Cristiana Lodi, Libero 18/04/2009, 18 aprile 2009
Un uomo misterioso è entrato nel bagno di Chiara Poggi e ha lasciato il suo Dna sul portasapone. La difesa di Alberto Stasi, accusato di essere l’assassino della ragazza di 26 anni, ha descritto il particolare al giudice che il 30 aprile dovrà decidere se condannare o assolvere il giovane dall’accusa di omicidio volontario
Un uomo misterioso è entrato nel bagno di Chiara Poggi e ha lasciato il suo Dna sul portasapone. La difesa di Alberto Stasi, accusato di essere l’assassino della ragazza di 26 anni, ha descritto il particolare al giudice che il 30 aprile dovrà decidere se condannare o assolvere il giovane dall’accusa di omicidio volontario. L’arringa della difesa è cominciata il 9 aprile e si concluderà con la richiesta di assoluzione. Molteplici gli aspetti su cui il collegio degli avvocati -formato da Angelo Giarda, Giulio e Giuseppe Colli – ha richiamato l’attenzione del giudice: dalle impronte senza nome al ritratto di Chiara e Alberto, fino alle incongruenze nel racconto delle cugine e degli zii della vittima. Che, secondo i legali di Stasi, non sarebbero stati esaustivi su quanto hanno fatto la mattina del 13 agosto. Infine due testimoni importanti: uno spiega di aver visto sul luogo della delitto una ragazza che somiglierebbe a Stefania Cappa, un altro aggiunge dettagli sulla madre di Stefania. Per Stasi, l’accusa ha chiesto 30 anni di carcere. Riportiamo ampi stralci della ricostruzione della difesa. Professor Angelo Giarda Signor Giudice, su questo processo aleggia una domanda da un lato pericolosa, dall’altro insidiosa e contraria a qualunque principio dell’accertamento penale. La domanda è: «Se non lui chi?». Guardi, signor giudice, questo è un interrogativo che comincia nel momento in cui Alberto Stasi va dai Carabinieri, dopo avere trovato Chiara in fondo alla scala. Ed è un interrogativo a cui il Pubblico Ministero e la Parte Civile danno una risposta a priori: « lui! Andiamo a cercare le prove». Non so se questa metodologia sia il frutto di un certo impianto culturale o venga dalla necessità di piegare le cose al caso concreto; sta di fatto che, sulla base di questa domanda: «Se non è lui chi? E allora è lui, andiamo a cercare le prove», io devo dire che provo un senso di paura. Sì, di paura signor giudice, perché se la giustizia penale è questa Dio ce ne scampi e liberi. Avvocato Giuseppe Colli ( ... ) Questa indagine è stata lacunosa e fin dal primo momento indirizzata solo su Alberto Stasi. L’approfondimento di altre ipotesi è stato del tutto trascurato. Ed è emblematico che siano stati trascurati elementi oggettivi: Primo elemento: a chi appartiene il Dna maschile, diverso da quello di Alberto Stasi, trovato sul dispenser del sapone presente nel bagno di casa Poggi? Perché questo mistero non è stato risolto? Secondo elemento: a chi appartiene la bicicletta nera da donna vista sul luogo del delitto tra le O9.00 e le 10.30 del 13 agosto? A Stasi è stata sequestrata una bici da uomo e di colore bordeaux. Quindi è falso e non è assolutamente condivisibile ciò che invece afferma il Pm: «Tutti gli elementi portano a escludere qualsiasi altra ipotesi che non sia quella che riconduca ad Alberto». Gli amici, la zia e le cugine gemelle Il Pm, sulla base delle deposizioni degli amici di Chiara: Marco P., Paolo S., Filippo C., Sonia F., Anna R., Francesca C., Maristella G. e altri; nonché dei familiari (la mamma e il papà), disegnano un profilo di Chiara Poggi sul quale tutti concordiamo: era una persona riservata, tranquilla, studiosa e abitudinaria. Soprattutto: Chiara aveva uno splendido rapporto con il fidanzato Alberto. Con lui si sentiva spesso al telefono, anche con messaggi e squilli di saluto. Con lui usciva tutti i fine settimana. L’accusa sostiene che l’unica stravaganza sarebbe individuabile «nell’intimità sessuale», in cui vi sarebbero atteggiamenti dovuti unicamente alle: «Negative influenze e capacità manipolatorie di Alberto, tali da forzarne la volontà». Il Pm pone anche l’accento su due particolari: l’amicizia con la vicina di casa Maristella, con la quale Chiara si incontrava quasi quotidianamente, e Stefania Cappa, la cugina frequentata quasi quotidianamente ma solo una quindicina di giorni prima dell’omicidio. Per quanto riguarda il carattere e la personalità di Alberto e Chiara, tutte le persone sentite li hanno definiti «ragazzi riservati e tranquilli. Hanno dichiarato di non averli mai visti litigare, né di conoscere una qualsivoglia rottura nell’armonia del loro rapporto, definito da tutti (compresi i genitori di entrambi), «un rapporto ottimo e felice». La mamma di Chiara disse al Pm: «Erano una bella coppia, una coppia che tutti i genitori vorrebbero. Andavano d’accordo, erano tutti e due molto studiosi, insomma si erano trovati. Erano tranquilli e non li ho mai visti litigare. Vorrei che i sospetti che voi avete su Alberto cadessero». Lui è stato descritto come un «serio, studioso», che non ha mai provato ad assumere droghe di qualsiasi genere o abusato di alcol. La ex fidanzata di Stasi: «Mai litigato» Particolarmente significative sono le dichiarazioni di Chiara G., con la quale Alberto è stato fidanzato alcuni anni: «Con Alberto, durante la nostra relazione sentimentale, durata ben tre anni, non ho mai litigato. Non abbiamo mai avuto screzi. Alberto durante la nostra relazione ha sempre rispettato le mie scelte, anche quella di non avere rapporti sessuali». E ancora: «Non l’ho mai visto agitato né tanto meno reagire a qualunque sopruso da parte di coetanei. Non è mai stato violento; non ha mai messo le mani addosso a chicchessia. Alberto non ha mai cercato di prevaricare le altre persone». La vita sessuale fra Alberto e Chiara Esistono alcuni aspetti riguardanti la vita sessuale e privata di Alberto e Chiara, per i quali non è emerso alcun segno di connessione con l’omicidio, ma che appare opportuno affrontare sempre con il massimo rispetto. In primo luogo il vibratore regalato da Alberto a Chiara, dopo il ritorno dalla vacanza studio in Inghilterra, era stato visto da Chiara quando a Londra aveva visitato insieme ad Alberto un sexy shop. Nulla di strano se Alberto, tornato da Londra, glielo ha regalato. Un regalo che Chiara ha gradito, tanto che lo custodiva gelosamente in camera da letto. Questo fa capire che Chiara, per quanto timida e riservata, non aveva il benché minimo risentimento a vivere la sessualità con Alberto in modo emancipato e disinibito. Ancora: Chiara in modo spontaneo e naturale confidava all’amica Sonia F. che Alberto le aveva comprato un completino intimo sexy e particolare, anche in questa circostanza Chiara era contenta e non ha manifestato alcun disgusto o qualsivoglia risentimento. Tant’è che non solo lo confidava all’amica con solare soddisfazione, ma custodiva regolarmente tale biancheria in camera da letto. l’amica Maristella a dichiarare che Chiara le aveva confidato l’abitudine e il desiderio di indossare capi intimi particolari con Alberto. Abiti succinti e sexy, in vista proprio dei suoi incontri con lui. C’era una indubbia propensione alla sessualità e un affiatamento con Alberto. Lo si evince dalla sua volontà di farsi fotografare e riprendere. Gesti che trovavano, da parte di Chiara, un inequivocabile compiacimento. Eppure l’accusa parla stranamente di «una capacità di Stasi di manipolare Chiara». La cartella con le pose sexy Nella cartella denominata ”La Tatina” (relazione del RIS del 12 dicembre 2007) vi sono diverse immagini in cui si vede Chiara Poggi mostrare il suo corpo e posare con evidente serenità e manifesta allegria. Al pari, è evidente la visione dei film amatoriali ormai noti per riscontrare come Chiara fosse felice, con visibile piacere e spiccata disinvoltura, basta guardarla, ed è assolutamente incompatibile con una persona forzata o oggetto di marcate insistenze, Chiara si mostra senza destare segno di pudore, di fastidio o segno di non voler fare quello che sta facendo. E ancora: sempre con riferimento alla pornografia amatoriale, nella cartella denominata ”Fotocell”, contenuta nell’allegato due - uno e due della relazione tecnica del Ris (12 dicembre 2007), ci sono fotografie fatte da Chiara con il telefono cellulare di Alberto, in cui Chiara fotografa varie parti del corpo di Alberto, non scendo nel dettaglio. I siti pornografici sul pc di Chiara A questo si aggiunge che l’allegato 05 3 della relazione informatica dei Consulenti sempre del Pm, intitolato: ”Intonet computer fisso Chiara” (e non computer portatile com’è stato detto poc’anzi dalla Parte Civile), ripeto: ”Computer fisso di Chiara”, contiene un rapporto denominato: ”Siti più visitati PC Chiara Ide Uno”; già dalle prime pagine si riscontrano migliaia di accessi a indirizzi pornografici, negli orari più strani, quando Alberto non era neanche in Italia. Non li elenco, ma comunque sono una grandissima quantità. Emergono quindi tratti relativi alla personalità di Chiara che, per quanto timida e riservata, non lesinava a mostrarsi con manifesta felicità e disinvoltura in pose erotiche e in atti inequivocabilmente pornografici, mostrando oggettivamente una riscontrabile contentezza e senza destare segno di pudore o di fastidio, ma di piacere e godimento anche sessuale nel farlo, circostanza assolutamente incompatibile con chi viene forzato o è stato oggetto di marcate insistenze o semplicemente si sente a disagio. Con tutta la delicatezza possibile, trattandosi di un aspetto così intimo di una persona scomparsa, sottolineo che questa Difesa è stata costretta ad affrontare l’argomento dopo le illazioni fatte su Alberto, anche dai Consulenti della Parte Civile, in recenti trasmissioni. Tali chiarimenti, oggi, appaiono doverosi per far comprendere, anche sotto questo profilo, l’assoluta infondatezza di quanto asserito dal Pm circa un’astratta ipotizzata capacità di Alberto di «manipolare Chiara», perché questo non si è mai verificato. Le incongruenze della famiglia Cappa Le argomentazioni del Pm riguardo le persone vicine a Chiara lasciano oggettive perplessità e non convincono. Il Pm trascura evidenti incongruenze nelle deposizioni delle cugine Stefania, Paola Cappa e della loro madre Poggi Maria Rosa (zia di Chiara). In particolare, per quanto riguarda quest’ultima, è vero che dopo le ore 10.00 del giorno 13 agosto vi sono scontrini e ricevute che confermano i suoi movimenti in Garlasco (banca, bar farmacia eccetera). Ma è altrettanto vero, e la questione assume importanza anche alla luce della ricostruzione dell’ora del decesso fatta dal Professor Avato (ovvero dalle 8,30 alle 12,30), che il Teste V G., ha visto transitare Maria Rosa Poggi con la sua auto nera in circonvallazione, direzione Pavia, proprio alle ore 8.30 di quella mattina. Mentre lei ha detto di essere stata a casa a quell’ora. Sappiamo bene che il teste V.G., non è un visionario. Anche lui, sentito il giorno 24 agosto 2007, come altri testi, ha visto transitare la donna. Papà Ermanno smentito dal ticket Il marito di Maria Rosa Poggi, Ermanno Cappa, ha dichiarato di essere stato a casa fino alle ore 09.00, confermando la presenza sia della moglie sia delle due figlie, ma il telepass - e basta andare a vedere il falcone n. 3, pagine 400, 401 e 402 - della sua autovettura, segna l’ingresso in autostrada al casello di Gropello Cairoli alle ore 8.34, quindi mezz’ora di scarto, segno che era fuori casa prima delle ore 8.30, segno che non poteva quindi fornire alcuna conferma su dove si trovassero la moglie e le figlie. Dov’era Stefania fra le 8,30 e le 9,30? Tali considerazioni rendono incerta anche la deposizione ch Stefania, su quanto dalla stessa fatto dalle ore 8.30 e le ore 9.30, se è vero che la telefonata all’amica è avvenuta alle ore 9.37. Non dimentichiamo che lo stesso Teste M.D.M.M. afferma di aver visto una ragazza, quanto meno simile a Stefania Cappa, su una bici nera da donna, avvistata da altri Testi davanti a casa di Chiara proprio tra le 09.00 e le 10.00. Lo conferma anche B. F. Eppure il Pm commenta: il Teste M.D.M.M. può anche essere stato suggestionato nel dire di avere visto Stefania, ma c’è un però: i dati oggettivi sui suoi movimenti nella mattina per la manutenzione della centralina dell’acqua e la deposizione del datore di lavoro e dei suoi familiari, nonché il tenore della telefonata fra il Teste stesso e il padre, confermano che lui dice la verità. Dunque la sua testimonianza meritava una più approfondita e logica riflessione da parte del Pm. Il silenzio del Pm sulla bici da donna Da questo punto di vista, sarà doveroso da parte nostra, contestare l’assoluto silenzio del Pm sulla presenza di una bicicletta nera - non l’abbiamo neanche sentita pronunciare - da donna davanti la casa di Chiara proprio tra le ore 09.10 e le ore 10.30, un ora perfettamente ricollegabile all’orario della morte di Chiara.