Stefano Cosenz, La stampa 20/4/2009, 20 aprile 2009
DA GIACOMETTI A FOLON LA COLLEZIONE DI SOAVI
All’amico Indro dedicò nel 2002 Indro. Due complici che si sono divertiti a vivere e a scrivere, e forse questo titolo riassume l’intera vita di Giorgio Soavi, uomo del Novecento, poeta, romanziere e cultore delle arti visive, ma innanzitutto e intensamente narratore. stato anche giornalista e proprio l’amicizia con Indro Montanelli lo portò ad abbandonare nel 1974 il Corriere della Sera e ad avventurarsi nella nuova testata Il Giornale. Ed è proprio a Giorgio che si deve il fortunato nome del quotidiano. Il suo nome resterà fortemente legato agli anni di Adriano Olivetti, l’industriale e mecenate di cui sposò la figlia Lidia e al quale dedicò un romanzo, Il Conte, finalista al Campiello del 1983 e una biografia, Adriano Olivetti - Una sorpresa italiana, nel 2002. Furono gli anni (era l’inizio del ”70) in cui assieme ad altri intellettuali collaborò con la rivista Comunità voluta da Adriano Olivetti. Per quattro decenni si occupò del design presso la Società Olivetti e curò perfino le strenne e le agende Olivetti che raccolsero e promossero i più bei nomi della grafica e dell’illustrazione internazionale, come Jean-Michel Folon.
Ed ora, solo pochi mesi dalla sua scomparsa, avvenuta a Milano il 1° dicembre scorso, il suo nome torna alla ribalta come collezionista d’arte e amico di quegli stessi artisti, dei quali raccolse le opere, costruendo con loro nel corso della vita dei dialoghi appassionati, dedicando loro libri ricchi di pagine, ora ironiche ora misteriose, di narrativa ispirata dalle loro invenzioni pittoriche. Ed è a Milano che le sue opere (150) saranno disperse il 21 aprile da Sotheby’s in un’asta a lui dedicata a Palazzo Broggi. Soavi infatti è stato un collezionista d’arte, come lo sono i veri collezionisti, non accontentandosi di acquisire opere d’arte per il solo piacere di possederle, bensì pretendendo di cogliere l’essenza degli stessi artisti, ovvero di conoscerli, frequentarli, divenirne amico e confidente, anche discutere e confrontarsi, essere insomma fonte d’ispirazione reciproca. Ricordando l’amicizia con Sutherland, ad esempio, lo scrittore raccontò: «Quando conobbi Graham Sutherland capii che avrei potuto scrivere qualcosa su di lui: ebbi, come prima regola, quella di diventare suo amico. La seconda, che forse anticipa la prima, era quella di avere sue opere in casa…». Una stima reciproca, perché Sutherland riconobbe in Giorgio «un fotografo eccezionale» e ad alcuni scatti di Giorgio furono strumenti d’ispirazione per i lavori pittorici dell’artista. E all’asta sono offerte venti opere di Sutherland , tra cui il bel Ritratto di Giorgio Soavi del 1968 (stima 10 / 15 mila euro).
Soavi fu intimo amico di Alberto Giacometti che conobbe nel 1962, di lui curò libri, "racconti" fotografici e un film, infine nel 2000 gli dedicò una mostra a Milano. Tanti anni di amicizia che sono testimoniati da una serie di opere su carta datate dal 1949 sino al 1963 di grande intensità, come i due fogli del ”49 e ”52 entrambi intitolati Homme et arbre dei quali Soavi fa cenno nel suo Alberto Giacometti. Il sogno di una testa. Milano 2000: il primo, esposto al Museo Morandi nel 1999, ha una stima di 60-80 mila euro, l’altro esposto nel 2001 al Pompidou di Parigi viene valutato 50-70 mila euro. «E fu una sera - narra Soavi - che Giacometti, dopo esserci guardati spesso in faccia e aver detto tante cose…in uno slancio di amicizia…mi aveva detto: temo che ti toccherà posare per un ritratto. Se non ti dispiace». Era il 1963, ed ora l’olio su tela di quella sera, Giorgio Soavi, già esposto a Palazzo Reale nel 1995, è offerto in catalogo con una stima di 400-600 mila euro.
Un altro grande amico e confidente di Soavi fu Balthus, il raffinato pittore francese di cui lo scrittore fu spesso ospite a Montreux e di cui Soavi scrisse: «Sono convinto che i suoi disegni siano più intimi dei quadri…quello che avviene nei disegni è più sfumato…quando le sue figure femminili posano per quei disegni, io sento partire un racconto molto più fantastico di quello che appare nella pittura dedicata per il mio Giorgio suo vecchio amico». Una matita su carta, Studio per Nu de Profil, eseguito da Balthus nel 1973 che ritrae una balthusiana giovane fanciulla in fiore, esposto al Kunstmuseum di Berna nel 1994 e a Roma nel 1996, viene stimato 70-100 mila euro. Di Jean Michel Folon, mitico illustratore belga, che già nel 1967 iniziò a collaborare con Soavi e la Olivetti di Ivrea, sono pubblicate in catalogo una ventina di chine colorate tra cui i celebri acquarelli originali per le illustrazioni dell’edizione de «La Metamorfosi» di Franz Kafka edita a Milano dalla Società Olivetti nel 1973 (10-15 mila euro). Così scrisse Soavi: «Folon, un artista che dipinge paesaggi fiabeschi che si distinguono per il fatto che le fiabe contengono lati e situazioni fortemente o sottilmente ironiche… non si dà arie e non si prende per niente sul serio….».
Giorgio Soavi aderì alla Repubblica Sociale italiana per poi disertare quasi subito: il dramma interiore vissuti durante la guerra lo ispirarono nella scrittura de «Un banco di Nebbia», dramma in cui delineò la storia di coloro che durante il conflitto si trovarono a combattere dalla parte sbagliata: «Vi è un’età in cui ciascuno di noi crede che il suo personaggio sia identico a quello di una situazione letteraria e si preoccupa di non tradirlo troppo. Auguro a papà e a me di continuare a vivere in modo incolpevole e felice anche quando ci accorgeremo di trovarci dalla parte sbagliata e colpevole».