Torino, Sergio Chiamparino – sia per gli strumenti di offesa e difesa, sia perché dai Comuni spesso non si riesce a far fronte alle carenze di organico». Un solo esempio di come ognuno proceda sulla sua strada: lo spray urticante è entrato in dotazione ai vigili di Torino, mentre a Milano hanno i nuovi manganelli ma chiedono lo spray. Nella transizione verso la nuova polizia, i sindacati sono d’accordo con i sindaci. Anzi, spesso vanno oltre: «Senza la riforma – spiega Piero Primucci, coordinatore torinese del Sulpm – si rischia che alcune città usino i vigili più per ripianare la cassa che per occuparsi di sicurezza». Passi avanti in ordine sparso. Soprattutto nelle grandi città del Nord, l’organizzazione funziona soprattutto grazie ai patti per la sicurezza che da anni riuniscono intorno a un tavolo questori, prefetti, comandanti dei carabinieri e capi dei vigili. Così tutte le forze vengono impiegate senza sovrapposizioni. Tenendo presente sempre un punto: «Interventi su scippi e rapine – conclude il comandante Delvino – resteranno sempre compito delle forze dell’ordine ».
Manca la riforma Dal manganello allo spray urticante: non c’è omogeneità, manca una linea comune. «Senza la riforma non saremo in grado di occuparci della sicurezza»